Stati Uniti. Insegnante a ritmo di jazz
Era il 2010 quando Stefano Marchese, armato solo di entusiasmo e spinto dalla passione per la musica jazz, lasciò l’Italia per solcare l’Atlantico, raggiungere gli Stati Uniti e stabilirsi nel quartiere italiano (North End) di Boston, grazie a una borsa di studio del Berklee College of Music. Un emigrante di ultima generazione, dunque, che oggi – a 29 anni e con una carriera da cantante e compositore ben avviata – porta ancora nel cuore tanta nostalgia delle proprie origini.
Nato e cresciuto a Pescara, quindi trasferitosi a Roma per frequentare l’Accademia d’arte Corrado Pani e laurearsi in lettere all’Università Roma Tre, Stefano Marchese vanta una formazione prestigiosa grazie a due maestri come Antonio Matarazzo (per il canto) e Anna Maria Tiberio (per la recitazione). Dopo aver lavorato con diverse band e per la televisione di Stato italiana (la Rai), alla fine Stefano non ha resistito al richiamo americano. «Sono arrivato a Boston in un freddissimo gennaio e l’impatto non è stato dei migliori – racconta il ragazzo –. Sapevo poco la lingua e non conoscevo nessuno. Poi però ho iniziato ad apprezzare la dimensione europea di questa città e le porte sempre aperte che essa riserva ai giovani talenti. Qui ho incontrato tanti connazionali, mi sono iscritto all’associazione Gizio, un punto di riferimento per tutti i giovani italiani emigrati nella città, e ho iniziato a frequentare la chiesa di San Leonardo, l’unica a Boston dove si celebra ancora la Messa nella nostra lingua». Fondatore, insieme a Sergio Prezioso, del primo club studentesco italiano Italians of Berklee, una volta conclusi gli studi al college Marchese ha deciso di concentrare tutte le energie sullo sviluppo della cultura italiana nel territorio che lo ha accolto.
Per questo si è impegnato a collaborare con la Dante Alighieri Society, l’Italian Heritage Month Society e il Consolato d’Italia a Boston. «Con il supporto del console Giuseppe Pastorelli, ho ideato Sounds of Italy, una rassegna di musica e musicisti italiani presenti a Boston lanciata lo scorso ottobre con una raccolta fondi al ristorante Gennaro’s. Obiettivo della manifestazione, che il 20 novembre partirà col primo concerto, è di promuovere la cultura italiana attraverso la musica».
Attento alle proprie radici, tanto da chiamare con questo nome il suo primo album da solista (uscito proprio quest’anno), Stefano Marchese ha portato le note anche nelle classi delle scuole italiane del quartiere North End di Boston: nel tempo libero il musicista cerca di insegnare la propria lingua d’origine con l’aiuto delle canzoni italiane più famose. «Credo fortemente che le radici siano una carta di identità, un luogo dove conserviamo i nostri valori, i ricordi più cari – spiega Stefano –. La cultura rappresenta per me un valore assoluto. In questo senso, è inevitabile che nella vita privata io parli in italiano, spesso anche in dialetto, mangi cibi italiani, pur non disdegnando quelli di altre culture, scriva e legga in italiano. E non è un caso se la mia identità si riflette anche sul versante professionale. La musica che scrivo, infatti, è una fusione di melodie mediterranee e armonie jazz americane».