Stati Uniti. L’ascesa delle donne trentine
«Nelle donne d’origine italiana che vivono a New York è avvenuto negli ultimi anni un cambiamento che è evidente soprattutto nella cultura e nei diversi livelli di istruzione. Il cambiamento è stato emblematico anche nella mia famiglia: mamma e papà sono nati a San Zenone di Tassullo, in Trentino. Giunta negli Stati Uniti, mia madre ha lavorato senza conoscere l’inglese; io ho potuto studiare e diventare maestra e le mie figlie sono laureate: Louise è radiologa all’ospedale Long Island Jews di New York e Lora insegna all’Università di Berlino in Germania».
A parlare è Rosemary Viola, nata a New York, figlia di trentini emigrati negli Stati Uniti all’inizio del Novecento (padre e nonno dapprima minatori nel West Virginia, in seguito occupati nelle grandi costruzioni di New York City). Rosemary sottolinea i mutamenti avvenuti nel corso degli anni tra le donne d’origine trentina. «Oggi le nostre giovani occupano posti di responsabilità nelle aziende o svolgono professioni prestigiose, spostandosi anche in vari Paesi nel mondo. Le nostre mamme, invece, non conoscevano l’inglese: i miei genitori non sono mai andati a parlare con gli insegnanti. L’unica volta che la mamma è entrata nella mia scuola è stato per assistere alla graduation. Non sapeva di avere una figlia che faceva bene a scuola e ne rimase del tutto sorpresa».
Rosemary è consultrice dell’emigrazione presso la Provincia autonoma di Trento e da vent’anni fa parte del Circolo trentino di New York, che proprio quest’anno ha festeggiato i cinquant’anni di vita e attività. Per questo nello scorso aprile si è svolta a New York una commemorazione collettiva, festeggiata con un grande pic-nic all’aperto e la celebrazione della santa Messa, cui tutte le famiglie sono state invitate. A ottobre è stato organizzato per tutti i trentino-americani un viaggio in nave fino a Venezia, e poi, da lì, si è raggiunta Roma, per ritrovarsi infine tra i monti del Trentino incontrando i parenti.
La comunità trentina di New York ha radici antiche, che affondano nella storia americana. Espatriati a fine Ottocento per lavorare nelle miniere di Wyoming, Colorado, Ohio e West Virginia, gli uomini si sono in gran parte trasferiti poi con le famiglie nella grande città all’inizio degli anni Trenta, quando la Depressione aveva fatto crollare i mercati, scendere a picco i profitti e chiudere aziende e miniere. In quegli anni la disoccupazione negli States era arrivata a colpire fino a 16 milioni di persone. «Nella comunità nordamericana d’origine trentina – spiega Rosemary – i valori della vita sono rimasti nel tempo gli stessi: amore per la famiglia, forte religiosità, fede, aiuto reciproco. È difficile vedere coppie unite ma non sposate, separazioni o divorzi, tra i giovani non c’è uso di droga né criminalità… Siamo ancora gli stessi, forse più rigidi dei trentini in Italia. Ci dedichiamo con passione alle attività del nostro circolo in cui ritroviamo le radici. Purtroppo – conclude Rosemary – i giovani non sono molto attivi nel circolo. E questo ci dispiace». Ma non c’è spazio per la tristezza: Rosemary Viola e tutta la comunità d’origine italiana di New York festeggiano orgogliosi l’italoamericano Bill De Blasio, eletto a grande maggioranza sindaco di New York.