Tre parroci operai del Vangelo

L’opera di evangelizzazione di padre John Tino, monsignor Andrew Vaccari e padre Kenneth Grande: messaggi pratici, concreti ed essenziali, utili per un’autentica vita cristiana.
11 Ottobre 2011 | di

Oggi si parla molto di evangelizzare la società, cioè di predicare alle persone il Vangelo, ovvero il lieto annuncio della salvezza portata da Cristo. Quella salvezza che non è tanto un pacchetto di idee o di nozioni, ma ciò che Dio ha fatto davvero per noi.
Padre John Tino
Conosciuto tra gli italiani come padre Giovanni, padre Tino è stato ordinato sacerdote il 2 giugno 2001. Dopo aver lavorato come vicario parrocchiale nella chiesa di Santa Giovanna D’Arco, nel Queens, e nella chiesa di Santa Rosalia-Regina Pacis, a Brooklyn, padre Tino è attualmente parroco della chiesa di San Domenico, a Brooklyn. Nato a White Plains (New York), ha vissuto ad Argusto (Catanzaro), in Calabria, fino all’età di 18 anni. Rientrato negli Stati Uniti, ha studiato Economia e commercio all’Università di New York, e poi Filosofia e teologia alla Pontificia Università Lateranense di Roma mentre prestava servizio al santuario della Madonna del Divino Amore. Dopo aver conseguito la licenza in Teologia presso l’Università francescana di Steubenville, nell’Ohio, ha terminato i suoi studi al Seminario dell’Immacolata Concezione di Huntington (New York). Inoltre ha lavorato per un anno a Radio Maria come conduttore di programmi per giovani.
«Padre Tino manifesta la sua fede in Dio con una teologia ben radicata, che si coniuga con la preghiera. Per lui, Dio non è qualcuno “di cui” parliamo, ma qualcuno “con cui” parliamo – dice Caterina Lionetti, attiva nella chiesa di San Domenico come lettrice e ministro dell’Eucaristia da oltre trent’anni –. Sono convinta che, oggi più che mai, la gente cerchi preti che abbiano una vita umana e spirituale veramente densa. E per renderla tale, è necessario pregare, pensare più all’anima che agli interessi materiali, avere un dialogo aperto, intimo e continuo, con Dio. E, in questo, padre Tino è un esempio illuminato».
Altri due ministri dell’Eucaristia della chiesa di San Domenico, aggiungono che padre Tino parla sovente ai fedeli dell’attuale crisi di spiritualità, e cerca di affrontarla con iniziative liturgiche comunitarie come la recita quotidiana del santo rosario, le novene alla Madonna e ai Santi, l’adorazione eucaristica in tre lingue, che si svolge più volte ogni settimana, e con la partecipazione frequente ai sacramenti, soprattutto alla confessione.
Per Vito Settineri, nato a Palermo e membro della San Domenico da quando la chiesa fu fondata, nel 1972, padre Tino è un punto di riferimento per la sua grande dedizione. «Per padre Tino – dice Settineri – la domenica non è un obbligo noioso, o una specie di parentesi, e neppure un metro per giudicare il livello della religiosità della gente. Per lui la domenica è il giorno del Signore, che ci ricorda con la sua resurrezione; è il giorno consacrato a Dio; è il giorno della comunità cristiana per eccellenza».
«La prima dote di un predicatore è la santità della vita – concludono Vito e Dina Sale, due ministri dell’Eucaristia di Mola di Bari –, e padre Tino ha proprio questa dote: è un uomo convinto, che vive le cose che insegna».
Monsignor Andrew Vaccari
Oriundo italiano da parte di padre, e tedesco da parte di madre, monsignor Andrew Vaccari vanta una ricca esperienza pastorale: studente nella parrocchia di Our Lady of Sorrow, a Corona, nel Queens, è stato ordinato sacerdote dal vescovo Francis Mugavero; ha insegnato presso la Mary Louis Academy di Jamaica Estates, ha prestato la sua opera pastorale nelle parrocchie di St. Fidelis, a College Point, e di Queen of All Saints, a Fort Greene. È stato nominato cancelliere della diocesi di Brooklyn, e scelto come direttore spirituale del Movimento Pro Sanctitate. Da qualche anno è parroco della chiesa di Santa Maria Madre di Gesù, a Bensonhurst. I professori Paolo e Giuseppina Valenti, Carmine Lengua ed Elisea Bellantuomo, che lavorano assieme a lui, a servizio della comunità italiana, hanno messo in risalto alcuni tratti della sua personalità.
«Travolti, come siamo oggi, da una vita frenetica, manca il tempo per il silenzio, l’adorazione, la riflessione
– osservano i coniugi Valenti, originari di Castellammare del Golfo (Trapani) –. In molte persone c’è la tendenza a interpretare la vita religiosa esclusivamente come un insieme di atti di culto e di doveri morali. Dobbiamo offrire, invece, tutto il nostro essere, come spazio alla fede, permettendo cioè che la fede si collochi al centro del nostro spirito, e che guidi tutta la nostra vita. Questa, soprattutto, è l’impressione che abbiamo, quando pensiamo a monsignor Vaccari».
Carmine Lengua ha sempre apprezzato monsignor Vaccari per il suo impegno nella promozione dell’unità familiare tra i suoi parrocchiani. «Come parroco ci tiene tantissimo a visitare le famiglie, che sono il santuario domestico della chiesa – sottolinea Lengua –, anzi sono una vera e propria chiesa domestica nella quale fioriscono le vocazioni religiose, e si prepara il futuro del mondo».
«Nei suoi incontri e nelle sue parole, monsignor Vaccari invita le famiglie ad arginare l’edonismo distruttivo del nostro tempo, che estingue la vita, sollecitandole ad essere fonte di energia pulsante di generosità, equilibrio e dedizione per il bene comune».
Le tradizioni portate dall’Italia negli Stati Uniti, costituiscono una grande fetta della pietà popolare praticata nella chiesa di monsignor Vaccari, che fa tutto il possibile per promuoverle e tutelarle. «Sia che si tratti delle feste di San Giuseppe, Santa Lucia, San Gerardo, Sant’Antonio, Padre Pio, Santa Rita, o della Madonna di Pompei, o, ancora, di vari pellegrinaggi, anche fuori New York, o di altre manifestazioni comunitarie come la Via Crucis, il Venerdì Santo, i gala primaverili e autunnali, monsignor Vaccari è sempre presente ed è disposto a guidarci e ad aiutarci», riferisce Elisea Bellantuomo, originaria di Tocco Casauria (Pescara), e coordinatrice dell’apostolato italiano presso la chiesa di Santa Maria.
«È una gioia vedere un sacerdote come lui che sa donare amicizia, che sa ascoltare, capire e condividere le nostre iniziative, i nostri problemi, e, soprattutto, che ci vuole bene».
Padre Kenneth Grande
Responsabile della nuova chiesa della Divina Misericordia, a Brooklyn, formata da tre parrocchie – San Francesco di Paola, San Nicola e Santa Cecilia – padre Grande ha radici italiane e irlandesi. Ha svolto il suo apostolato con vari gruppi etnici presenti nella diocesi, e si è sempre impegnato ad aggregare i fedeli, a insegnare la fede cristiana, e a organizzare eventi sociali a beneficio dei giovani in cerca di una presenza spirituale nella loro vita.
«Per padre Grande, la solidarietà umana è qualcosa di più forte del semplice slogan: “vivere e lascia vivere” – riconosce James Glynn, un bancario in pensione, ora volontario a tempo pieno presso la chiesa della Divina Misericordia –. Questa solidarietà nasce dal fatto che tutti i battezzati sono fratelli».
Sottolineando il concetto in base al quale siamo tutti legati a una sorte comune, Marie Petito, membro del Coro di Santa Cecilia, sostiene che una parrocchia riflette la situazione odierna delle diocesi e del mondo: siamo tutti sulla stessa barca, ormai simili per costumi, ma navighiamo in un mare molto agitato. «Se non vogliamo andare incontro a gravi disastri, la regola da osservare è questa: “superiamo quello che ci divide, e valorizziamo ciò che ci unisce”. E quello che ci unisce è il bisogno di Dio!».
«È consolante sapere che persone come padre Grande, esercitano il loro ufficio pastorale con l’energia ricevuta da Dio, senza mai perdere il coraggio e la determinazione di fronte alle difficoltà – confida Joanne Gaeta, della parrocchia di San Nicola, che conosce padre Grande da tanti anni –. Come lui, anche noi parrocchiani siamo beneficiari dell’amore di Dio, e sappiamo che Dio veglia sempre su di noi».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017