Alimentazione. Non è colpa dei bambini
Siamo davvero ciò che mangiamo? Se un Paese dovesse misurare il proprio grado di civiltà sulla base delle abitudini alimentari della popolazione, in Italia, teniamoci ben saldi, non ci sarebbe davvero da stare allegri. Sempre più spesso mangiamo male, di corsa, dove capita, sapendo che non ci sarà tempo per una passeggiata e nemmeno per un po’ di esercizi in palestra. La vita di tutti i giorni ci costringe a ritmi frenetici, anche a tavola, dove un tempo ci si poteva rilassare, magari dedicandosi alla conversazione o a piacevoli momenti in allegria.
In fatto di alimentazione ci stiamo, purtroppo, sempre più avvicinando a modelli americani.
Un’alimentazione sana e sicura
Nelle nostre cucine superaccessoriate, riempiamo il frigo di tanti, troppi alimenti già pronti, basta che siano veloci da cucinare e gustosi. Troppo spesso non ci preoccupiamo che essi siano anche sani e sicuri.
Per la nostra società «il tempo è denaro» quando si parla di lavoro, impegni, appuntamenti, e non si riesce a trovare mezz’ora – tanto ci vuole –, per cucinare una semplice pasta.
Andiamo a vedere i dati. Partiamo dall’America: qui oltre il 60 per cento della popolazione è in sovrappeso, mentre il 20 per cento degli adulti e il 15 per cento dei bambini soffre di obesità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce «una vera e propria epidemia».
Non va meglio nel vecchio continente dove, come ha dichiarato Markos Kyprianou, commissario europeo per la salute «l’obesità è in aumento soprattutto tra i bambini. Ogni anno nell’Unione europea più di 400 mila bambini cominciano a soffrire di problemi di sovrappeso e obesità. Si calcola che nel 2010 saranno 15 milioni, vale a dire 1 su 10».
Per i governi europei l’obesità dei più piccoli costituisce una delle sfide più pressanti per il comparto della salute pubblica. E in Italia? Circa 4,5 milioni di persone, vale a dire nove ogni cento, sono obese. Su cento italiani con più di 18 anni, 44 hanno problemi con la bilancia. Un dato in aumento tra gli anziani e tra i giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 44 anni, che si riflette pari pari sulla popolazione più giovane.
Uno stile di vita troppo sedentario?
«Secondo una recente indagine Istat, in Italia ci sarebbe un 20 per cento di bambini e adolescenti in sovrappeso e un 4 per cento di piccoli obesi. Il problema interessa soprattutto la fascia di età compresa tra i 6 e i 13 anni e “predilige” i maschi – afferma Maria Antonia Fusco, primario ospedaliero di Dietologia e nutrizione clinica dell’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma –. Tra le cattive abitudini più comuni la sedentarietà, la cosiddetta “tivù che ingrassa”. I bambini mi raccontano di ore e ore passate davanti alla televisione con videocassette e videogiochi, sgranocchiando patatine fritte e snack di vario tipo. Studi epidemiologici hanno evidenziato come tre quarti dei ragazzi trascorra più di due ore al giorno davanti alla tivù, mentre solo il 50 per cento degli adolescenti pratica uno sport con regolarità. Senza contare che i nostri figli non giocano più all’aperto, non pattinano, non fanno nemmeno un giro in bici o una semplice passeggiata».
Da alcune ricerche sugli adolescenti, emerge una correlazione significativa tra quantità del tempo trascorso davanti al piccolo schermo ed eccesso ponderale: su 600 ragazzi (età media 12,4 anni), il 43,2 per cento mangia qualcosa davanti alla tv nel pomeriggio, il 28,1 per cento la sera, dopo cena. I bambini più piccoli, prediligono i dolci, mentre i preadolescenti amano i panini, le focacce, i crackers e le patatine.
«Mangiare meccanicamente davanti al video è il modo migliore per riempirsi di cibo senza accorgersene – prosegue la professoressa Fusco –. Un altro errore è non mangiare al mattino. Potrà sembrare strano, ma i bambini che saltano la colazione rischiano di ingrassare quattro volte più degli altri. Questo perché partono da un debito calorico che tendono a riempire, in eccesso, durante la giornata. Tra gli errori più comuni, mangiare poca frutta e verdura e consumare pesce, carne e legumi solo in maniera saltuaria. Sul banco degli imputati anche la pubblicità. I due terzi degli spot mettono in vetrina il cibo, di tutti i tipi, ovviamente di facile consumo e di altrettanto facile preparazione. È importante abituare i bambini ad apprezzare ogni sorta di alimento».
I progetti innovativi
Cosa non facile, se si considera che i ragazzi nel corso della loro vita attraversano più di un periodo critico nei confronti del cibo: la cosiddetta fase del «non mi piace».
«Durante la pubertà o l’adolescenza, per esempio, l’accettare o il rifiutare un cibo può rispecchiare una moda, un atteggiamento di gruppo – insiste la nutrizionista –. Quando addirittura non diventa un ricatto nei confronti dei genitori, un modo per esprimere ansie e frustrazioni».
Che cosa fare, allora, per correggere le cattive abitudini e gli stili di vita sbagliati che possono avere gravi conseguenze (come diabete e malattie vascolari) sulle future generazioni?
Un segnale positivo arriva dal mondo della scuola. Sono numerosi i progetti avviati per abituare i piccoli a mangiare frutta e verdura. Un esempio? Coltivare un albero da frutto o un orto nel giardino dell’istituto scolastico.
Il ministero della Pubblica istruzione ha varato il Piano triennale per il benessere dello studente 2007-2010 nel quale vengono indicate le iniziative per la prevenzione di obesità e disturbi dell’alimentazione (anoressia e bulimia) già dai banchi di scuola. Il progetto si occupa anche di educazione al movimento e all’essere sportivi «consapevoli e non violenti».
Prima dei progetti vengono, però, le regole che devono essere date dai genitori.
Secondo i medici pediatri della Società italiana di nutrizione pediatrica, l’alimentazione ottimale è costituita da un’adeguata quantità di carboidrati, accompagnati da abbondanti porzioni di frutta e verdura (da consumarsi preferibilmente crude per preservarne le qualità nutrizionali), pesce e carni bianche. È necessario limitare il consumo di grassi e sale e suddividere il cibo in tre pasti principali più due spuntini.
I bambini obesi, di solito, trascurano queste norme e assumono cibi troppo grassi, in quantità eccessive e in orari sbagliati. Il trattamento dell’obesità, inoltre, deve essere individualizzato. Ogni bambino deve poter scegliere il cibo che preferisce, nel rispetto di un’alimentazione corretta. È importante che non viva la dieta ipocalorica come un’imposizione.
Tra i consigli spiccioli, inoltre, mai abbinare la pasta al pane nello stesso pasto, cominciare a ridurre le porzioni di almeno il 30 per cento, evitare le bevande gassate.
Riabituarsi ai gusti
Per invertire davvero la rotta bisogna però cambiare gli stili di vita. Oggi per preparare un pasto basta aprire una busta e versarla in padella. Può andar bene qualche volta; peccato sia diventata un’altra delle cattive abitudini da eliminare.
«Così si “uccide” il gusto e, prima ancora, si dimenticano le tradizioni. Ai bambini vengono offerti sapori monocromatici, ripetitivi, sempre uguali – prosegue Maria Antonia Fusco –. Non li si abitua sin da piccoli alla varietà dei cibi. E invece se un particolare gusto non viene conosciuto sin dall’infanzia, non può entrare a far parte della propria “memoria” gustativa. Quando un adulto sente il profumo di un arrosto, ne ricorda immediatamente anche il sapore. Generazioni che non hanno l’esperienza di gusti e profumi culinari potranno al massimo definire gradevole ciò che il proprio naso sente, ma molto spesso la reazione sarà di cautela se non di netto rifiuto, soprattutto tra i più giovani».
Il ruolo dei genitori
Ma allora i genitori che cosa devono fare? È importante che non si stanchino mai di proporre assaggi di cibi anche non graditi. Insegnare a cogliere e apprezzare le diverse sfumature dei sapori è considerato un elemento di prevenzione. Il gusto condiziona la possibilità di seguire nel tempo, con tranquillità e piacere, una nutrizione varia, completa ed equilibrata.
Impariamo dunque a scegliere, senza farci condizionare dalla varietà, spesso eccessiva, di proposte. A tavola, ma anche al supermercato. Costruiamo da soli il nostro «carrello intelligente». Avendo il coraggio di lasciare sugli scaffali le confezioni che non recano etichette chiaramente leggibili o che, quando ci sono, indicano che quel determinato alimento contiene ingredienti nocivi per la nostra salute. Soddisfare il palato migliora indubbiamente l’umore. Ma non basta.
Torniamo, allora, a scoprire il piacere del «gusto» e dei cibi realizzati con le nostre mani, cercando di coniugarli con un’adeguata attenzione alla salute. E magari facciamolo insieme ai nostri figli, ai nostri genitori, agli amici. Sarà anche un’occasione per riscoprire il piacere del mangiare in compagnia. Ai figli, in fondo, insegniamo ciò che sappiamo fare e, prima di tutto, scegliere.
notes
I dieci consigli degli esperti
– Bevi ogni giorno acqua in abbondanza;
– A tavola varia le tue scelte;
– Fai sempre una sana prima colazione ed evita di saltare i pasti;
– Consuma almeno 2 porzioni di frutta e 2 porzioni di verdura ogni giorno;
– In una dieta equilibrata i cereali (pane, pasta, riso) devono essere consumati quotidianamente;
– Mangia pesce almeno 2 volte alla settimana (fresco o surgelato);
– Ricordati che i legumi forniscono proteine di buona qualità e fibre;
– Limita il consumo di grassi, soprattutto quelli di origine animale, privilegiando l’olio extravergine di oliva;
– Non eccedere nel consumo di sale;
– Limita il consumo di dolci e di bevande caloriche nel corso della giornata;
E soprattutto...
Evita le diete «fai da te» e rivolgiti sempre al tuo medico di fiducia.
Fonte: ministero della Salute
libri
Attraverso un viaggio fantastico, il dodicenne Tommi conduce i lettori alla scoperta dei cibi, dell’importanza dello sport e del rapporto tra alimentazione e salute.
a tavola con la Compagnia delle Orecchie Volanti
di Bianca Bianchini, edizioni Pintore Torino, euro 20,00
Prima colazione, pasta, carne, alimenti biologici e verdure presentati in modo divertente, con parole semplici, giochi, disegni e schede «vietate ai minori» per insegnanti e genitori.
Mangiocosa? L’alimentazione spiegata ai bambini
di Monica Colli, Rossana Colli, Sofia Gallo, edizioni La Scuola, euro 14,00
Il pedagogista
Mamma, fammi crescere
Il cibo è un «falso problema». Le radici di tanti disturbi alimentari sono altre e vanno ricercate, molto spesso, nella scarsa autonomia che le madri, più che i padri, lasciano ai figli anche nelle scelte alimentari. Ne è convinto Ezio Aceti, psicologo ed educatore, consulente psicopedagogico del Comune di Milano, direttore del Consultorio familiare di Erba (Como) e supervisore scientifico del centro socioeducativo di Concorezzo (Milano).
Msa. Cattive abitudini alimentari:tutta colpa delle mamme?
Aceti. Le mamme giocano un ruolo chiave soprattutto quando i bambini sono piccoli. Ovviamente la scelta ricade su ciò che ritengono buono e sano per il proprio figlio. Purtroppo, dopo i 4-5 anni, la mamma tende a sostituirsi al bambino, a non lasciarlo scegliere, a non lavorare sulla sua autonomia. Sia chiaro, sto dalla parte delle madri. Educare è un lavoro enorme perché richiede di cambiare costantemente il modo di vedere i nostri figli. Solo che dobbiamo prenderci cura di loro «facendoci da parte», aiutandoli a staccarsi da noi per farli finalmente crescere.
Cosa non fare e cosa non dire?
Il primo pensiero di una mamma è che il figlio mangi. Allora non chiediamogli mai: «Cosa vuoi per cena?». Proponiamogli, invece, due o tre cibi, poi via via altri, e facciamo decidere lui. Oggi mangerà quello che avrà scelto, stasera una delle alternative che gli abbiamo proposto. Lo stesso suggerimento vale per gli altri campi educativi. Prima del cibo vengono momenti importanti come il gioco, le relazioni con gli altri, la scuola, in un viaggio di crescita che porterà il bambino a scoprire il senso della propria vita.
All’appello mancano i papà…
È questo il loro momento. Con preadolescenti e adolescenti sono i padri che devono dare, non dettare, le regole sottoscrivendo con i figli una sorta di contratto educativo. Il papà non dovrà dire: «Prepara la tavola!», ma sarà chiamato a responsabilizzare il figlio indicandogli alcuni compiti (ne basterebbero quattro-cinque), da svolgere in casa. Sarà il ragazzo a scegliere. Al papà basterà controllarlo per una settimana. In questo modo, autorevole e non autoritario, il figlio apprenderà uno stile di vita. Per fare i genitori occorrono pazienza, speranza e ottimismo. Ma chi ha ragione? Entrambi: educare è un viaggio di scoperta per genitori e figli. Sarebbe davvero un peccato rinunciarvi.