Italia e Tunisia: il cinema che unisce
Non solo meta vacanziera con spiagge dorate e camere vista mare. Gli italiani in Tunisia risiedono da lungo tempo, prima della colonizzazione francese. Negli anni Sessanta erano 120 mila e aiutarono il Paese a dotarsi di infrastrutture.
Oggi i connazionali costituiscono una piccola comunità, concentrata nella capitale: tra i nuovi residenti, oltre a imprenditori, troviamo pensionati attratti dal minor costo della vita e dalla defiscalizzazione.
Ma c’è un altro legame tra i due Paesi: il cinema. I film tunisini partecipano ai festival europei e a quelli africani, come durante le Journées Cinématographiques de Carthage, vetrina per gli autori panafricani e panarabi. E poi c’è La plus belle italienne de Tunis, Claudia Cardinale, nata a Tunisi da genitori siciliani. Nel 1994, da produttore, Mohamed Challouf le ha dedicato un lusinghiero documentario.
Incontriamo il cineasta alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, al termine della proiezione di Les Baliseurs du désert (nella sezione Venezia classici) alla presenza del regista Nacer Khemir. «Si tratta del primo film tunisino – afferma Challouf, consigliere artistico della nascente Cinémathèque Tunisienne – restaurato dalla Cinematek».
Il restauro del film, ambientato nel Sahara, ha riguardato soprattutto la fotografia, mentre rimane da completare la rimasterizzazione del sonoro. Il recupero del patrimonio cinematografico tunisino è un’operazione complessa per la cattiva conservazione dei supporti e il deterioramento subìto. Il salvataggio ha preso avvio dall’opera prima di Khemir, dotata d’una narrazione simbolica con spunti da Le mille e una notte.
«È uno dei libri più tradotti al mondo – commenta il regista del film del 1984 – e ha alimentato l’immaginario universale. Viviamo in un mondo bisognoso di storie; in questo senso il cinema è in continuità con le antiche novelle orientali. Il Medioriente non racconta più niente e questo spiega il passaggio alla violenza».
Quali sono i registi italiani che più vi hanno influenzato? «Pasolini, la sua attitudine poetica e il rapporto mito-realtà» spiega Khemir. Aggiunge il collega: «Ho potuto frequentare da giovane la Federazione tunisina dei cineclub e quella dei cineasti amatori a Sousse: mi hanno dato la possibilità di conoscere il cinema neorealista, quello di Rossellini, Fellini. Le sale erano aperte alla cinematografia italiana, ma anche a quella internazionale. Oggi le sale in funzione sono poche e, per lo più, proiettano opere commerciali».
La Tunisia è stata set di film italiani. «Attualmente anche noi giriamo in Tunisia. In questo periodo sto lavorando alla postproduzione di un girato su due livelli: una storia di antifascisti italiani e di comunisti tunisini. Gli italiani usufruiscono di intermediari che accolgono le troupe con le autorizzazioni, sebbene molti preferiscano il Marocco. Di recente è stato girato Baaria. Zeffirelli amava girare in Tunisia. Anche Rossellini ha girato due film a Hergla, oggi sede del festival Rencontres cinématographiques».
Cosa pensate delle migrazioni? «Il problema è il Mediterraneo – commenta Khemir, di cui a breve uscirà il nuovo film Les rumeurs du sable –, diventato un mare per morire. Il divario tra il futuro dei giovani sulla riva nord e sud è enorme: quelli del sud non possono viaggiare e aprire le loro menti. L’altro, allora, diventerà completamente uno sconosciuto, un nemico.
Nel Baliseurs questo dolore è esplicito. Trentatré anni fa l’ho girato per esprimere quello che stiamo vivendo: è molto grave uccidere un uomo, ancora più grave colpire una civiltà perché è una condanna per l’avvenire». «La politica – conclude Challouf – ha rovinato l’Italia. Non riconosco più quel Paese che mi ha accolto quasi quarant’anni fa».