26 Marzo 2014

Lettere al direttore

«Angela è un miracolo di sant’Antonio»

«Gentile direttore, il 6 febbraio 2011 ho partecipato con mio marito alla santa Messa in Basilica: era la Giornata della vita e il sacerdote benedisse tutte le coppie presenti perché potessero ricevere l’aiuto di Dio tramite sant’Antonio, per la vita che si portava in grembo o che si desiderava ma non arrivava. C’erano centinaia di coppie che pregavano intensamente. Noi eravamo là perché il giorno prima avevo fatto un’ecografia: un mioma vicino alla camera gestazionale comprometteva il proseguimento della vita che stava sbocciando. Eravamo disperati: avevo già avuto due aborti spontanei e non avevamo il coraggio di sperare nemmeno questa volta... Ma dopo aver partecipato a quella Messa una certa serenità si fece forza nel mio cuore e iniziai ad affrontare la gravidanza con un animo diverso. Nelle visite di routine, i medici non mi davano molte speranze: cresceva la vita ma anche il mioma. Alla ventesima settimana il mioma non si vedeva più e la gravidanza proseguì bene fino alla ventisettesima settimana, quando nacque la nostra Angela! Pesava 955 grammi. I primi giorni furono critici, ma poi le sue condizioni, nei due mesi di ricovero, migliorarono. Ora sta bene e a giugno compirà 3 anni! Quando faccio i controlli sanitari non manco di rendermi conto – e me lo dicono anche i dottori – di quanto siamo stati fortunati ad averla qui e sana. Comunque per noi il merito è di sant’Antonio. Sì, perché tramite lui mi sono arrivati gli aiuti giusti. Penso al personale, medico e non, dell’ambulatorio per le gravidanze a rischio e a quello di Patologia neonatale di Padova. Penso anche alle molte persone che ci sono state vicine con la preghiera. Voglio dire a chi sta vivendo questi problemi di non disperare mai, perché sant’Antonio vede e provvede.



Infine: Angela secondo i calcoli doveva nascere il 19 settembre, il secondo anniversario dell’uccisione di don Ruggero Ruvoletto, sacerdote missionario della diocesi di Padova in Brasile. Penso di aver ricevuto un aiuto anche da lui».

E-mail firmata

 

Cara mamma, grazie per la tua condivisione. L’e-mail era titolata Ringraziamento per miracolo ricevuto, e davvero dobbiamo lodare il Signore per i prodigi che compie tra noi, anche con l’intercessione di sant’Antonio. Il Santo continui a proteggere la vostra famiglia, e a farvi arrivare «gli aiuti giusti» per la vita!

 



Le donne e il servizio all’altare

«Caro direttore, qualche giorno fa ho assistito a una santa Messa in una piccola parrocchia dell’hinterland della mia città. I chierichetti erano vestiti con tanto di cotta e talare rossa. E io, che appartengo a una parrocchia dove servono all’altare per la maggioranza chierichette femmine, avevo i brividi di gioia. Sono tornato bambino. Non solo: il sacerdote non ha usufruito di laici per la distribuzione dell’eucaristia. Un evidente retaggio della “parità dei sessi sessantottina”: per le ragazzine entrare nello spazio dell’altare ha assunto un significato di rivincita storica, in attesa delle tanto auspicate “donne prete”…».

Lettera firmata

 

Gentile lettore, capisco la sua gioia: è un sentimento che proviamo risentendo un gusto che appartiene al passato e che nemmeno ricordavamo più, o trovandoci in una situazione che ci fa rivivere le stesse sensazioni della fanciullezza. Ciò detto, tuttavia, mi sento di prendere le distanze da qualsiasi forzatura sulla questione che pone. Non credo si possa imputare alle bambine chierichette o, come più correttamente vanno chiamate, ministranti, alcuna «rivincita storica sessantottina», né il loro prezioso servizio va nella direzione delle «donne prete», chiunque le auspichi. La questione è pastorale, tant’è che il documento ecclesiale di riferimento, cioè l’istruzione Redemptionis sacramentum del 2004 – il cui eloquente sottotitolo è Su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la santissima eucaristia – quando parla dei ministranti conclude: «A tale servizio dell’altare si possono ammettere fanciulle o donne a giudizio del Vescovo diocesano e nel rispetto delle norme stabilite». Poco oltre si segnala che, «laddove la necessità lo richieda, i ministri straordinari possono, a norma del diritto, aiutare il sacerdote» nella distribuzione della comunione. Questo documento fu uno degli ultimi approvati da Giovanni Paolo II prima della sua dipartita, e proprio Wojtyla fu il primo Papa a celebrare Messa assistito da ministranti bambine, nel 1995.



Del resto, come sottolinea il bell’articolo di Luigi Accattoli pubblicato in questo numero della rivista, Giovanni Paolo II è stato un grande cantore del genio femminile. Anche papa Francesco si è espresso in merito, di ritorno dall’ultima Gmg, quando ha affermato che il contributo della donna alla vita della Chiesa «non si può limitare al fatto che faccia la chierichetta o la presidentessa della Caritas, la catechista… No! Deve essere di più, ma profondamente di più (…). Con riferimento all’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e dice: “No”. L’ha detto Giovanni Paolo II, ma con una formulazione definitiva. (…) Maria era più importante degli apostoli, dei vescovi e dei diaconi e dei preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come, è quello che dobbiamo cercare di esplicitare meglio».


 



Anziani e l’autostima che manca

«Gentile direttore, sono preoccupata per mio papà, che ha 69 anni. Circa due mesi fa ha subìto un furto: gli hanno forzato l’auto e rubato il borsello che aveva nascosto sotto il sedile, con dentro il taccuino e i documenti. Il danno materiale non è stato grande, ma da quel momento è come se si fosse sentito improvvisamente vecchio, raggirabile. Anche i nipotini si sono accorti che il nonno “è triste”. Come fare per ridargli autostima?».

Lucia

 

Cara Lucia, lo dicono pure gli scienziati (non ultimi quelli della Concordia University di Montreal): l’autostima, specie tra gli anziani, è garanzia di buona salute, perché favorisce l’attività di corpo e spirito e tiene lontano lo stress. Guai, dunque, a perderla di vista, specie a seguito di un banale furto che, diciamocelo, poteva capitare proprio a tutti. Alzi la mano chi non si è sentito almeno una volta impotente e indifeso.



Se tuo papà, complice una sfortunata vicenda, ha perso il sorriso addirittura davanti ai nipotini, però, vuol dire che è giunta l’ora di correre ai ripari! Prima cosa da fare, a mio avviso, è togliergli dalla testa l’equazione «anziano = inutile». È indispensabile, invece, che si senta parte integrante del nucleo familiare allargato, che venga coinvolto e, perché no?, responsabilizzato nel quotidiano. Lascio la conclusione di questa lettera alle parole di papa Francesco che, in fatto di anziani e gioventù, ha dimostrato di avere le idee molto chiare. «Ogni volta che cerchiamo di leggere nella realtà attuale i segni dei tempi, è opportuno ascoltare i giovani e gli anziani – precisa il Pontefice nella Evangelii Gaudium –. Entrambi sono la speranza dei popoli. Gli anziani apportano la memoria e la saggezza dell’esperienza, che invita a non ripetere stupidamente gli stessi errori del passato. I giovani ci chiamano a risvegliare e accrescere la speranza, perché portano in sé le nuove tendenze dell’umanità e ci aprono al futuro».







FRANCESCANI PER L'ECOLOGIA



Nel sito www.francis35.org è a disposizione Francescani per l’ecologia, un testo curato dalla Commissione interfrancescana Giustizia, pace e integrità del creato. Nel trentacinquesimo della proclamazione di san Francesco «patrono celeste dei cultori dell’ecologia» (1979), viene esplorata una grande eredità in grado di suscitare una corrispondente responsabilità. La causa ecologica è oggi particolarmente urgente, e vede in prima linea le famiglie francescane e i molti ammiratori del santo di Assisi.







Lettera del mese

Fenomeni mediatici


 

Francesco, la luna e noi

 

Abbiamo diritto di applaudire il Papa, e lui, del resto, se lo merita proprio. Ma poi guardiamo assieme alla «luna» che lui ci indica, fatta di valori concreti e di impegni da assumere con responsabilità.

 


«Gentile direttore, negli ultimi mesi c’è stato tutto un fiorire di iniziative, editoriali e non – libri, riviste, album di figurine... –, dedicate a papa Francesco. Premetto che anch’io, come tantissimi altri, apprezzo molto lo stile inaugurato dal nuovo Pontefice. Però, tutto questo “sacro commercio” un po’ mi infastidisce... Non si rischia, secondo lei, di trasformare il Papa in una sorta di “macchietta”?».

Caterina

 

Circa un mese fa, la prima domenica di Quaresima, abbiamo ascoltato di Gesù tentato nel deserto. È un brano evangelico che ci piace, ci ritroviamo dentro narrate tutte le nostre tentazioni, soprattutto quella delle «scorciatoie». Che vuol dire presumere di arrivare alla meta con sconti, saltando a piè pari la realtà, potendo fare affidamento sul potere e la forza, illudendosi di potersi risparmiare fatiche e sconfitte. È il tutto subito, a buon mercato. E ciò non è davvero lo stile di Gesù. Ebbene, una delle tre tentazioni evocate da satana (appunto, il «tentatore») riguarda la fama e la gloria.



A me sembra che anche papa Francesco nel suo cuore si senta più che mai accerchiato proprio in questo: «essere tentato» dal successo, piuttosto che «tentare» (la radice delle due parole è la stessa) la via del Cristo morto e risorto.



In sé non vi è nulla di male, anzi: papa Francesco è grande, perché tutti riescono a capirlo, sia quando si esprime a parole sia quando comunica piuttosto con i gesti. Lo ascoltiamo e lo vediamo, dal vivo o in tv, e ci sembra proprio una persona «vera», coerente. Chi accorre a frotte a Roma, non va con l’obiettivo di assistere a uno spettacolo o di vedere una star, ma di portarsi a casa una parola di speranza, un briciolo in più di fede, un po’ di consolazione. Ma anche un impegno di vita, su cui il Papa non fa mai sconti. Che i «mercanti del tempio» ne stiano approfittando per fare cassa, anche questo mi sembra evidente ma, da un certo punto di vista, normale.



Certamente non è detto che anche noi si debba tutti fare lo stesso. O che, effettivamente, si aiuti il Papa esaltando e amplificando solo i suoi gesti, che vengono banalizzati se diventano tutti indistintamente gesti «mediatici» solo perché li ha fatti il Papa (tra un po’ gli si farà un servizio fotografico anche quando si gratterà la testa!). Il rischio è che in questo modo lo riduciamo «a una sola dimensione», perdendoci piuttosto i suoi appelli, le parole che affida alla nostra responsabilità e alla nostra conversione. I «giri di boa» che sta innescando nella Chiesa tutta. O, forse, qualche volta ci è comodo ridurlo a questo? Papa Francesco non può essere solo un pretesto e non va nemmeno ridotto a un mito: rischieremmo di fare come il cane che è convinto di dover mordere il dito della mano che gli sta invece indicando di guardare la luna. Non gli faremmo un buon servizio. Non so se qui al «Messaggero di sant’Antonio» gli stiamo effettivamente facendo un buon servizio, ma di certo non vorremmo «usarlo» solo come immagine da copertina, giusto per fare audience. Vorremmo invece provare a prendere sul serio quello che lui ci dice. E provando a condividerlo con voi, amici lettori.



Nell’intervista rilasciata al «Corriere della Sera», il 5 marzo scorso, è papa Francesco stesso a lamentare il rischio di una sua idealizzazione, perché «in ogni idealizzazione c’è un’aggressione»: «dipingere il papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo». Mi sembra che il Papa ci chieda non tanto, o non solo, di appendere un suo poster nella nostra stanza o di parlare a proposito e a sproposito di tutto ciò che fa, ma di credere alla misericordia di Dio, di seguire Gesù, di affidarci all’intercessione di Maria (fosse anche nell’insolita versione di «Madonna che scioglie i nodi»). E perciò di andare tra i poveri, spogliarci da qualsiasi forma di potere e sopruso, volerci bene, essere accanto a chi ha bisogno, essere fratelli e sorelle con tutti.

Sentivo una volta un vescovo in difficoltà, constatando che dove passava Cristo succedevano autentiche rivoluzioni, e dove passava invece lui lo applaudivano… E non ne era evangelicamente contento!



Abbiamo diritto di applaudire il Papa, e lui del resto se lo merita proprio. Ma poi guardiamo assieme alla «luna» che lui ci indica.



Lettere al Direttore, scrivere a: redazione@santantonio.org



Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017