La famiglia un investimento sicuro
Per lungo tempo, in Italia, le politiche a favore della famiglia sono state fortemente carenti. «Ancora oggi ` come ha recentemente sottolineato l`economista Stefano Zamagni ` l`Italia destina alla spesa per maternità e famiglia poco più dell`1 per cento del Pil, la quota più bassa tra tutti i paesi dell`Unione europea. Ma anche sul piano fiscale, le cose non vanno meglio: in Italia una famiglia con due figli e un reddito di 60 milioni di lire paga solo un milione di Irpef in meno rispetto a una con lo stesso reddito ma senza figli, mentre la differenza tra le imposte pagate dalle due famiglie è di 7 milioni in Francia e di 12 milioni in Germania».
Le ragioni del mancato intervento
Le ragioni di questa carenza di interventi a favore della famiglia sono assai variegate.
Storicamente, le politiche familiari nascono come risposta al calo della natalità , ma questo fenomeno ha assunto un carattere preoccupante in Italia solo a partire dagli anni Settanta. Prima di allora, semmai, veniva percepito il problema opposto e cioè quello della crescita troppo rapida della popolazione sotto la spinta congiunta della riduzione della mortalità infantile e dell`aumento della vita media della popolazione.
Un`altra ragione, questa volta di carattere sociale, è stata la sostanziale solidità delle famiglie italiane almeno fino alla fine degli anni Sessanta; fenomeni che in altri Paesi europei hanno avuto una diffusione rilevante come le nascite fuori dal matrimonio e le separazioni coniugali, ma che nel nostro Paese sono rimasti circoscritti e, quindi, tali da non richiedere un forte intervento pubblico.
Paradossalmente è stato proprio il buono «stato di salute» della famiglia italiana a far sì che il profilo dell`intervento pubblico rimanesse basso.
Un`influenza negativa sulle politiche familiari è stata, inoltre, esercitata dalla cultura liberale che, esaltando la dimensione privata della famiglia, rifiutava l`ingerenza dello Stato nella sfera domestica. Ma soprattutto va sottolineato il mancato riconoscimento, in particolare in Italia, della famiglia quale destinataria delle politiche sociali. Va riconosciuto, infatti, che le politiche sociali hanno avuto, nella sostanza, come destinatario l`individuo-lavoratore prima e l`individuo-cittadino in un secondo momento.
Come scrive il sociologo Giorgio Campanili, «il quadro comincia a mutare negli anni Novanta, per il venir meno delle ragioni stesse che avevano determinato il mancato decollo delle politiche familiari. La natalità conosce un vero e proprio tracollo e, nell`arco di un trentennio, tra il 1965 e il 1995, l`Italia finisce per collocarsi all`ultimo posto nella graduatoria delle nascite per ogni donna in età feconda (appena 1,22 figli per donna nel 1999 secondo le stime Eurostat). Le nascite illegittime, e conseguentemente le situazioni di disagio familiare, subivano una rapida anche se non allarmante crescita (sino a superare la soglia del 7 per cento dei nati). Separazioni e divorzi davano luogo a un numero di scioglimenti, provvisori o definitivi, di unioni coniugali superiori alle 50 mila unità annue, facendo fortemente crescere il numero delle famiglie `monogenitoriali` (quasi sempre costituite dalla sola madre con i figli minori a carico e con il padre assente, e talora anche sul piano delle erogazioni monetarie disposte dai giudici)».
Perché la famiglia merita attenzione
Ma quali sono le funzioni svolte dalla famiglia all`interno del corpo sociale che la rendono meritevole di tutela? Proviamo ad elencarne alcune.
Anzitutto, la riproduzione della società . La scelta di mettere al mondo dei figli è, sì, una scelta privata ma con conseguenze estremamente importanti sul piano collettivo. Si pensi, ad esempio, agli effetti sul sistema previdenziale del calo della natalità , da un lato, e dell`aumento della vita media, dall`altro.
Secondo, la redistribuzione dei redditi. È all`interno della famiglia che trova sostegno chi non ha lavoro per ragioni di età (bambini e giovani in età scolare), di malattia (si pensi ai disabili) o perché non lo trova (disoccupati).
Terzo, le attività di cura e di assistenza dei bambini in età prescolare, degli anziani non autosufficienti, dei disabili, dei malati. È stato più volte osservato che se questi compiti fossero svolti dallo Stato i costi relativi sarebbero insostenibili.
Quarto, la crescita della persona. A nessuno sfugge quanto sia importante nella formazione della persona, del cittadino, del lavoratore, una famiglia nella quale le relazioni siano basate sul dono reciproco e sulla gratuità . Dove queste mancano, la devianza è più facile.
I problemi delle famiglie
Sono molti oggi i problemi che le famiglie italiane si trovano ad affrontare.
Primo fra tutti il lavoro. Per molte famiglie il lavoro è insufficiente a condurre una vita dignitosa e spesso basta poco per sospingere una famiglia oltre la soglia della povertà (una malattia invalidante, la perdita del lavoro da parte di uno dei coniugi, ecc.). C`è poi correlazione tra famiglie numerose e disagio economico; nelle famiglie numerose, infatti, badare ai figli richiede così tanto tempo e impegno che solo uno dei coniugi (solitamente il padre) può dedicarsi al lavoro extradomestico.
Secondo, il costo eccessivo degli alloggi. La difficoltà di accedere ad alloggi adeguati alle esigenze familiari è nota; soprattutto nei grandi centri, i prezzi della case (ma anche gli affitti) sono talmente alti che può acquistarne una solo chi ne ha un`altra da vendere.
Terzo, conciliare il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato alla famiglia. Il problema è particolarmente sentito dalle donne che si occupano della cura dei figli e lavorano fuori casa. Il lavoro di entrambi i coniugi, da un lato, risponde a esigenze di carattere economico (è difficile per una giovane coppia vivere con un solo reddito), ma è anche una conseguenza degli elevati livelli di istruzione raggiunti dalle donne. Lavorare è anche un modo per realizzarsi. Ma l`aumento della produttività del lavoro ha incrementato il benessere nei Paesi occidentali, senza ridurre il tempo dedicato al lavoro, anzi quello a disposizione per la formazione, la cura, le relazioni familiari e sociali è forse diminuito.
Le conseguenze di questi problemi sono ben noti: le difficoltà a consolidare la propria posizione economica spingono i giovani a ritardare prima il matrimonio e poi la nascita dei figli che sempre più spesso sono figli unici.
Interventi a sostegno: fatto e da fare
A sostegno della famiglia si può intervenire in modo diretto e indiretto.
Tra gli interventi indiretti troviamo le politiche del lavoro, dell`istruzione, socio-sanitarie e urbanistiche. Per quanto riguarda le politiche del lavoro, nonostante le riduzioni dell`orario previste dai contratti, si registra un aumento delle ore effettivamente lavorate. Una possibile soluzione è rappresentata dall`applicazione di schemi di lavoro flessibili nel tempo dove il monte ore mensile viene distribuito liberamente dai lavoratori all`interno della giornata, fermo restando l`obbligo di presenza, ad esempio, due ore al mattino e due al pomeriggio.
Altri schemi di lavoro prevedono una maggiore dedizione al lavoro nei periodi della vita in cui si è più liberi da carichi familiari e, viceversa, una sua riduzione quando i carichi familiari sono maggiori, ma questo è possibile solo quando una persona lavora per tutta la vita nella stessa azienda.
In Italia la scuola pubblica ha avuto il merito di consentire un accesso sostanzialmente gratuito ai gradi più elevati dell`istruzione, anche se il prezzo pagato in alcuni casi è stato di un servizio di livello inadeguato.
Per quanto riguarda i servizi socio-sanitari, ancora Campanili osserva che «fino a quando la famiglia è stata relativamente stabile e sufficientemente numerosa, essa ha potuto svolgere abbastanza bene compiti di assistenza nei confronti soprattutto degli anziani, dei bambini, dei malati, dei disabili, dei soggetti con turbe psichiche; assai limitato è stato in Italia il ricorso a istituti specializzati, i cui costi di gestione sono, come ben noto, elevatissimi. Se la famiglia italiana cessasse di svolgere i suoi compiti di cura, i servizi sociali sarebbero destinati al collasso. Per avere un`idea dei problemi che ne deriverebbero alla collettività , basti pensare alla situazione di circa due milioni e seicentomila disabili e al numero crescente delle persone anziane: gli ultrasettantacinquenni erano, nel 1996, il 6,7 per cento della popolazione (quasi 4 milioni di persone) e saranno secondo attendibili stime, quasi il doppio e cioè il 12,3 per cento nel 2019».
Se si vuole evitare il collasso della finanza pubblica da un lato e quello delle famiglie che devono assistere anziani, malati e disabili dall`altro è necessario che i servizi socio sanitari siano ripensati in un ottica familiare, facendo, cioè, in modo che la famiglia venga messa in grado di prendersi cura dei propri membri senza, al contempo, essere schiacciata dal peso di tale assistenza.
La politica urbanistica viene incontro alle esigenze della famiglia nella misura in cui agevola l`accesso alla casa, la mobilità sul territorio mediante i servizi di trasporto pubblici etc.
Gli interventi diretti a favore delle famiglie sono sostanzialmente costituiti dagli assegni familiari e dalle detrazioni di imposta che spettano alle famiglie con figli. Di recente si sono aggiunti l`assegno di maternità destinato alle madri che non lavorano e l`assegno per le famiglie con almeno tre figli minori.
Gli assegni familiari sono di importo piuttosto basso e sono riservati solo alle famiglie a basso reddito. Si pensi che nel 1996 il numero dei figli minori che hanno beneficiato degli assegni è stato pari alla metà del totale dei figli minori a carico. Delle detrazioni dall`Irpef si è gia detto all`inizio.
Se l`obiettivo è quello di rafforzare la famiglia per consentirle di essere soggetto oltre che oggetto delle politiche sociali, la strada da percorrere è ancora molto lunga.
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PROTAGONISTI NELLA FAMIGLIA CHE CAMBIA
A colloquio con la sociologa Chiara Saraceno, con la presidente del Forum delle famiglie Luisa Santolini e con Laura Collicelli del Censis.
Msa. In che modo è cambiata la famiglia negli ultimi anni, in particolare se si analizza il ruolo delle donne costrette a fare le mamme-lavoratrici?
Saraceno. Bisogna intendersi su che cosa significa «costrette a fare le mamme lavoratrici». Le donne, specie le più giovani, oggi si aspettano di avere una occupazione remunerata e lo ritengono un diritto, proprio come gli uomini, rispetto ai quali sono spesso più preparate (se si guarda ai voti con cui escono dalla scuola e dall`università , in tutti i settori disciplinari).
Queste mutate aspettative delle donne sono una delle trasformazioni più rilevanti nel modo di fare famiglia, rispetto alle quali l`organizzazione sociale e politica e gran parte della cultura maschile non sono ancora molto attrezzate a rispondere in modo adeguato. I servizi di cura sono scarsi; l`organizzazione del lavoro è spesso basata su un`immagine di lavoratore privo di responsabilità familiari che non siano il mantenimento; gli uomini (i mariti e i padri) ritengono ancora per lo più che i compiti di cura e domestici non siano di loro pertinenza; i media e gli opinion-makers presentano troppo spesso il lavoro della madre come un rischio per il benessere psichico e per la crescita morale dei figli. Il risultato è che le madri occupate si trovano sovraccaricate di lavoro e, allo stesso tempo, sul banco degli imputati.
Un`indagine della Banca d`Italia effettuata nel 2000 ha segnalato come, se si tiene conto sia del tempo impegnato nel lavoro remunerato sia del tempo impegnato nel lavoro domestico e di cura, le donne con responsabilità familiari che lavorano per il mercato, lavorano in media due mesi all`anno in più degli uomini. È una situazione che riguarda non solo le madri di figli piccoli, ma anche le donne che hanno comunque responsabilità di cura nei confronti dei familiari (inclusi i mariti) e soprattutto nei confronti di familiari invalidi. Il problema, quindi, non è tanto permettere alle madri di non lavorare per il mercato, ma di dividere più equamente il lavoro di cura e domestico e di creare condizioni di lavoro remunerato più amichevoli nei confronti di chi, uomini e donne, ha responsabilità familiare. La legge 8 marzo 2000, appunto sulla conciliazione, va in parte in questa direzione. Ma occorrono anche profonde trasformazioni culturali.
I servizi di sostegno alla famiglia sono organizzati sempre di più a livello locale. Ci sono differenze tra il Nord e il Sud del Paese?
È normale che ci siano differenze a livello locale, nella misura in cui si risponde a esigenze diverse, dato il profilo demografico e sociale della popolazione. Non dovrebbero essere normali divari così grandi da dare l`impressione di vivere in Paesi diversi, anche a livello di servizi di base. Tale situazione è conseguenza dell`attribuzione, a suo tempo, alle regioni e agli enti locali di competenze nel campo dei servizi ma in assenza di criteri e di risorse certe.
La diversità incide profondamente sulle risorse disponibili per una famiglia, quindi anche sulle opzioni che le sono aperte nello sviluppare le proprie strategie. Avere o non avere un nido, un`assistenza domiciliare adeguata, un servizio mensa, e così via, può fare una grossa differenza a parità di reddito e di composizione della famiglia. Da questo punto di vista, più che di federalismo si potrebbe parlare di municipalismo frammentato e selvaggio, senza che esistano standard di base e omogenei.
Le differenze non riguardano solo il Nord e il Sud, ma sono a macchia di leopardo e variano a seconda dei servizi e dei soggetti di cui si tratta (ad esempio bambini o anziani). Non sempre è vero che le grandi città , specie nel Centro-Nord sono mediamente più ricche di servizi, Molti luoghi di eccellenza, infatti, si trovano in realtà in situazioni di medie dimensioni, specie al Centro.
A Luisa Santolini abbiamo chiesto
Msa. Quali sono, in concreto, le priorità da affrontare per sostenere la famiglia?
Santolini. A lungo termine, bisogna lavorare per recuperare decenni di nichilismo e devastazione culturale. Finché i modelli culturali proposti dai media ` ma non solo da essi ` saranno famiglia-negativi, non possiamo aspettarci niente di nuovo. Nel breve periodo, si può lavorare, anzitutto, per rimuovere le cause oggettive che rendono difficile ai giovani formare una famiglia e a una famiglia di avere figli.
Perché chi ha figli, a parità di reddito, deve continuare a essere penalizzato rispetto a chi di figli non ne ha? Perché i figli non vengono riconosciuti come elementi che determinano il reddito e, quindi, la capacità contributiva della famiglia? Perché i tempi del lavoro e delle città non rispettano i tempi della famiglia? Perché la società non sostiene efficacemente la formazione di nuove famiglie? Perché la scuola non riconosce il ruolo educativo della famiglia?
Tanti interrogativi per il futuro prossimo. Ma che fare oggi?
Dopo anni di impegno su tutti i fronti, siamo riusciti a imporre un cambiamento di tendenza. L`aumento a un milione degli sgravi fiscali per i figli a carico (una battaglia tutta e soltanto del Forum) ha rilevanza per l`economia di una famiglia, ma è ancor di più il segno di una presa di coscienza della società . Siamo anche riusciti a «strappare» una scalettatura delle soglie di reddito secondo il numero dei figli, primo passo verso il riconoscimento del figlio in quanto tale.
C`è, poi, il versante della pastorale familiare.
Nel convegno «La famiglia soggetto sociale» organizzato dal Forum e dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei, in occasione dei vent`anni della Familiaris consortio di Giovanni Paolo II, è emersa evidente la necessità che nella comunità cristiana maturi il senso della soggettività sociale della famiglia.
Perché siete contrari a chiamare famiglia le coppie di fatto o le unioni omosessuali?
Perché non sono famiglie. La famiglia, non solo per la Chiesa, è l`incontro di un uomo e di una donna che accettano di vivere insieme nella solidarietà reciproca e nella stabilità . Si impegnano a questo davanti alla società , la quale ` attraverso la Costituzione ` riconosce loro dei diritti in quanto famiglia, non come individui. Altre forme di convivenza sono scelte private, ma sono «altro» rispetto alla famiglia. Non ne hanno le responsabilità , i doveri e il ruolo e, quindi, non possono avere la medesima attenzione sociale.
Ecco il parere di Laura Collicelli
Msa. Qual è la situazione della famiglia italiana?
Collicelli. Io sono meno pessimista di altri osservatori sulla situazione della famiglia in Italia. Perché pur cambiando le forme attraverso cui si «fa famiglia», rimane fortissimo il desiderio di famiglia. Si continua a credere nel valore della vita coniugale e nel valore di far figli, anche se ci si sposa meno e si mettono al mondo meno bimbi. Non viene meno il desiderio di condividere affettivamente con una persona dell`altro sesso i propri valori e il proprio vissuto. Viene meno l`assetto formale delle famiglie. È cambiata la figura del padre che detta le norme di comportamento e insegna ai figli a vivere. Oggi, invece, anche i padri svolgono una funzione affettiva, di sostegno.
E sul piano dei servizi?
Certo in Italia non si è fatto molto per sostenere la famiglia. Abbiamo ancora un impianto di servizi, trasferimenti e prestazioni ridotto al minimo. Ad esempio, il piano di sostegno alla vita lavorativa delle donne è estremamente carente. Qualcosa è stato fatto dagli ultimi governi, ma è ancora troppo poco.
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Roberto Maroni, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali
PRESTO UNA NUOVA LEGGE SULLA FAMIGLIA
Msa. Ministro Maroni, il governo ha manifestato l`intenzione di emanare un provvedimento dedicato alla famiglia. Di che cosa si tratta?
Maroni. È vero: il nostro governo ha, tra le sue priorità , quella di fare una nuova legge sulla famiglia, che noi consideriamo il nucleo centrale della società . Pertanto, abbiamo intenzione di valorizzarne tutti gli aspetti. Prevediamo una serie di sostegni, sia economici sia sociali, in modo da favorire ogni aspetto del rapporto familiare. Gli anziani, per esempio, non devono essere più considerati un «peso», ma un punto di riferimento, per saggezza, valori, tradizioni, all`interno del nucleo familiare. Così come per i figli prevediamo una serie di agevolazioni. Ma, al di là degli aspetti economici ` pure importantissimi, e sui quali vogliamo puntare `, a noi interessa principalmente il ruolo culturale e sociale della famiglia naturale. Quindi la legge quadro, che il governo si accinge a preparare, deve tener conto di tutti gli aspetti della società che interagiscono con la famiglia.
Questo progetto di legge che cosa si propone di cambiare in concreto nel nostro sistema di stato sociale?
Ripeto: la famiglia, per questo governo, è il nucleo centrale della società . Per troppi anni la famiglia è stata costretta a ritagliarsi un ruolo marginale, a causa di politiche mirate che ne hanno svuotato, via via, la sua funzione primaria. Si tratta, dunque, di restituire alla famiglia quel ruolo insostituibile di cellula fondamentale della nostra società . Questo significa che ogni singolo provvedimento che il governo ha preso, prende e prenderà , deve tener conto delle esigenze della famiglia naturale. Penso alla scuola, agli asili nido, alle leggi del mercato del lavoro che devono tutelare le madri (quindi più spazio al part-time, per esempio), al rapporto con gli anziani. Se ci riflettiamo bene, l`interazione società -famiglia è enorme. Per questo c`è bisogno di una legge quadro.
Quali saranno, presumibilmente, i tempi del provvedimento?
Presto, molto presto verrà presentato al Consiglio dei ministri un disegno di legge con cui daremo una nuova dignità alla famiglia. Dopodiché si tratta solo di rispettare l`iter democratico, che prevede il passaggio del testo prima nelle Commissioni, per poi passare al voto delle Camere.
Restando sempre in tema, ci può dire a che punto è l`attuazione della legge di riforma dell`assistenza che ha tra i suoi obiettivi proprio la tutela della famiglia? Sono previste iniziative particolari del suo ministero?
Anche qui, stiamo lavorando. Certamente il ministero che guido è in prima fila in materia di tutela della famiglia. Idee e progetti non ci mancano, possiamo contare su una prospettiva di governo di legislatura, oltre a una forte e coesa maggioranza parlamentare. C`è, quindi, tutto il tempo, oltre che la voglia, per poter realizzare finalmente una stagione di riforme che riporti la famiglia al centro della società .
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Savino Pezzotta, segretario generale Cisl
LA FINANZIARIA PER LE FAMIGLIE
Msa. Quali sono i provvedimenti di tipo economico-fiscale indirizzati alla famiglia contenuti nell`ultima Finanziaria?
Pezzotta. Per la Cisl la famiglia deve essere considerata soggetto sociale. Ciò significa porla al centro delle politiche riconoscendone il ruolo e verificando costantemente le ricadute di ogni provvedimento legislativo sui nuclei familiari. Non basta, infatti, limitarsi a qualche specifico intervento. In questa prospettiva, in particolare, la politica dei redditi, gli interventi fiscali, i tempi di lavoro e il sistema dei servizi debbono tutti sostenere la funzione della famiglia come promotore di benessere per l`intera collettività e di qualità della vita di ciascuna persona.
Nella Finanziaria 2002 gli interventi di diretta, maggiore e quasi esclusiva rilevanza indirizzati alla famiglia sono indubbiamente quelli sulle detrazioni per i figli e sull`aumento delle pensioni minime a favore di soggetti aventi specifiche caratteristiche.
Cominciamo dalle pensioni.
Su quest`ultimo punto la Finanziaria ha previsto un aumento delle maggiorazioni sociali dei trattamenti pensionistici a favore di persone con età pari o superiore a settant`anni titolari di trattamento minimo di pensione, di assegno sociale o di pensione sociale, fino a garantire un reddito proprio pari a un milione di lire (516,46 euro) lordo. Tali aumenti saranno sostanzialmente corrisposti anche agli invalidi civili, sordomuti e ciechi civili. Per poter usufruire di tali aumenti, i beneficiari non devono possedere redditi propri, su base annua, superiori a 13 milioni di lire (6.713,98 euro) o, se coniugati, redditi cumulati con quelli del coniuge, superiori a 21.824.000 lire (11.271,39euro) al netto del reddito della casa di abitazione.
Ad aumenti, sia pure in misure differenziate, saranno interessati circa due milioni di soggetti rispetto a una platea di potenziali beneficiari pari a circa sei milioni di pensionati. Ed è proprio questa limitazione nel numero dei possibili beneficiari, e, quindi, l`esclusione di una vasta platea di persone altrettanto bisognose, che riduce fortemente la nostra pur positiva valutazione data sul provvedimento nel suo insieme. È stato, infatti, stimato che la manovra sulle pensioni dovrebbe riuscire a portare fuori della fascia della povertà il 6 per cento circa delle famiglie povere, con un maggiore beneficio soprattutto per le famiglie del Mezzogiorno.
E per quanto riguarda le detrazioni per i figli?
L`intervento relativo alle detrazioni è più corposo e risulta molto articolato: le nuove detrazioni vengono, infatti, correlate e parametrate sia al numero dei figli sia al livello di reddito complessivo di ciascun contribuente. In sostanza, viene elevata a 516,46 euro (1 milione di lire) la detrazione massima utilizzabile per ciascun figlio a carico nel caso in cui il reddito annuo del 2002 non superi 36.151,98 euro (70milioni di lire); la stessa detrazione spetterà anche ai contribuenti con reddito compreso tra 36.151,98 euro (70 milioni) e 41.316,55 (80 milioni) e con due o più figli; a quelli con reddito compreso tra 41.316,55 euro e 46.481,12 euro (90 milioni) e con tre o più figli; in presenza di almeno quattro figli a carico, tale detrazione massima spetta qualunque sia il livello di reddito. Per tutte le altre situazioni reddituali e di composizione familiare, vengono, invece, confermate le detrazioni già previste, per il 2002, dalla precedente Finanziaria. Infine, per i figli portatori di handicap è prevista una specifica detrazione nella misura di 774,69 euro (1.500.000 lire).
Nella Finanziaria, per le famiglie sono previsti anche provvedimenti di altra natura?
Si. Il più pertinente con le politiche familiari è certamente l`istituzione di un Fondo per la realizzazione sia di asili nido sul territorio sia di micro-asili nei luoghi di lavoro. Si tratta, in questo caso, di un intervento necessario ma ancora insufficiente.
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Il nostro punto di vista
I DIRITTI DELLA FAMIGLIA
Giovanni Paolo II nel 1981 dedicava alla famiglia cristiana e ai suoi compiti un`Esortazione apostolica di notevole spessore, nota come Familiaris consortio. L`anno scorso, ventesimo anniversario della sua pubblicazione, il testo è stato riproposto, e chi ha avuto il tempo e la voglia di rileggerselo ne ha certamente colto la smagliante attualità . La parola del Papa per noi cristiani è decisiva nel valutare la famiglia, attraverso la quale ` dice il Papa ` passa l`avvenire dell`umanità . E nel giudicare altre insolite esperienze che vorrebbero dirsi famiglia, senza averne i requisiti fondamentali.
Il Papa si sofferma anche sui rapporti tra famiglia e società . Invita la famiglia ad aprirsi alla società e a partecipare al suo sviluppo, e la società a non venire mai meno al suo compito fondamentale di rispettare e promuovere la famiglia. Allo Stato, poi, il dovere di riconoscere che la famiglia è «una società che gode di un diritto proprio e primordiale». A regolare le relazioni dello Stato con la famiglia deve allora essere il principio di sussidiarietà , lo Stato, cioè, non può «sottrarre alle famiglie quei compiti che esse possono ugualmente svolgere bene da sole o liberamente associate». Soprattutto, convinte che il bene della famiglia costituisce un valore indispensabile e irrinunciabile della comunità civile, «le autorità pubbliche devono fare il possibile per assicurare alle famiglie tutti quegli aiuti ` economici, sociali, educativi, politici, culturali ` di cui hanno bisogno per far fronte in modo umano a tutte le loro responsabilità ».
Sostenere la famiglia, metterla nelle condizioni di svolgere, senza fare i salti mortali, i compiti che le competono, è tra i principali doveri di uno Stato civile. A non meritare l`aggettivo «civile» sono in molti perché, osserva il Papa «la situazione che tantissime famiglie in diversi Paesi incontrano è molto problematica, se non addirittura decisamente negativa: istituzioni e leggi misconoscono ingiustamente i diritti inviolabili della famiglia e della stessa persona umana, e la società , lungi dal porsi al servizio della famiglia, la aggredisce con violenza nei suoi valori e nelle sue esigenze fondamentali. E così la famiglia che, secondo il disegno di Dio, è cellula base della società , soggetto di diritti e doveri prima dello Stato e di qualunque altra comunità , si trova a essere vittima della società , dei ritardi e delle lentezze dei suoi interventi e ancora più delle sue palesi ingiustizie».
Il Papa elenca anche alcuni diritti della famiglia che società e Stato non possono usurpare. Tra questi: il diritto di esistere e di progredire come famiglia, cioè il diritto di ogni uomo, specialmente se povero, a fondare una famiglia e ad avere i mezzi adeguati per sostenerla. Anche i vescovi italiani, attraverso il loro presidente, cardinale Camillo Ruini, hanno invocato una maggiore attenzione e una politica di sostegno alla famiglia più efficace: «Va dunque assai incrementato l`impegno, sia a livello culturale e morale sia sul piano delle misure pratiche perchè la famiglia e la generazione ed educazione dei figli non siano economicamente e socialmente penalizzate, ma al contrario vengano riconosciute nel valore che hanno per il nostro comune e ormai imminente futuro».
Luciano Bertazzo