Più forti della mafia
Scuola media statale 'Enrico Fermi', di Francofonte in provincia di Siracusa. Quest'estate in suo favore si sono mobilitati giovani provenienti da tutta Italia con l'associazione 'Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie', oltre al presidente della Camera, Luciano Violante, e all'assessore regionale della Pubblica istruzione della regione Sicilia. Questa scuola, da tempo impegnata nell'educazione alla legalità con risultati davvero esemplari - basti pensare che il tasso di abbandoni è sceso in pochi anni dal 10 al 2 per cento - , era stata duramente colpita da una serie di furti e atti di vandalismo. L'ultimo, in ordine di tempo, quello dell'aprile scorso in cui ignoti hanno appiccato il fuoco all'androne dell'istituto, il luogo più rappresentativo, divenuto simbolo di un modo nuovo di fare scuola e della serie di attività contro mafia e usura. Ma la risposta - come dicevamo - non si è fatta attendere.
A riparare i danni subiti dalla scuola, restaurare i murales che richiamavano all'impegno sociale, imbiancare aule e fare animazione con i ragazzi ci hanno pensato i giovani venuti a Francofonte per il campo di lavoro organizzato da 'Libera'. Dal presidente della Camera dei deputati, Luciano Violante, sono arrivate attrezzature audiovisive per un valore di quindici milioni, e per l'acquisto di materiale didattico sono arrivati altrettanti milioni dall'assessore alla Pubblica istruzione della regione Sicilia. Questo per consentire al preside, professor Armando Rossitto - che tra l'altro paradossalmente dopo l'incendio si trovò a dover fare i conti anche con una multa - , e alla scuola di riprendere le lezioni e tutta quella serie di attività che hanno tanto cambiato e coinvolto i ragazzi. Lo dimostrano queste parole che un alunno quattordicenne scrisse dopo un incontro con Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino assassinato dalla mafia, e vicepresidente di 'Libera': 'Cara Signora Borsellino, quando mi hanno detto dell'incontro che avremmo avuto con lei e con don Turturro, non ero molto contento. Di solito questi incontri sono alquanto noiosi, ma questa volta non è stato così. Questa volta sono stato molto interessato e molto colpito da quello che è stato detto. Mentre lei passava, vedevo passare dentro di me tutta la mia vita e pensavo: ma che cosa ho fatto? Dopo tutti questi morti mi devo svegliare. Solo adesso ho capito che cosa vuol dire stare in pace'.
Quello dell'educazione alla legalità è uno dei fronti di impegno principale dell'associazione 'Libera', che riunisce più di seicento associazioni operanti sul territorio impegnate contro la mafia. Vi fanno parte gruppi e movimenti anche apparentemente distanti tra loro: Acli, Agesci, Gruppo Abele, Movi, Nazionale italiana cantanti; ma anche: Arci, Confesercenti, Legambiente, Magistratura democratica, Avviso pubblico (associazione che unisce enti locali contro le mafie) e moltissime altre. Ne è presidente dal 25 marzo del 1995, data dell'assemblea di costituzione, don Luigi Ciotti. Da allora 'Libera' è un punto di riferimento per tutti coloro che si impegnano a promuovere e praticare una cultura di democrazia, legalità e solidarietà (la sede nazionale è in via Marcora, 18 - 00153 Roma - tel. 06/5840406). L'associazione è uno strepitoso collante per tante realtà di impegno sociale e civile: promuove dialogo, collaborazione e strategie di lotta nonviolenta contro il dominio mafioso del territorio; offre strumenti e divulga informazioni; mette in rapporto realtà del Sud e del Nord.
L'educazione alla legalità comprende progetti, corsi e iniziative per il mondo della scuola: oltre seimila gli insegnanti coinvolti lo scorso anno scolastico. La scuola è un terreno di lavoro importante 'perché se educa alla legalità - afferma don Ciotti - forma cittadini e non consente omertà e sudditanze ai padrini e alle cosche'. Molte scuole sono diventate una trincea di impegno in varie parti d'Italia: per esempio, in provincia di Caltanissetta, a Niscemi, detta il Far West della Sicilia, per il primato attribuitole di quattrocento omicidi in quarant'anni (qui lo scorso 21 marzo 'Libera' ha celebrato la 'giornata della memoria e dell'impegno contro tutte le mafie'), nella vecchia Bari, a Napoli. E proprio Napoli, candidata per la giornata della memoria e dell'impegno dell'anno prossimo, a settembre ha chiamato a raccolta la 'città anticamorra'. Nella città , in cui hanno perso la vita persone innocenti come Silvia Ruotolo, centinaia di scuole, associazioni e insegnanti hanno dato vita a iniziative di sensibilizzazione.
'Creiamo opportunità di lavoro e di aggregazione - dice Geppino Fiorenza, referente regionale di 'Libera' - cerchiamo di imparare il linguaggio di coloro che la scuola non riesce a raggiungere'. Da dodici anni le scuole campane producono ricerche, campagne per la diffusione della legalità e solidarietà praticata, come nei progetti 'Fratello maggiore' e 'Giovare', in cui ragazzi delle scuole superiori aiutano altri più giovani che magari vanno a scuola un giorno sì e uno no. 'Un'antimafia dal basso' quella messa in atto nelle scuole, che testimonia la possibilità di 'realizzare la giustizia e riprendersi il futuro', come dice don Ciotti.
Ma 'Libera' non si occupa solo di scuola. Tra le altre sue priorità ci sono lo sviluppo del lavoro, l'attacco all'economia criminale (il rapporto tra mafia e finanza); l'applicazione della legge sull'uso dei beni confiscati ai mafiosi, che prevede la destinazione di essi a comuni o ad associazioni per finalità sociali, secondo il principio di sottrarre le ricchezze criminali alle mafie e destinarle a fini sociali negli stessi luoghi dove sono stati commessi i reati. Dopo l'approvazione della legge fortemente voluta da 'Libera', è nata anche l'agenzia per l'utilizzazione sociale dei beni confiscati alle mafie (operativa da questo mese presso la sede nazionale di 'Libera') con lo scopo di contribuire all'applicazione della legge. In sostanza, trasformare le ville dei boss in centri sociali e scuole materne, i loro appartamenti in case per i sen-
za tetto; trasformare l'illegalità in fonte di legalità : a Palermo un'associazione ha richiesto la casa di Totò Riina per realizzare un centro di recupero per tossicodipendenti. Fino a oggi sono stati 9600 i beni sequestrati alle mafie per un totale di 2800 miliardi. L'agenzia è al momento impegnata nel censimento di questi beni, 'oggi è la legalità che si organizza - sottolinea Manuele Braghero, vicepresidente di 'Libera' insieme a Rita Borsellino e Leandro Limoccia - che costruisce relazioni e si impe-gna a velocizzare le procedure. È un segnale di operatività concreta che porterà a comprendere che battersi contro le mafie è conveniente'.
Ma 'Libera' è soprattutto la socie-tà civile fatta di tante persone che con coraggio hanno scelto la legalità , la coerenza. Tanti volti che compongono un mosaico di impegno: per esempio Rita Borsellino, sorella del giudice assassinato in via d'Amelio, che gira l'Italia per parlare di legalità , per cercare di 'contagiare', per convincere altri a mettersi in gioco e ha visto la Sicilia cambiare: 'La gente della Sicilia - afferma - e l'Italia intera si è mobilitata e questo è straordinario. La gente ha finalmente reagito, ha aperto gli occhi. Si è capito che la mafia è un problema di tutti e che è necessario lavorare insieme per combatterlo'. Oppure, quello di Saveria Antiochia, che continua a parlare di legalità nelle scuole e a parlare per il figlio Roberto, agente di scorta del commissario Ninni Cassarà ucciso nel 1985. 'Non era niente di speciale - dice del figlio - . Ha dato la sua vita perché voleva bene agli altri e aveva fatto la sua scelta'.
Le radici del vero cambiamento
Quando la protesta diventa preghiera
A colloquio con don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente di 'Libera'.
Come lui ce ne vorrebbero dieci, venti, mille. Don Luigi Ciotti possiede l'intelligenza del cuore unita alla tenacia di un montanaro del Cadore, terra da cui proviene. Sulle strade della periferia di Torino ha imparato a leggere le emergenze della società e a inventare risposte precorrendo sempre i tempi. Nel 1966 fonda il Gruppo Abele, per accogliere quanti, soprattutto giovani, vivono nel disagio.
Msa. Qual è l'atteggiamento della chiesa verso la mafia?
Ciotti. In passato, spesso è stato simile a quello della società nel suo complesso: di scarsa attenzione, di sottovalutazione o, al meglio, di delega ai magistrati e alle forze dell'ordine. Si è invocata la militarizzazione del territorio, ma la società civile è stata alla finestra. C'è stato un periodo della nostra storia, relativamente recente, in cui anche autorevoli esponenti della chiesa hanno pubblicamente negato l'esistenza stessa della mafia. Molto è cambiato, specialmente negli ultimi anni. Eppure, ancora oggi, abbiamo 'pezzi' di chiesa che negano se non l'esistenza della mafia in sé, quantomeno i suoi significati e i suoi intrecci (privazione di libertà , corruzione, dominio del territorio, condizionamento della vita politica). A fronte di queste persistenti mentalità , ci sono e crescono sempre più testimonianze preziose di grande impegno morale, educativo e civile. Mi è capitato spesso di essere chiamato in Sicilia, ad Acireale, ad Agrigento, da alcuni vescovi che vogliono che si rifletta sulla parola di Dio e che la si saldi alla quotidianità . Questi pastori 'toccati' nel vivo sentono il bisogno di confrontarsi, di lavorare assieme, di fare ognuno la propria parte, con umiltà ma anche determinazione e consapevolezza.
Una comunità cristiana, infatti, non può essere solo un''isola di spiritualità ': anch'essa è chiamata a mettersi in gioco, a riflettere sui problemi della giustizia, della legalità , dell'impegno rispetto alla criminalità . Abbiamo dei pastori eccezionali; non voglio far torto a nessuno perché tantissimi sono i sacerdoti impegnati nel territorio, ma ricordo, ad esempio, il vescovo di Locri, monsignor Bregantini, o quello di Caserta, monsignor Nogaro. Uomini di chiesa impegnati, con la parola e con l'esempio, ad aiutare la loro gente, da anni schiacciata e umiliata, a riprendersi la dignità e la libertà dal tallone di ferro della criminalità mafiosa, dai sistemi di potere che impoveriscono e saccheggiano il territorio, le risorse umane e naturali di intere regioni. Penso a don Puglisi e a don Peppino Diana, alla loro serenità nello 'spendersi' per gli altri, alla loro consapevolezza e accettazione del rischio da correre, affinché i giovani trovassero spazi, dignità , forza e coscienza per ribellarsi. Penso a tanti sacerdoti, laici, parrocchie, associazioni impegnati in queste difficili realtà , e sarebbe un errore immaginare che riguardino solo il Mezzogiorno. Purtroppo anche nel nostro mondo ci sono ritardi, scarsa conoscenza e informazione, semplificazioni, indifferenze. Bisogna recuperare il tempo perduto.
In alcune situazioni, anche la protesta diventa 'preghiera', fedeltà al Vangelo. Non possiamo dimenticare - me lo diceva un venerdì santo il cardinale Ballestrero - che la denuncia è 'annuncio salvifico'. La denucia seria, documentata, attenta all'uomo e alla progettualità di vita, capace di cambiamento e di proposta, non quella demagogica e fine a se stessa.
Don Ciotti, da anni lei, anche attraverso 'Libera', è in prima linea contro le mafie. Cosa le è costato questo impegno e dove trova la forza per superare le difficoltà ?
Quello che sto cercando di fare, per me è, e vuole essere, soltanto 'normalità ', dovere quotidiano di testimonianza: non credo negli eroismi, nell''eccezionalità ' di un impegno 'gridato'. Siamo sempre stati convinti che occorre uscire dai propri recinti e lavorare con altri, perché soltanto così si creano riferimenti capaci di operare per la trasformazione del nostro paese e di sollecitare le coscienze di ciascuno. Per noi è importante accogliere (di fronte alla sofferenza non si discute ma la si accoglie), per poi vivere un travaso continuo tra la dimensione culturale ed educativa e la dimensione politica; uno scambio che non sia confusione, ma neppure rinuncia o diffidenza nei confronti dell'agire pubblico, dell'essere pienamente e responsabilmente cittadini. Bisogna far crescere il grado di consapevolezza della gente di fronte ai problemi, portare conoscenze e strumenti, partendo innanzitutto dalla scuola, dalle famiglie, dalle parrocchie.
Con questa intrecciata è l'altra dimensione: dell'impegno politico. La politica non è semplicemente amministrazione: è, e deve essere, contenuti, progettualità , tensione ideale, capacità di cambiamento, partecipazione. Dunque, qualcosa che riguarda tutti i cittadini e appartiene alla storia della gente, alla quotidianità .
Secondo lei, la mafia si può sconfiggere?
Non è possibile rassegnarsi e pensare che il mondo della corruzione, della criminalità e delle mafie, che conta circa un milione di persone, possa schiacciare un intero paese composto da quasi sessanta milioni di abitanti. Dobbiamo aiutare la gente a prendere coscienza che è possibile un cambiamento, se ognuno fa la sua parte. 'Educare alla legalità ' non deve essere uno slogan: significa educarci a tutti gli aspetti della vita, dalla salute al rispetto dell'ambiente, alla solidarietà , all'impegno, al rispetto delle regole, della democrazia. In sostanza, vuol dire essere cittadini.
E come cristiano?
Come cristiano, tutto questo per me significa fedeltà all'uomo e a Dio, alla sua parola. Il Vangelo non parla genericamente di giustizia: parla di 'fame' e 'sete' di giustizia, intendendo un bisogno insopprimibile, una dimensione vitale, che non può essere lasciata in secondo piano o vista come superflua. E per arrivare alla giustizia ci sono due cose da tenere presenti: la legalità e la solidarietà . Non sono parole, ma comportamenti cui sapersi educare, che significano scrollarsi di dosso certe 'furbizie', i favori, i privilegi; magari partendo dalle cose più semplici: pagare il biglietto del tram, non buttare la carta per strada, rispettare la cosa pubblica, non imbrattare i muri, ma arrivando poi a rispettare integralmente l'uomo, il suo lavoro, i suoi diritti, la sua dignità , i suoi bisogni materiali e spirituali..
L
Voglia di legalità
Il presidente della Camera dei deputati, da sempre impegnato nella lotta alla mafia, propone la creazione in ogni città di centri di informazione per chi vuole impegnarsi nel volontariato. Lo abbiamo sentito in occasione della festa di 'Libera'.
Msa. Presidente Violante, a che punto siamo nella lotta contro la mafia?
Violante. La lotta contro la mafia si fa avendo fiducia nel futuro, attraverso azioni concrete. L'attività di 'Libera' segue questa strada.
Oltre alle confessioni dei pentiti, le istituzioni hanno altri mezzi per sconfiggere la mafia?
Certamente, ci sono altri mezzi oltre ai 'collaboratori di giustizia'. Io non li chiamerei 'pentiti': che siano pentiti o no è un problema che riguarda la loro coscienza. È importante, invece, che dicano cose che rispondano al vero. Bisogna cominciare a chiedere ai collaboratori dove stanno i soldi: questo è il modo migliore per capire se dicono la verità o meno.
Perché la mafia considera le scuole una minaccia?
Perché le scuole che funzionano creano coscienza civile. La forza della mafia non è di uccidere, la mafia uccide poco rispetto a quello che potrebbe fare. La vera forza della mafia è la corruzione. Padre Puglisi e padre Diana sono stati uccisi perché nei loro quartieri di periferia strappavano i ragazzi al sistema mafioso e li portavano sulla strada della legalità . È molto più facile corrompere che uccidere, perché l'omicidio fa rumore, la corruzione no. Possiamo essere più forti della mafia se abbiamo dei valori civili che dicono di non fare ciò che è disonesto. In questo modo la mafia resta isolata ed è più debole. Questa è la ragione per cui la mafia non vuole che a scuola i ragazzi imparino i vantaggi della legalità .
Alcune associazioni chiedono di avere strumenti legislativi più adeguati per poter agire in fretta...
Questo è fondamentale per la vita pubblica associativa. Stiamo cercando di migliorare il regolamento della Camera per varare leggi in tempi brevi, che seguano i mutamenti della società . Il problema più grave è quello della defiscalizzazione: come alleggerire fiscalmente queste iniziative. Spero riusciremo a fare tutto il necessario entro l'anno.
Cosa vuol dire legalità ?
A partire dagli anni Settanta l'Italia ha vissuto in un circolo vizioso: lo stato ha smesso di chiedere legalità ai cittadini e ha chiesto consenso politico. Gran parte della società , invece di chiedere allo stato servizi, ha chiesto salari. Gli anni Ottanta sono stati segnati da Tangentopoli. Finito questo periodo sono sorti incertezze e dubbi. Occorre oggi ricostruire un circuito virtuoso in cui i cittadini abbiano servizi e lo stato l'autorevolezza di chiedere ai cittadini di rispettare le leggi. Le persone devono essere in grado di dare o meno il loro consenso se lo ritengono, non come merce di scambio.
Che cosa dobbiamo fare, come cittadini?
La cittadinanza è un valore, ed è il contrario di sudditanza. C'è stato un periodo in cui la seconda prevaleva sulla prima. Noi abbiamo avuto per molto tempo nel nostro paese un sistema di tipo piramidale: grandi partiti e grandi organizzazioni che tenevano insieme la società . Bisognava appartenere a questa o a quella catena clientelare. Poi i grandi partiti hanno finito la loro epoca e la piramide è crollata. Ora la società è sviluppata a rete. Il problema oggi è come raccordare il centro della rete con la periferia. Tutti abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri nei confronti dello stato. La civiltà non si basa sui beni, ma sui servizi. Un paese è civile non solo quando ha un alto prodotto interno lordo, ma quando ha una civiltà pulita dentro.