Olimpiadi 2004 ritorno ad Atene
Le Olimpiadi tornano a casa. Scippata da Atlanta in occasione del centenario, nel 1996, Atene si è aggiudicata la trentottesima edizione dei Giochi, dopo aver ospitato i primi dell'era moderna nel 1896, a 1500 anni di distanza dall'ultima edizione delle Olimpiadi antiche che si svolgevano in Grecia.
È il 776 a. C. la data alla quale si fa tradizionalmente riferimento per l'inizio della manifestazione, che aveva luogo ogni quattro anni a Olimpia, nell'Elide. Avvenimento religioso e sportivo allo stesso tempo, durante il quale i conflitti in corso fra le città stato della Grecia venivano sospesi per consentire ai soldati di partecipare alle gare. Gli atleti si cimentavano nella corsa a piedi, la lotta, il pugilato, il pancrazio e il penta-thlon - corsa, lancio del giavellotto, lancio del disco, salto e lotta - e al vincitore venivano tributati onori immensi. Poi, il lento declino, fino alla chiusura decretata, nel 393 d. C., dall'imperatore Teodosio.
Nel 1896, dunque, le Olimpiadi rivedevano la luce. Il promotore della rinascita è da tutti considerato il barone francese Pierre De Coubertin, che riusciva a dare corpo all'idea di far rivivere il fascino e lo splendore dei Giochi di Olimpia che altri, e in tempi diversi, avevano avanzato. Tra questi, e già nel 1400, un italiano, il fiorentino Matteo Calmieri. E poi il tedesco Guts Muths e l'inglese Thomas Arnold.
Il barone De Coubertin era rimasto affascinato dagli splendidi risultati degli scavi effettuati nel 1881 nella città greca di Olimpia, prima dai francesi e poi dal prussiano Ernst Curtius. E così, nel 1894, proponeva con ostinata convinzione all'Unione francese dello sport atletico di far rivivere quei Giochi che avevano affascinato il mondo antico. Sulla spinta del suo entusiasmo, venne approvata la formazione di un Comitato olimpico con il compito di tradurre in pratica il suo sogno olimpico. Venne steso un programma che, in seguito, opportunamente aggiornato e modificato, diventò la Carta olimpica, ancor oggi sostanzialmente in vigore.
Si diede quindi vita al Comitato internazionale dei Giochi olimpici, diventato poi Comitatointernazionale olimpico (Cio) con sede a Losanna (dove è ancor oggi). Il suo motto, che compendia in estrema ma efficace sintesi ogni tipo di gara e lo spirito con cui affrontarle dice: Citius, altius, fortius, cioè più velocemente, più in alto e più fortemente.
Venne stabilito il cerimoniale dei Giochi, da allora rimasto pressoché invariato. La Carta olimpica riservava rigorosamente i Giochi solo ai dilettanti. Ma l'evoluzione dello sport, le richieste di tempo e denaro indispensabili per ottenere risultati competitivi, hanno portato al superamento di questo principio. Di fatto, dal 1988 le Olimpiadi sono diventate open, cioè aperte ai dilettanti e ai professionisti.
Le prime Olimpiadi moderne
La solenne apertura avveniva il 5 aprile nello stadio di Pericle di Atene alla presenza di re Giorgio, con la frase che diventerà di rito, pronunciata dal capo di Stato del Paese ospitante: Dichiaro aperti i primi giochi olimpici internazionali di Atene.
Vi parteciparono 311 atleti, unicamente di sesso maschile e tutti dilettanti, di quattordici Paesi (l'Italia non vi partecipò) che si confrontarono in nove discipline lungo un arco di dieci giorni. Vale la pena ricordare il primo oro: lo conquistò uno studente americano di Harvard, James Brendan Connolly nel triplo. Ma il vero eroe, come da copione, fu un greco, Spiridion Louis, che si impose nei 42 chilometri della maratona, sul percorso che - secondo la tradizione - aveva visto correre, nel 490 a. C., il soldato greco Fidippide da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria sui persiani (per poi morire a causa dello sforzo). L'attuale distanza di 42 chilometri e 195 metri è stata fissata a partire dalle Olimpiadi di Londra del 1908.
Da allora, solo in tre occasioni le Olimpiadi non vennero disputate: la sesta, nel 1916, la dodicesima, nel 1940, e la tredicesima, nel 1944, a causa della guerra. Paradossale: nell'antichità le guerre si sospendevano per consentire agli atleti di partecipare ai Giochi, ai nostri tempi si sospendono le Olimpiadi per non interrompere la macchina bellica... Ciononostante, il conteggio comprende anche le edizioni saltate.
A Londra la prima vera Olimpiade
Dopo Atene, Parigi, per rendere omaggio a De Coubertin. I Giochi, nonostante le opposizioni del Cio, vengono inseriti nelle manifestazioni dell'Esposizione universale e diluiti in tempi lunghissimi, in barba alle esigenze dello sport: è il primo caso di interferenza di forze non sportive nei Giochi. E non sarà l'ultima. Comunque, grande successo con 1500 atleti di ventidue Paesi e prima presenza femminile con 15 atlete. Un fiasco, invece, l'Olimpiade di Saint Louis, nel 1904. Anche qui contesto commerciale e una durata infinita: 145 giorni per 600 atleti di soli otto Paesi.
Spettacolare l'Olimpiade del 1908 (celebre l'arrivo dello spossato maratoneta italiano Pietro Dorando) disputatasi a Londra, dopo la rinuncia di Roma. Duemila atleti di ventidue nazioni si contendono le medaglie in gare rigorosamente organizzate in uno stadio da 100 mila posti appositamente costruito. È praticamente la prima vera Olimpiade moderna. Poi, i Giochi si susseguono: Stoccarda, Berlino (sospesi per la guerra), Anversa, con numero crescente di partecipanti fino a quelle di Berlino, 1936, svoltesi sotto gli occhi sdegnati di Hitler per le vittorie di un nero, J. Owens (quattro medaglie d'oro).
Nel 1924 erano stati istituiti i primi Giochi invernali, riservati agli sport sulla neve che oggi si tengono due anni dopo le Olimpiadi estive. Poi la sospensione per la seconda guerra mondiale, la ripresa a Londra (1948) e l'inserirsi progressivo nei Giochi (ne è immune Roma, 1960) di elementi estranei che tramutano le Olimpiadi in palcoscenico per richiamare problemi politici o sociali del momento, a volte in forma anche drammatica: le manifestazioni studentesche a Città del Messico, nel 1968; l'irruzione di terroristi arabi a Monaco di Baviera, nel 1972, contro gli atleti israeliani finita in una strage; il boicottaggio dei Paesi africani delle Olimpiadi di Montreal, nel 1976, contro l'apartheid in Sud Africa; la diserzione degli Usa e di altri Paesi amici a quelle di Mosca del 1980 per ragioni politiche e conseguente ritorsione sovietica a quelle di Los Angeles del 1984. Ma, finalmente. con i Giochi di Seul, Barcellona e Atlanta si sono presentati tutti i Paesi del mondo.
Ad Atene tra paura e doping
E ora, dopo Sydney, nuovamente Atene, dal 13 al 29 agosto. Per quella che gli organizzatori giurano sarà un'edizione memorabile, ma che è andata vicina a un clamoroso fiasco ancora prima di cominciare. I gravi ritardi nella conclusione dei lavori hanno rischiato di far traslocare le Olimpiadi a Sydney: il regolamento, infatti, prevede il ritorno nella città dell'edizione precedente in caso di impedimento della sede designata a ospitare i Giochi.
Un viatico tutt'altro che beneaugurante per il nuovo primo ministro greco, Kostas Karamanlis, che si è trovato tra le mani una patata bollentissima. Gli ultimatum del presidente del Cio, Jacques Rogge, evidentemente hanno sortito gli effetti sperati visto che al termine delle ispezioni di inizio maggio, è stato dato l'ok definitivo. Facendo tirare un sospiro di sollievo a tutta la Grecia. Anche se il presidente del Comitato organizzatore dei Giochi, Gianna Angelopoulos-Daskalaki si è voluta togliere qualche sassolino dalle scarpe dopo lo scampato pericolo. E si è rivolta a inglesi e australiani, che, a suo dire, avrebbero provato a boicottare l'Olimpiade ateniese. Impartiremo loro - ha tuonato - una doppia lezione facendo vedere come si mettono sù Giochi superbi con quattro anni di lavoro invece di sette. Dimostreremo, inoltre, non solo la nostra storia e la cultura, ma anche la capacità organizzativa ai massimi livelli.
Il guanto di sfida ai detrattori è stato lanciato. Ora serve la controprova sul campo, anche se i numeri promettono di essere da record: saranno 10 mila 500 gli atleti in lizza in ventotto sport, in rappresentanza di 201 nazioni. 301 le medaglie d'oro in palio. Pienone assicurato anche dal punto di vista dell'informazione, con 21 mila 500 giornalisti accreditati. Previsti 4 miliardi di telespettatori. Spazzati i dubbi anche sul clima torrido: sarà meno terribile di quanto preventivato. Più o meno come ad Atlanta, dicono da Atene. E il riferimento non è proprio casuale.
L'Italia arriva in Grecia con l'obiettivodimigliorare Sydney. Non sarà facile eguagliare il bottino record in terra d'Australia con 13 ori, 8 argenti e un bronzo. Finora abbiamo conquistato 200 medaglie d'oro nella storia delle Olimpiadi, ne mancano 9 per tagliare il traguardo dei 500 podi. Tra gli obiettivi principali ci sono quelli di mandare a dama due colossi del nostro movimento, ai quali manca solo l'oro olimpico per completare un mosaico straordinario: il volley maschile e il Setterosa femminile.
Niente sconti, invece, per chi non ha ottenuto la qualificazione sul campo. Non daremo wild card - ha precisato il presidente del Coni, Gianni Petrucci -. Abbiamo già una spedizione record, oltre 310 atleti, destinata a crescere.
Chi, invece, ha già vinto in partenza è Yuri Chechi, il signore degli anelli. Il campione toscano torna ai Giochi dopo il grave infortunio che gli era costato Sydney e sarà il portabandiera azzurro alla cerimonia inaugurale del 13 agosto.
Timori di un insuccesso ad Atene
Le ultime cifre stonano con l'aria di festa che precede l'Olimpiade ateniese. 5 milioni e 300 mila i biglietti disponibili per assistere ali Giochi, ma la vendita ha segnato un netto calo rispetto a Sydney, soprattutto negli Stati Uniti. Un regresso dovuto alla paura per gli attentati, che il conflitto in Iraq e le stragi di Madrid hanno ovviamente accentuato. E le bombe esplose proprio ad Atene a maggio non hanno fatto che peggiorare la situazione. Tanto che si era addirittura paventata la possibilità di un clamoroso forfait della spedizione a stelle e strisce.
Per scacciare l'ombra di Al Qaeda dal tripode olimpico, ci saranno 45 mila uomini a vegliare sulla sicurezza dei Giochi, tra agenti di polizia, militari, vigili del fuoco, guardia costiera e volontari.
L'altra piaga da debellare resta il doping, sul quale incombe la nuova minaccia targata Thg, lo steroide derivato dal gestrinone scoperto di recente negli Stati Uniti. Un team di 566 professionisti sarà impegnato nei 3 mila 500 test antidoping previsti. A fronte di una serie di aspettative positive, è auspicabile che sia questo l'unico dato negativo per Atene.
Tregua olimpica: da ripristinare
di Luciano Bertazzo
Nate in tempi in cui tra le città greche le guerre erano frequenti, i Giochi di Olimpia rappresentarono un momento di tregua per consentire agli atleti, militanti anche in fazioni contrapposte, di parteciparvi per misurare sull'arena la propria valentìa fisica. Riprese in epoca moderna - come è puntualmente raccontato nel dossier - le Olimpiadi hanno perso quasi subito la caratteristica di momento di tregua. Infatti, quando i Giochi olimpici coincisero con le due grandi guerre mondiali, anziché sospendere temporaneamente i conflitti, si preferì cancellare le Olimpiadi. Certo, è difficile anche solo immaginare come poterle realizzare, visto a quali estreme conseguenze la cieca perfidia di taluni aveva condotto l'umanità . Di recente le espressioni più vistose della divisione sono cessate e alle Olimpiadi di Atene saranno presenti, per confrontarsi, atleti di tutto il mondo, anche se su di esse pesa la minaccia del terrorismo.
Ma c'è chi sta cercando di ripristinare l'antica Tregua. Per questo è stata da poco indetta dai Sindaci per la pace, tra i quali ci sono anche palestinesi e israeliani, una grande manifestazione da tenersi a Gerusalemme nella primavera dell'anno prossimo. In essa verrà annunciata, assieme al Toroc, una fondazione associata al Cio (Comitato olimpico internazionale), la Tregua olimpica che sarà in vigore durante i Giochi invernali del 2006, e che tutti i Paesi membri dovranno rispettare. Utopia, destinata a infrangersi contro il muro di interessi più forti? Può darsi. Ma è proprio la forza dell'utopia che ci dà il coraggio di impegnarci e di sperare in un mondo diverso.