Ci vuole più coraggio
Msa. La comunità cristiana in Italia riesce a svolgere, nella crisi della giustizia, un efficace ruolo di richiamo e di indirizzo?
Ferrari. Forse è solo questione di educazione, perché sin da piccolo sono stato abituato a riconoscere le cose da segni evidenti, come per la geografia avevo una cartina sulla quale erano segnate le città , i luoghi, e ciò è riconoscibile da chiunque; ma se nella cartina del territorio cercassi oggi un punto dove segnare la presenza di una comunità cristiana, e comunque che sia riconoscibile a tutti, avrei grosse difficoltà a trovarlo. Dov' è, infatti, la comunità che prega per i malati di aids e poi è pronta ad accoglierli? Dov' è? Perché vengono abbandonati a se stessi tutti i sieropositivi e malati di aids carcerati? E così via... Non basta percuotersi il petto durante la Messa e recitare delle invocazioni. Oggi manca il coraggio, non a tutti per fortuna, di essere testimoni del Vangelo, che vuol dire vivere la croce, che nel nostro caso significa lottare per eliminare le ingiustizie perpetrate ai danni dei più deboli della terra.
Il sistema giudiziario italiano ha bisogno di profonde riforme. Quali valori andrebbero salvaguardati dal punto di vista della concezione cristiana della vita?
Soprattutto quello della dignità dell' essere umano, calpestato in nome di esigenze economiche, strutturali, politiche. Aiutare il condannato e nello stesso tempo la vittima, cercando, dove è possibile, strade di mediazione e riconciliazione, riducendo il più possibile il tempo dell' inutilità del carcere e attivando strade di restituzione del danno e di riconquista della propria dignità umana.
Quali sono gli esponenti della Chiesa che hanno dimostrato più attenzione verso i temi della «giustizia ingiusta»?
Giovanni Paolo II è stato senza dubbio il pastore eccezionale del messaggio evangelico, ma così facendo ha nascosto i difetti di una Chiesa ancora troppo poco evangelica. Infatti, solo alcuni preti «liberi» hanno portato avanti scelte di impegno coraggiose, supportati, dobbiamo dirlo, dal volontariato sociale, alcuni milioni di persone che per scelta di fede dedicano un po' del loro tempo ai più in difficoltà . Ma per il resto i templi religiosi rimangono ancora poco accessibili ai poveri, e l' esempio condiziona di certo.
Qual è l' impegno dell' associazionismo cattolico nel mondo carcerario, specie nella prospettiva della reintegrazione sociale?
L' impegno è, nonostante le risposte «lontane» dello Stato nelle scelte legislative, sempre di una presenza assidua e concreta, attraverso progetti e iniziative che cercano di smuovere il territorio e avvicinare di più il carcere alla gente. La mobilitazione, poi, avvenuta durante l' anno giubilare del 2000 per promuovere forme di clemenza da parte del Parlamento nei confronti della popolazione detenuta, è stata assai forte anche se è rimasta senza tangibili risultati. Il protocollo d' intesa firmato tra il volontariato e il ministero della Giustizia lo scorso anno è stato uno dei tanti momenti visibili dell' impegno di questo mondo per indicare nuove strade di giustizia, eliminando il più possibile l' aspetto vendicativo per far emergere quello riconciliativo.
CAUSE PENALI PER IL GIUDICE DI PACE
Dalla primavera prossima saranno estese a materie penali le competenze dei giudici di pace, già operativi nel campo del civile, esse riguarderanno ingiurie, minacce, lesioni semplici, furti perseguibili a querela di parte e altri reati, anche contravvenzionali, di minore allarme sociale. Anche da questa nuova figura ci si aspetta moltissimo, soprattutto per deflazionare i carichi di lavoro degli uffici giudiziari e, quindi, per accelerare i tempi della giustizia: obiettivo primario di questa e delle altre riforme satellitari del giudice unico di primo grado(depenalizzazione, tribunali metropolitani, rito monocratico). |
VOLONTARI PER LA GIUSTIZIA
S ono 351 le organizzazioni di volontariato che si impegnano nel campo della giustizia, dell' umanizzazione delle carceri e del reinserimento sociale dei detenuti. Il dato emerge dalla ricerca curata da Renato Frisarco e condotta dalla Conferenza nazionale volontariato e giustizia. Ricerca pubblicata nel volume Non solo carcere: indagine nazionale sulle organizzazioni di volontariato nell' ambito della giustizia , Roma, Edizioni Fondazione italiana per il volontariato, 2000. Altri dati: 15 mila volontari, 21 mila 500 ore di impegno settimanale, 63 mila contatti annuali con detenuti, ex detenuti e persone che godono di misure alternative alla detenzione. |
O SIAMO SPERARE
Qualcosa sembra migliorato, ma il cammino per giungere a una giustizia rapida e giusta sarà ancora lungo.
C oincidenza non voluta la preparazione del dossier di febbraio sul tema della «giustizia» e le abbondanti letture ricche di dati e interpretazioni sollecitate dal bilancio offerto dal procuratore generale della Cassazione Francesco Favara in occasione dell' apertura ufficiale dell' anno giudiziario. Un bilancio in chiaroscuro: la giustizia, malato gravissimo del sistema sociale di questi anni, sembra dare qualche piccolo segnale di miglioramento. Lungi, comunque, dall' essere fuori pericolo.
di Luciano Bertazzo
IL NOSTRO PUNTO DI VISTA
Questo sembra essere il «bollettino medico». Reati in diminuzione (o sono state di meno le denunce presentate?); diminuiti i processi pendenti sia penali sia civili. Tuttavia, a onta delle ripetute frasi convenzionali: «Nutro fiducia nella magistratura!», tale fiducia non sembra animare il cittadino medio. Bassissimi i livelli di credito nel sistema giudiziario italiano. Causa soprattutto le lungaggini dei tempi, che ci pone in una vergognosa situazione ripetutamente denunciata dalla Corte di giustizia europea. In parte, per un eccessivo garantismo (i discussi tre gradi di giudizio), in parte, per gravi problemi strutturali di personale, di organizzazione razionale ed efficiente del lavoro processuale che rende lento e gravoso tutto il sistema. Inutile «frustare una lumaca» titolava un corsivo in questi giorni (Giuseppe Anzani, in «Avvenire», 13 gennaio). La strada per migliorare le cose pare debba essere inevitabilmente lunga, in salita e irta di ostacoli, anche perché ogni gruppo politico ha proprie soluzioni da proporre, ovviamente diverse da quelle dell' avversario.
Sul problema della giustizia, due anni fa abbiamo offerto alcuni spunti di riflessione sul tema con un convegno dal titolo Diritti dell' uomo e leggi (in)umane. Un percorso tra i «fondamenti» etici, fondati sul valore della persona e le realtà «della strada», della quotidianità , sempre più popolata da situazioni di aggressività , di devianza che generano paura e insicurezza. Quanto respiriamo ogni giorno. Con dei risultati che sembrano mantenere la loro validità . Come abbiamo avuto modo di sottolineare altre volte, una giustizia è «giusta» quando non viene offeso il diritto di «Abele» di averla e in tempi accettabili, senza scordarsi che anche «Caino» comunque resta una persona eventualmente condannata, ma non dannata. Non sono un esperto di problemi della giustizia. Sono un cittadino che, come tanti, vive un disagio di fronte a un diritto fondamentale della convivenza sociale poco garantito dalle istituzioni. Mi considero anche fortunato per non aver avuto, finora (e spero anche per il futuro!) a che fare con gli ingranaggi delle legge. Nel dossier abbiamo voluto offrire voci di persone più addentro. Un testo, tuttavia, mi ha particolarmente colpito e vorrei riproporlo: le riflessioni del cardinale Martini sulla giustizia. Un non esperto ma che da «sapiente» si interroga sul significato e sulle esigenze della giustizia. Il testo si apre con una frase di Origene, un padre della Chiesa del III secolo: «La giustizia, anche se è debole di forze, vince; invece l' ingiustizia, anche se ha molti e vigorosi sostenitori, viene sconfitta».
Sperarci, nonostante tutto.