A Dio con sfacciata fiducia

13 Febbraio 2001 | di

La preghiera è totale apertura all' amore fedele di Dio, a quella libertà  creativa che ha la sua fonte e il suo stimolo permanente nel dono dello Spirito.

Con la splendida pagina di Luca approfondita nelle pagine precedenti (Lc 11,5-13), Gesù ci rivela un tratto inedito, sorprendente, del volto di Dio: è un Dio che vuole essere importunato. È mezzanotte. Un amico è rimasto senza pane, va dall' amico eccetera eccetera (vedi gli articoli precedenti). Con questa parabola Gesù ci insegna che Dio ci ama tanto da darci il suo Spirito, la sua Vita. Ma ci insegna anche a chi rivolgere la nostra preghiera: al Padre celeste; ci insegna che cosa chiedere nella preghiera: lo Spirito Santo; e ci insegna come chiederlo: con insistenza e con fiducia «sfacciata». Ma nella vita convulsa di oggi è possibile pregare? Come conciliare l' invito alla preghiera insistente con i problemi, le urgenze, le preoccupazioni della vita quotidiana?                                                                                                                          

La mamma nella sua preghiera sofferta (vedi riquadro) ha intuito qual è l' atteggiamento di fondo con cui pregare. Ha capito che la preghiera non è un' arte magica per piegare Dio ai nostri desideri; non è il supplemento comodo di fronte alle frustrazioni e agli scacchi dell' esistenza; non è un pretendere che Dio faccia quello che non riusciamo a fare noi. La preghiera è totale apertura all' amore fedele di Dio, a quella libertà  creativa che ha nel dono dello Spirito santo la sua fonte e il suo stimolo permanente.
La preghiera, diceva Santa Teresina del Bambin Gesù, «è uno slancio del cuore, un semplice sguardo gettato verso il cielo, un grido di gratitudine e di amore, nella prova come nella gioia». Il cristiano è colui che vive in ascolto della voce di Dio e si lascia guidare da lui. Ma come possiamo vivere in sintonia con Dio, se non ci sintonizziamo sistematicamente con Lui? Pregare significa dialogare con Dio da persona a persona; significa mettersi davanti a lui, faccia a faccia, cuore a cuore, in ascolto della sua parola, per capire quali sono le sue intenzioni ed entrare in sintonia con lui.
                                                                                                     

Riscoprire la presenza di Dio. Per pregare occorre ricuperare il senso della «presenza» del Signore. E il Signore si rende presente anche oggi a noi nella comunità  cristiana, nella Parola proclamata, nella celebrazione dei sacramenti, nei gesti di carità , nei poveri. Occorre riscoprire questa presenza e mettersi in ascolto. Se in principio c' è la Parola, all' inizio della preghiera ci deve essere il... silenzio.
«Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete e le orecchie che ascoltano ciò che voi udite. Vi dico, infatti, che molti profeti e re desiderarono... udire ciò che voi udite e non lo udirono... Gli abitanti di Ninive sorgeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi si sono convertiti alla predicazione di Giona. Ed ecco, qui ora c' è più di Giona» (cf. Mt 12,41-43). Quando leggiamo la Bibbia, quando partecipiamo alla santa Messa, dobbiamo dire anche noi: «Ecco qui, ora, c' è più di Giona, più di Salomone».
Occorre trovare il tempo per questa preghiera silenziosa. È necessario dare tempo a Dio perché divenga «Dio per me». Se non troviamo abbastanza tempo per pregare vuol dire che Dio non ci interessa abbastanza. Ci vuol tempo a Dio per parlare; ma ci vuol tempo a noi per ascoltare.
Nel Medioevo vigeva il motto di san Benedetto: «Ora et labora». Nel tempo moderno il motto è stato ridotto a: «Labora et labora». Si racconta che Harnak, passando un giorno ai piedi di Montecassino, incontrò l' abate del monastero. «Che si fa, padre, lassù?» chiese. «Lassù - rispose l' abate - come sempre si prega e si lavora». Harnak si fece pensoso e mormorò: «Da noi, padre, si lavora, si lavora molto, ma non si prega. Forse per questo siamo tanto infelici».
«La vita non è solo efficienza e lavoro; è anche contemplazione, amicizia, gioco, festa. Nella preghiera l' uomo vive consapevolmente la dipendenza da Dio e l' amore per lui; ringrazia e loda per i doni ricevuti; chiede e si dispone ad accogliere quelli sperati. Più precisamente il cristiano attua consapevolmente la comunione filiale con Dio in Cristo, esprimendo l' atteggiamento fondamentale di fede, speranza e carità  con modulazioni diverse secondo le situazioni, gioiose o tristi, individuali o comunitarie» (CdA n. 965).
Gesù si ritirava spesso a pregare, sospendendo ogni altra occupazione. Terminati quei momenti privilegiati di intimità  con il Padre, rimaneva costantemente rivolto a lui nell' amore, faceva in ogni cosa la sua volontà . I tempi dedicati alla preghiera pura, liberi da ogni altra attività , hanno valore in se stessi, come attuazione esplicita e consapevole del rapporto di amore con Dio. Ma essi consentono di trasformare in preghiera anche gli altri tempi dedicati alle varie occupazioni. La preghiera è continua, se è continuo l' amore, se in ogni cosa facciamo la volontà  di Dio. «Prega sempre colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera» (CdA n. 987).

 

   

   

  LA PREGHIERA DI UNA MAMMA      

«D

          io mio! Si può pregarti quando la mia destra mescola il risotto, l' altra sostiene una rivista con un articolo che devo leggere per domani e il piede muove, di quando in quando, la carrozzina del nostro secondo bellissimo e impossibile bambino? Posso pregarti dal profondo di una cucina piena del fumo della rabbia, degli odori della rassegnazione indigesta, del sapore della sconfitta?
       «Posso pregarti con la testa che ripercorre compiti impossibili? Vorrei essere la perfetta padrona di casa delle Scritture che 'si alza quando ancora è notte e prepara il cibo alla sua famiglia'. Mia madre forse lo è stata... A me stai chiedendo questo Signore? Di rinunciare e solo rinunciare?
      «Vorrei essere l' innamorata del Cantico dei Cantici che ha il tempo di cantare: 'Vieni, mio diletto, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi...'. Ma come posso gridare queste parole di vento primaverile dal chiuso di un locale che odora di pappe e cavolfiore?
           «Vorrei essere una professionista capace e apprezzata. Mio marito non rimane forse in ufficio anche oltre l' orario per sfidare la concorrenza dei colleghi? Signore, mi stai chiedendo di lasciare che chiunque abbia tempo più di me, possa sorpassarmi nella corsa della professione? Vorrei essere la mamma che lava il suo neonato cantando, che lo strapazza di baci, che gli insegna parole di vita. Ma se il suo pianto ossessivo mi dicesse che sono una madre incapace?
      «Signore, non resisto a questi vuoti di significato che confondono il quadro con cui cerco di dare un senso alla mia vita. E se tu fossi il mio rifugio anche quando non sento la tua voce qui in cucina? Se il tuo silenzio fosse un invito alla Sapienza, quella che risuona nella tua parola... ?».
 

 


 
   

 

 
  UNA PARABOLA PER I NOSTRI GIORNI      

Un prestito per amor di... amicizia

 di Carlo Sgorlon     

E      ra circa mezzanotte quando Francesco andò a dormire. La moglie e i figli l' avevano già  preceduto da tempo. La giornata di lui era stata faticosa, come quella di tutti coloro che fanno il mestiere di agenti in Borsa, e sono soggetti all' altalena eterna delle quotazioni. In quel momento, suonarono il campanello di casa. Francesco aprì subito il cancello, temendo che l' importuno, il maleducato, tornasse a suonare, svegliando i suoi. E se       erano dei malintenzionati, magari dei rapinatori?
             Era, invece, l' amico Giovanni, tutto sudato e affannato. Che gli succedeva, che voleva a quell' ora impossibile? Un prestito. L' indomani si sposava sua figlia e non aveva con che pagare il pranzo di nozze. Tutti i suoi risparmi si erano dissolti, per le cento spese che aveva dovuto affrontare. Se i consuoceri si accorgevano di questo, era possibile ogni catastrofe. Potevano anche mandare a monte il matrimonio, non ancora arrivato al suo compimento. Un prestito, almeno sei milioni, gli era assolutamente necessario.
     Francesco sorrise. Giovanni era il solito esagerato, aveva sempre avuto la tendenza a gonfiare e a drammatizzare le cose. L' amico lo pregò e tornò a pregarlo, ma Francesco non cedeva. A lui i soldi mica scendevano dal cielo, come la manna nel deserto. Ne aveva messi da parte molti, ma sempre con ansia e fatica. Per lui il crack         e il disastro erano sempre possibili, e doveva sempre stare sul chi va là , come una sentinella sugli spalti di una fortezza. Anche lui aveva una famiglia, non una ma due ragazze da marito, un patrimonio incerto, spinto da venti sempre imprevedibili.
        Giovanni non si dava per vinto. Ricominciava a chiedere, a pronunciare delle cifre, e la sua richiesta diventava sempre più una preghiera. «Mica sono il Padre Eterno» disse Francesco. Ma per Giovanni, evidentemente, un rapporto esisteva, perché sosteneva che Dio l' avrebbe esaudito attraverso l' amico. Era quello il modo di agire del Creatore, ricorrere a persone e a mezzi terreni per esaudire i suoi devoti, e soprattutto coloro che erano legati dall' amicizia, ossia dall' amore...
   Ambedue tacquero. Non sapevano più cosa dire, forse tutte le parole possibili erano già  state pronunziate. Si guardarono a lungo. Erano stanchi e tesi entrambi.
   Poi Francesco estrasse un libretto di assegni, scrisse una cifra e scarabocchiò una firma: Giovanni ebbe la sensazione di vedere l' epilogo di un prologo cominciato in un luogo a lui sconosciuto.
In cielo?

     

PROVOCAZIONI PER       RIFLETTERE      

     

L       e ricerche socio-religiose rilevano che metà  dei cristiani dice una preghiera ogni giorno, mentre un' altra metà  prega raramente o non prega affatto. Molti hanno smesso di pregare perché delusi dall' impressione che pregare non serva. E poi aggiungono: «Non siamo monaci! Abbiamo altre cose da fare!».
-   A che serve pregare?  lo ci ho provato, ma non è servito a nulla: non ho ottenuto quello che chiedevo.
- Perché pregare?   Dio sa già  di che cosa abbiamo bisogno, senza chiederglielo!
- Non c' è tempo per pregare in una vita frenetica come quella attuale: ci sono troppe cose da fare.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017