Maria, figlia del suo figlio
A inizio anno, Canale 5 mise in onda Giuseppe di Nazareth (interpretato dall' austriaco Tobias Moretti del Commissario Rex), primo esemplare di un progetto di alcuni film per la televisione che hanno come protagonisti i personaggi che vissero al fianco di Gesù provando sentimenti diversi, come la paternità , la maternità , la passione, il tradimento, l' incredulità . Di questo progetto - al quale appartengono anche Maria Maddalena, Giuda e Tommaso - va ora in onda, per le festività natalizie e sempre su Canale 5, Maria, figlia del suo figlio, secondo e più importante appuntamento, perché si tratta della madre di Gesù.
Prodotto per la Titanus, Telepiù e Mediatrade da Goffredo Lombardo, figura storica dell' industria cinematografica italiana, Maria, figlia del suo figlio è un film in due puntate di un' ora e venti minuti ciascuna, diretto da Fabrizio Costa, aiuto di Visconti e Pasolini, regista delle ventidue puntate di Edera, il primo teleromanzo italiano, di Fatima e di Michele Strogoff. Il corriere dello Zar. La sceneggiatura è di Massimo De Rita; il cast è internazionale: Maria è l' israeliana Yael Abecassis, la dolce interprete del film di Amos Gitai Kadosh-Sacro; Gesù è l' australiano Nicholas Rogers già visto in Fantaghirò e Caraibi; san Giuseppe e Maria di Magdala sono gli spagnoli Nancho Novo e Angela Molina. La colonna sonora è di Goran Bregovic, il musicista bosniaco autore dei temi di film di successo come Underground e Train de vie.
Maria al centro della narrazione. Si inizia con la crocifissione di Gesù, tema centrale e passaggio obbligato della narrazione. Il punto di vista è quello di Maria, testimone e spettatrice di questo e degli altri episodi della vicenda. E subito dopo si passa all'infanzia di Maria, proprio per far capire che se Gesù è il protagonista, lei rimane il personaggio principale della storia.
Per far capire come già nel concepimento Maria fu segnata da un disegno che la sovrasta, gli autori mettono in scena la sequenza della sua consacrazione al Signore. Suo padre e sua madre, Gioacchino e Anna, erano sterili. Ma Dio ebbe pietà della loro vergogna e fece loro dono di quella splendida bambina, che al terzo anno di età fu condotta al tempio: se avesse salito i quindici scalini senza voltarsi indietro, la sua offerta sarebbe stata gradita a Dio.
Il racconto procede in modo delicato e pieno di tenerezza: il pianto di Anna, perché se il Signore le aveva dato una figlia, ecco che ora gliela toglieva di nuovo per farla entrare nel tempio; il compimento del dodicesimo anno e l' incontro con Giuseppe, il falegname, accompagnato dal segno dei boccioli che si dischiudono sul suo bastone; la loro storia d' amore contrappuntata di gioia in attesa delle nozze. Poi l' evento, qualcosa di straordinario: l' angelo che appare a Maria e che le annuncia che avrebbe concepito un figlio per opera dello Spirito Santo, un grande figlio, il figlio dell' Altissimo...
L' umanità del sacro. Il racconto si sofferma sulla natività con poesia e realismo, fuori da ogni iconografia convenzionale. L' umanità dei personaggi non è mai disgiunta dal senso del sacro. Giuseppe rispetta la purezza di Maria e accetta con piena consapevolezza una volontà che intuisce superiore, ma non nasconde la sua difficoltà a capire. Umanissimo è anche lo stupore dei personaggi di fronte al ruolo loro assegnato. «Di chi è il figlio che sto allevando? È possibile che Dio sia nascosto in questo bambino?» si chiede la Vergine Madre mentre sta accudendo al bambino Gesù. E la saggia praticità di Giuseppe, piccolo trattato di pedagogia, si manifesta appieno dopo l' episodio della guarigione dell' asino: «Anche se è un bambino straordinario, noi dobbiamo farlo crescere come un bambino normale».
Il rapporto fra Giuseppe e Gesù è un altro elemento degno di nota e di considerazione: un rapporto generazionale che, come tutti in questo caso, è sottolineato da contrasti ma anche da profondi legami. Quando la sacra famiglia viene scacciata dall' Egitto, Giuseppe ha una discussione con Gesù. Di fronte a una ferma risposta del ragazzo, lo colpisce con uno schiaffo. Un momento di attrito fra padre e figlio, un piccolo strappo che viene ricucito dalla sceneggiatura in modo egregio al momento della morte di Giuseppe, quando egli dice a Gesù: «Non riuscivo a capire il mistero della tua nascita. Perdonami e chiedi perdono a tuo Padre per me». Al che Gesù risponde con un abbraccio a Giuseppe morente: «Papà , papà mio».
Buona conoscenza delle fonti. Tutti questi fatti si svolgono alla presenza della Madonna, testimone discreto, che esprime di volta in volta il turbamento, l' angoscia, la speranza, lo smarrimento di fronte al mistero, il timore, la fede nei disegni di Dio. Il racconto, che non conosce cedimenti e fasi di stanca, non lavora solo di fantasia nel delineare i personaggi ma si affida anche ai testi evangelici, agli apocrifi e alla tradizione popolare sulla figura della Madonna. La varietà delle fonti viene fuori, tanto per fare un esempio, dall' episodio dello schiaffo di Giuseppe a Gesù ragazzo. Si tratta infatti di un brano tratto dai Vangeli apocrifi che intende porre l' accento sulla paternità di Giuseppe e sul suo ruolo educativo. Ma ci sono altri momenti che fanno presupporre una buona conoscenza dei testi. Si veda la scena in cui Maria va al ruscello ad attingere acqua: lì sente per la prima volta la voce dell' angelo che le annuncia la nascita del bambino. Maria corre a casa e, appena rientrata, ode la voce una seconda volta. La ripetizione è dovuta al fatto che, come vuole la tradizione, l' angelo sia apparso due volte a Maria. Non a caso a Nazareth ci sono due chiese dedicate all' evento: una è la chiesa francescana dell' Annunciazione; l' altra è quella greco-ortodossa di San Gabriele. U na domanda al regista, Fabrizio Costa.
E ancora, durante la fuga in Egitto, il film sottolinea il fatto che Elisabetta non segue Giuseppe, Maria e Gesù per salvare il figlio Giovanni dalla strage degli innocenti. A testimonianza di questo fatto nella chiesa della Visitazione ad Ain Karem, nei pressi di Gerusalemme, c' è una grande pietra dove si vuole che Elisabetta si nascondesse con Giovanni per sottrarlo al massacro perpetrato da Erode.
Altra scena che merita una citazione è quella dell' assunzione di Maria al cielo. Del fatto parlano gli Atti degli Apostoli (capitolo I, versetto 14), ma c' è anche un antichissimo documento siriano, un Vangelo apocrifo del III-IV secolo, dove si parla del «transito della Vergine», della morte di Maria. Quest' ultimo recita: «Gli apostoli trasportarono il corpo di Maria fino alla valle di Giosafat, al di qua del Monte degli ulivi, e lo posero su un banco di roccia nella parte più interna del sepolcro». Per descrivere il dogma dell' Assunzione, Fabrizio Costa si avvale di una scena analoga: Maria si stende sul suo letto e si addormenta; a questo punto ecco apparire Gesù che la prende in braccio e la porta in cielo con sé, anima e corpo. Una scena molto bella, alla quale Yael Abecassis presta tutta la dolcezza e l' intensità del suo viso luminoso. Scelta indovinata di un' attrice dai lineamenti sacrali, capaci di esprimere austerità e innocenza nello stesso tempo. MARIA AGLI OCCHI DEL REGISTA
Msa. Quali sono gli aspetti della personalità e della vita di Maria che il film ha cercato di mettere in luce?
Costa. Maria è la più conosciuta e amata fra tutte le donne, una donna dai mille nomi: la Madonna, la Madre di Dio, la Vergine, la Sposa celeste, la Regina dei cieli, l' Immacolata. Ma, delle mille sfaccettature della personalità di questa donna straordinaria, il racconto televisivo sottolinea quello più profondo e umano: Maria, madre terrena e universale, che attraverso le gioie e le preoccupazioni, la felicità e la sofferenza del Figlio compie un misterioso cammino d' amore, soggetto alle stesse ansie e oscurità di ogni madre, che la porterà al superamento della maternità carnale con la fede. Un cammino unico, eppure di tutti, perché Maria è anche madre nostra.