Il clic guastafeste
Un clic per tutta la vita. Gli invitati in posa, la sposina pronta a incrociare il calice con lo sposo in doppio petto blu, i genitori commossi. Una foto da riguardare mille e mille volte insieme con tutti i parenti e gli amici in visita nella nuova casa dei «piccioncini», appena tornati dal viaggio di nozze. Anzi, appena tornati dagli altri innumerevoli viaggi che gli sposi sono riusciti a fare prima che il fatidico album delle foto fosse loro consegnato. Sembra infatti che, a parte pochi casi fortunati, si debba attendere mesi e mesi prima di poter rimirare «il giorno più bello della propria vita».
Consegna a sorpresa
Si fa in tempo a far sviluppare tutte le foto scattate da amici-parenti-conoscenti, a vedere il filmino amatoriale del regista improvvisato di turno, a riandare con la memoria all' emozione del momento del «sì». E, quando viene consegnato l' album ufficiale, la poesia sembra essere andata via. Quel po' che ne rimane viene spazzata via definitivamente quando si tratta di staccare l' assegno per pagare il lavoro così sapientemente svolto. Ci si accorge, infatti, in quel momento che «ci sono due foto anticate in più», che l' album di pelle «è costato più del previsto», che «siete stati voi a dirmi di inserire quelle altre tre foto dai provini». Insomma, quella per le fotografie finisce per essere una delle voci più consistenti delle spese per il matrimonio.
Regole per tutelarsi
Se non volete brutte sorprese, sarà il caso di accordarsi prima, per iscritto, utilizzando il contratto-tipo preparato da associazioni di consumatori - Adiconsum in testa - e associazioni di fotografi. Siglato con il contributo della Camera di Commercio di Torino, l' accordo prevede il rispetto di alcune semplici regole che metteranno al riparo gli sposi da sgraditi inconvenienti. Innanzitutto, bisognerà accertarsi che il fotografo sia iscritto alla Camera di Commercio e che abbia la partita Iva, che si tratti, insomma, di un vero professionista. Se è un esperto di matrimoni, potrà esibire senza problemi anche il tesserino rilasciato dalla Curia in cui si attesta che il fotografo sa comportarsi in modo corretto e discreto nei luoghi sacri.
Dal punto di vista pratico, si dovranno concordare il numero e il formato delle foto, i termini di pagamento e di consegna, il costo complessivo di tutte le fasi necessarie alla produzione del servizio, il costo dell' album.
La proprietà dei negativi, salvo diverso accordo, resta del fotografo. Se, però, questi intende esporle in pubblico dovrà avere l' autorizzazione degli sposi.
Perché il servizio venga meglio, sarebbe opportuno che il fotografo incontrasse gli sposi prima e che conoscesse già l' ambiente in modo da sapere con certezza quali luci ed effetti utilizzare. Inoltre, dovrà essere specificato il nome del fotografo e, salvo impedimenti eccezionali, dovrà essere proprio la persona scelta a scattare le pose. Non si accettano sostituti dell' ultimo momento che non garantiscono la qualità pattuita al momento della stipula del contratto.
Occhio al prezzo
Per quanto riguarda il prezzo, le associazioni di consumatori e di fotografi hanno calcolato che un servizio di 60 pose formato 20x30 viene a costare, escludendo soltanto il costo dell' album, circa 3 milioni di lire. Un video, compreso il box portacassette e il duplicato per gli sposi, arriva a 1 milione 500 mila. Naturalmente, se si aggiungono spese di trasferta, fotografie montate su materiali particolari, eventuali ore aggiuntive di lavoro (la cui modalità e il cui prezzo va già indicato nel contratto) il costo può lievitare anche di molto.
L' importante, comunque, alla fine è l' essere contenti di quanto sborsato e del risultato del prodotto senza rimpiangere, dopo aver speso fior di quattrini, «però lo zio Mario avrebbe saputo far di meglio».
S arà stata la paura della mucca pazza o quella dei mangimi alla diossina. Fatto sta che il Parlamento europeo ha deciso di riconquistare la fiducia dei consumatori votando all' unanimità un provvedimento che introduce nei quindici paesi dell' Unione la «targa della fettina». Da settembre, comprando al supermercato o dal macellaio, è necessario avvisare il consumatore della provenienza della carne che stiamo per acquistare. Non solo, l' etichetta obbligatoria ci deve dire dove è nato, dove è stato allevato e dove è stato macellato l' animale che stiamo comprando.
LA FETTINA TARGATA
Se si acquista carne tritata è diritto del consumatore conoscere il numero dello stabilimento di preparazione della carne e quello di riconoscimento dell' animale e del luogo di macellazione.
Gran parte delle informazioni sono già disponibili, mentre per un' identificazione più puntuale bisognerà attendere il primo gennaio 2002 quando si potranno conoscere anche gli eventuali passaggi da uno stato all' altro compiuti dagli animali nella loro marcia verso le nostre tavole.
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