Hanno scelto il Sud per la loro Tenda
Arrivano alla spicciolata le signore del quartiere San Giorgio. Reggio Calabria non offre il suo volto migliore, questo pomeriggio. Pioviggina, e dove l`asfalto ha ceduto, l`acqua là fa da padrona. Case popolari dall`aria incompiuta hanno lasciato spazio alla fantasia e alle necessità degli inquilini. Portano la Bibbia sotto braccio le donne del sabato. Figli, mariti, pranzi domenicali da preparare, impegni tra cognate o in parrocchia sono stati organizzati in modo da lasciare un`ora libera.
Questo pomeriggio è dedicato all`appuntamento con Stefania. O meglio, alla lettura del Vangelo spiegato con parole semplici e linguaggio comune. Siamo a casa di Maria, seduti intorno al gran tavolo di cucina. Una decina di persone. I bambini più grandi giocano in un`altra stanza, qualche piccolo resta buono in braccio alla giovane mamma. Si prega con un salmo, poi si legge il Vangelo della domenica. Stefania contestualizza i passi ascoltati, fa qualche domanda che interpella la vita delle presenti. Parlano di Vangelo e dicono della loro vita, le signore, vicine di casa, clienti dello stesso mercato e fedeli della medesima parrocchia. Si conoscevano a malapena, oggi vivono la freschezza e lo stupore di una piccola comunità che nasce. Balbettano con coraggio le parole della fede. «Prima neanche lo aprivo il Vangelo perché non lo capivo... adesso è diverso», dice la padrona di casa. Aleggia lo spirito del Giubileo.
Stefania Lecce, sarda, 36 anni, è una delle otto laiche consacrate che compongono la «Tenda del Magnificat». L`incontro a casa di Maria è una «visita», secondo il linguaggio usato dalla fraternità . Vale a dire «un incontro intorno alla parola che permette il rapporto da persona a persona e fa circolare l`amicizia». È questo lo stile che regola i rapporti e che in qualche modo segna l`essere e l`agire: la leggerezza e la precarietà della tenda, la sollecitudine e l`ascesi del Magnificat.
La «Tenda del Magnificat» nasce nel 1957 dall`intuizione di una giovane laureata in fisica, Costanza Badoni, di Lecco. Un papà industriale, undici sorelle, un fratello morto in guerra. Costanza racconta di essere partita «dal desiderio di seguire Gesù da vicino, condividendo la vita degli operai. Mi ero nutrita di Vangelo sin da piccola. Poi, nell`adolescenza, presi le mie distanze, ma sapevo che se avessi avuto il dono della fede, avrei voluto viverlo nudo e semplice. Senza mediazioni né sovrastrutture». Da un desiderio, piano piano nasce un`esperienza di vita.
«Siamo laiche con una spiritualità monastica. All`inizio ci chiamavamo 'Eremo del Magnificat' ` spiega Costanza, che vive nella prima fraternità di Reggio, nella zona sud della città , quartiere San Giorgio, con Stefania, Raffaella, di Milano, ed Elisa, una compagna di Lecco della prima ora `. A differenza degli istituti religiosi dove si fanno tre voti, noi siamo tornate un po` alle radici del monachesimo antico, dove c`era un impegno a vivere tutto fino in fondo».
Gli inizi della Tenda sono a Milano in ambiente operaio. La Chiesa italiana vive di Azione cattolica e Acli. Siamo negli anni immediatamente precedenti il concilio Vaticano II e nella pastorale non sembra esserci molto spazio per esperienze diverse. Costanza si avvicina alle Acli, conosce il movimento giovanile operaio d`oltralpe, la Gioc, torna a Milano determinata a iniziare un`esperienza di convivenza fraterna che non sa bene dove la condurrà .
È seguita da un padre gesuita, mentre intorno a lei cominciano ad arrivare le prima ragazze che condividono la scelta di povertà , di radicalità nella sequela del Vangelo e di compagnia con l`ambiente operaio. Dal primo momento è chiaro che ciascuna si guadagna da vivere senza pesare sulla comunità , ma tutto è in comune e, una volta messo da parte il necessario per il presente, il resto è destinato ai più bisognosi, senza nessun accumulo.
La prima fraternità nasce a Milano, seguono Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, Perugia, Roma, fino a quando, nel 1985, l`allora vescovo di Crotone, monsignor Giuseppe Agostino, chiede alla Tenda di piantare qualche paletto al Sud. È un momento delicato nella storia della piccola comunità . Per alcune il cammino si interrompe, per altre inizia in quel momento. «Capimmo che si trattava di fare una scelta radicale», dice Costanza. La comunità sceglie di trasferirsi tutta al Sud. Al Nord, Costanza e le altre lasciano gruppi di laici cresciuti intorno alla mensa della Parola, persone che lavorano nelle parrocchie o nel volontariato e che ogni anno, come è tradizione dal 1972, si ritrovano con le donne del Magnificat ai piedi del monte La Verna, in una cascina messa a disposizione dai frati del santuario.
Alle Vaglie, così si chiama il vecchio casolare risistemato dove non arriva l`elettricità , si trascorrono insieme momenti di preghiera, formazione e condivisione. E sono numerosi i parroci che consigliano a molti giovani in ricerca di fare quest`esperienza un po` spartana, a contatto con la natura e con il Vangelo. Da qui, dai campi estivi, sono arrivate le nuove leve delle comunità . Stefania, appunto, ma anche Loretta di Bergamo e Mariateresa, di Ponte san Pietro che oggi vivono nella seconda fraternità di Reggio Calabria, con Gaetana, proveniente da Crotone, e Conchita, spagnola, «anziana» della Tenda, che fa un po` da madre spirituale per le più giovani.
Nuovi ambienti di evangelizzazione. Negli anni, la vocazione «operaia» ha lasciato spazio ad altri ambienti di evangelizzazione: così a Crotone, dove la comunità è stata presente fino al 1995, Stefania era entrata in una cooperativa giovanile di agricoltura biologica per la produzione di prodotti tipici calabresi, mentre oggi, a Reggio, Raffaella lavora con i malati terminali e Stefania è impegnata con la «Lega per la ricerca sul cancro». Nulla, però, è cambiato delle intuizioni che hanno guidato i primi anni e che nel tempo si sono approfondite, fino a portare prima all`approvazione ecclesiastica della Tenda come «Pio sodalizio», a Perugia, nel maggio del 1965, e quindi alla scrittura delle Costituzioni nel 25° di fondazione.
La prima intuizione è l`Incarnazione: «una forte contemplazione, ma nel mondo ` dice Costanza, spiegando che la radice della comunità si trova nel racconto della Visitazione `: si tratta di portare Gesù come Maria a Elisabetta, vivendo con i poveri. Non conta ciò che si fa, ma come si è. Lo stile dell`incontro, i contatti personali, l`affratellare la gente in piccoli gruppi». Per questo motivo, il lavoro non è visto come affermazione professionale, ma come opportunità di condivisione e di crescita personale. Mariateresa, per esempio, da donna in carriera in una grande industria italiana è passata al lavoro di domestica a casa di un`anziana che vive su una sedie a rotelle.«All`inizio ho fatto fatica ad accettare un lavoro umile, ma poi ho scoperto che c`è una ricchezza che il lavoro meno modesto non ti dà . Hai la mente e il cuore più liberi, ed entri in contatto con persone che prima avresti ignorato».
Anche Gaetana e Loretta, le più giovani, al momento studiano teologia e, a part time, fanno le domestiche. «Diventa un aspetto concreto del fatto che la vita la dai al Signore», spiegano. «In fondo ` dice Stefania ` il fatto stesso di vivere la precarietà , talvolta lavorando in nero, significa fondare la vita su altre sicurezze, che non siano l`affermazione personale e le garanzie per il futuro. Lo spirito ` conclude `, è lo stesso dell`apostolo Paolo, il patrono di Reggio Calabria, viaggiatore per eccellenza, che, come raccontano gli Atti, ha piantato i paletti della sua Tenda anche sulla terra del bergamotto».