Sant'Antonio a Benvignante
Col terremoto del maggio 2012, la chiesetta di Benvignante (diocesi di Ferrara) dedicata a sant'Antonio da Padova, subì lievi danni e supplì alle celebrazioni liturgiche mentre venivano restaurate le chiese limitrofi. Poi iniziarono i lavori per il restauro anche della suddetta chiesetta, ora terminati. La chiesa sorge ad un centinaio di metri da una delle tante delizie estensi esistenti sul territorio. L’interno è stato ridipinto, il tetto rimesso a nuovo, così come la facciata e quella della canonica. Il paese è sempre stato servito da un parroco ivi residente, ma per scarsità di sacerdoti ora (la chiesa) è servita dal parroco di san Nicolò. Da ricordare che fu il vescovo Ruggero Bovelli ad elevare a parrocchia l’attuale chiesa che fu retta da don Dafne Govoni come primo parroco (1950-1956). Nel 1727 il cardinale Ruffo predispose che si compissero riti parrocchiali per quella comunità.
Nel 1717 il sig. Antonio Boiardi consegna al notaio Sebastiano Zanelli il suo testamento nel quale ordina che sia eretta una propria chiesa nel luogo ove era situato l’oratorio. L’attuale dedicata a sant'Antonio da Padova divenne parrocchia con decreto del 7 ottobre 1950: atto riconosciuto poi civilmente dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi il 16 ottobre 1952. L’attuale edificio ha all’interno due cappelle laterali con nicchie e altari, l’altare maggiore in marmo, il presbiterio sostenuto da quattro colonne e in facciata le quattro lesene costituiscono motivo di abbellimento.
La prima attestazione ufficiale e documentata dell’esistenza di una chiesa nel borgo di Benvignante l’abbiamo dal registro dei matrimoni della parrocchia di san Nicolò (la quale al tempo aveva sovranità su Benvignante), nel quale si legge che la celebrazione del rito nuziale avviene nella “Chiesuola” del palazzo del Calcagni di Benvignante. Correva l’anno 1574. La stessa chiesetta viene riportata in mappe del XVI secolo giacenti preso l’archivio di stato di Modena. C’è un fatto anomalo in questa storia: l’evidente contraddizione tra la denominazione “Oratorio” fino alla metà del XVII secolo e la dignità ecclesiale dello stesso edificio ben due secoli prima quando viene celebrato il matrimonio. La chiesetta, pur di carattere padronale, viene evidentemente frequentata dalla popolazione del borgo ed è regolarmente elencata in occasione delle visite pastorali che i Vescovi di Ferrara effettuano nel territorio della Diocesi. La Chiesa passa poi alla nobile famiglia Boiardi, la quale acquista altri numerosi beni nel territorio, come appare anche dagli Stati d’anime parrocchiali che si succedono nei vari anni.
Nel 1717 il sig. Antonio Boiardi detta al notaio Sebastiano Zanelli il suo testamento nel quale è contenuto un importante legato. Il testatore infatti ordina che sia fatta fare una vera e propria chiesa nel luogo ove è situato l’oratorio, vi siano eretti tre altari: uno dedicato a sant'Antonio, l’altro alla Beata Vergine e a san Giuseppe ed il terzo a san Nicola di Tolentino, sant'Alberto e san Pio V. Alla chiesa viene assegnato come dote perpetua un fondo con un casalino che il Boiardi aveva precedentemente acquistato da Francesco Gulinelli. Il testatore inoltre, usando un suo antico privilegio, destina alla cura delle anime il sacerdote don Gaetano Napoli, già assegnato precedentemente allo stesso Oratorio. Il Boiardi, con notevole lungimiranza, dispone per ultimo che, se dovesse divenire arido e infruttifero il fondo destinato al sostentamento della chiesa, gli eredi dovranno provvedere surrogando con un altro fruttifero di pari valore. Nel legato non mancano precise disposizioni per le consuete messe ordinarie in favore del testatore.