La Bolla di indizione dell’Anno santo Lo stupore della fede

Intervista a monsignor Angelo Comastri, arcivescovo di Loreto e presidente del Comitato nazionale per il Giubileo. L’Anno santo sarà un’occasione per fare ammenda dei propri peccati, anche di quelli commessi dalla Chiesa.
07 Gennaio 1999 | di

Il grande Giubileo del 2000 è stato ufficialmente presentato in Vaticano lo scorso 29 novembre, prima domenica di Avvento, con la consegna della Incarnationis mysterium, la Bolla di indizione. Questa lettera apostolica (che deve il suo nome al sigillo di piombo - dal latino bulla - che porta inciso il nome del Pontefice che la emana) fa luce, infatti, oltre che sul significato profondo dei tre segni giubilari per eccellenza (l'indulgenza, il pellegrinaggio e la porta santa), sul cammino di conversione alla sequela di Cristo, che in occasione del Giubileo ogni credente deve compiere.

Monsignor Angelo Comastri, arcivescovo di Loreto e presidente del Comitato nazionale per il Giubileo, ha commentato per noi il documento del Papa.

Msa: Monsignore, qual è il significato della Incarnationis mysterium, la Bolla che indice l'Anno santo?

Comastri. La Bolla di indizione dell'Anno santo del 2000 inizia con queste parole: «Con lo sguardo fisso al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millennio». E prosegue: «Gesù è la vera novità  che supera ogni attesa dell'umanità  e tale rimarrà  per sempre, attraverso il succedersi delle epoche storiche». Il Papa, con linguaggio preciso e deciso, richiama subito il senso vero del Giubileo: uno squillo di tromba che invita i cristiani a fissare lo sguardo su Gesù per ritrovare lo stupore, la gioia e il coraggio della fede. Il Giubileo è questo, tutto il resto è cornice.

Lo scrittore Giovanni Papini, nella sua celebre Storia di Cristo, pregava così: «Signore Gesù, abbiamo bisogno di te, di te solo e di nessun altro. Tutti hanno bisogno di te, anche quelli che non lo sanno; e quelli che non lo sanno assai più di quelli che lo sanno. L'affamato si immagina di cercare il pane e ha fame di te. L'assetato crede di volere l'acqua e ha sete di te. Il malato si illude di desiderare la salute e il suo male è l'assenza di te. Tutti cercano te». Questa preghiera di Papini dovrebbe riaffiorare nel cuore di tutti in occasione del Giubileo, proprio nel momento in cui, sul finire del millennio, ci troviamo dinanzi a tanti che hanno perso il senso della vita. Per questo il Papa invita tutti i cristiani a rinnovare l'atto di fede in lui, per dire con l'apostolo Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto in te».

Quali sono, a suo parere, i passi più significativi del documento?

Nella Bolla di indizione il Papa a un certo punto scrive: «Noi non possiamo permetterci di dare al mondo l'immagine di terra arida dopo che abbiamo ricevuto la parola di Dio come pioggia scesa dal cielo». Noi abbiamo, cioè, una grande responsabilità  missionaria e il passaggio del millennio ce lo ricorda in maniera forte. È Dio stesso che ricorda alla Chiesa: «Tu hai ricevuto una luce: alzala perché tutti vedano. Tu hai ricevuto una buona notizia: raccontala, perché tutti si riempiano di speranza». Per questo il Papa invita tutti i cristiani a un bagno di penitenza, per aprirsi a un'autentica conversione, affinché la Chiesa possa essere davvero una luce che brilla in mezzo alle tenebre del mondo.

Ci sono alcuni passaggi di un coraggio straordinario in questa Bolla di indizione. Scrive il Papa: «La storia della Chiesa è una storia di santità  che si manifesta nelle vicende di tanti santi e beati. Come anche in quelle di una immensa moltitudine di uomini e donne sconosciuti il cui numero è impossibile calcolare». Ma subito dopo aggiunge: «È doveroso, tuttavia, riconoscere che la storia registra anche non poche vicende che costituiscono una contro-testimonianza nei confronti del cristianesimo. [& ] Come successore di Pietro chiedo che in questo anno di misericordia la Chiesa, forte della santità  che riceve dal suo Signore, si inginocchi dinanzi a Dio e implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli. Tutti hanno peccato e nessuno può dirsi giusto dinanzi a Dio. Si ripeta, senza timore: 'Abbiamo peccato' (Ger 3,25), ma sia mantenuta viva la certezza che 'laddove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia' (Rm 5,20)». Il Papa, in sintesi, invita la Chiesa a fare penitenza, a riconoscere umilmente il suo peccato, affinché la grazia potente del Signore la rinnovi e possa essere un'eco fedele che annuncia a tutti: «Dio è entrato nella storia, noi l'abbiamo incontrato e ci ha cambiato la vita».

Qual è il significato dell'indulgenza giubilare?

L'indulgenza innanzitutto non va presentata come ha fatto tanta stampa superficiale e disinformata che ha scritto: «Per conquistare l'indulgenza basta rinunciare a un pacchetto di sigarette o a una bottiglia di liquore». Non è assolutamente vero. L'indulgenza si inserisce in un cammino di conversione che è cosa seria e impegnativa e si capisce soltanto se si guarda al peccato e al suo tremendo e devastante potere. L'indulgenza nasce, infatti, dalla consapevolezza che il peccato, quando viene commesso, affonda le radici nella vita della persona e ha bisogno di un lungo cammino di purificazione. In questo cammino di purificazione, però, il cristiano non è solo: c'è la comunità  dei santi che prega, intercede e gli offre l'aiuto della sua carità  perché possa essere acceso dalla carità  di Dio. Scrive il Papa: «La dottrina circa le indulgenze insegna in primo luogo quanto sia 'triste e amaro l'aver abbandonato il Signore Dio' (Ger 2,19). I fedeli quando acquistano le indulgenze comprendono che con le proprie forze non sarebbero capaci di riparare al male che con il peccato hanno arrecato a se stessi e a tutta la comunità , e perciò sono stimolati ad atti salutari di umiltà . La verità , poi, circa la comunione dei santi che unisce i credenti a Cristo e vicendevolmente ci dice quanto ciascuno possa giovare agli altri - vivi o defunti - al fine di essere sempre più intimamente uniti al Padre celeste». Ecco, da queste poche parole si capisce che l'indulgenza non si può banalizzare. È un fatto molto serio e molto bello.

In numerosi passi della Bolla, il Papa sottolinea l'importanza della «carità »...

Il Papa, a riguardo, si esprime così: «Un segno della misericordia di Dio, oggi particolarmente necessario, è quello della carità  che apre i nostri occhi ai bisogni di quanti vivono nella povertà  e nell'emarginazione». E subito passa a enumerare le nuove forme di schiavitù che si stanno diffondendo in questa nostra società , nella quale si parla tanto di libertà  ma si creano sempre nuovi schiavi. Un'autentica conversione al Signore si esprime sempre in gesti di carità  e di solidarietà . Chi accoglie Dio nel cuore deve necessariamente arrivare a bruciare di amore, come brucia di amore il cuore di Dio. Nel documento papale viene attualizzato lo stesso pellegrinaggio giubilare, attraverso uno sviluppo degli insegnamenti che la Chiesa ha sempre trasmesso. Scrive il Papa, nella parte finale della Bolla: «Il pellegrinaggio giubilare può essere fatto anche in ogni luogo, se i cristiani si recheranno a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità  o difficoltà , siano infermi, carcerati, anziani in solitudine o handicappati, quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro». Queste indicazioni mostrano, in maniera molto chiara, che la conversione sboccia sempre in un impegno di carità .

Alla luce della Incarnationis mysterium, dunque, che significato assume il grande Giubileo del 2000?

Potremmo dire che è un bagno di purificazione della Chiesa, per lasciar passare la luce di Gesù e donarla agli uomini che stanno varcando la soglia di un nuovo millennio con una zavorra di paura e confusione. Il filosofo tedesco Martin Heidegger ha affermato: «Nessuna epoca ha saputo, meno della nostra, che cosa sia l'uomo». Sono parole di un'amarezza incredibile. E un altro filosofo contemporaneo, Hans Jonas, discepolo di Heidegger, con lucida onestà  ha confidato: «Io tremo davanti a questa situazione: oggi il massimo potere si unisce al massimo vuoto e il massimo di capacità  va insieme al minimo sapere - quindi alla minima sapienza - intorno agli scopi della vita». Questa è la situazione dell'uomo di fine millennio. È urgente, allora, una nuova evangelizzazione. Ma per evangelizzare questo mondo ci vuole una nuova fioritura di santi. Ecco perché il Papa ha detto: «Obiettivo principale del Giubileo è suscitare un rinnovato anelito alla santità ». Se crescerà  la santità  nella Chiesa, allora potremo dire di aver fatto Giubileo».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017