Tradizioni natalizie. È ancora il presepio a farci sognare
D on Giuseppe si guardò intorno. Nessuno. Tra i banchi avvolti nella penombra, neanche le signore fedelissime del Rosario, quello prima del vespro. Lanciò un'occhiata fuori dalla chiesa. Panettoni e telefonini facevano a gara per rubare l'attenzione dei potenziali acquirenti. La gente era tutta lì, riflessa nelle vetrine. Gli occhi attenti a scrutare i prezzi. Chi guardava la merce, scorgeva, di rimbalzo, anche la sua immagine. Un po' come in uno specchio. Le altre persone erano ombre sfocate, evanescenti. «Sembra che abbiano quasi paura a guardarsi negli occhi. Bisognerebbe far ruotare quelle teste di 45°, staccarle dalle vetrine e fissarle sul volto del vicino - pensò il giovane parroco che aveva in tasca una laurea da ingegnere - , aiutarli a incontrarsi, a conoscersi, ad allargare i loro orizzonti»
Don Giuseppe non si perse d'animo. Chiamò il «Gruppo giovani» e spiegò le sue preoccupazioni: «Insomma - concluse - la fantasia non vi manca. A ognuno di voi chiedo di cercare un segno del Natale, che ci racconti come questo giorno, al di là dei regali, viene vissuto in maniera particolare. Attenti, però. Perché spesso quello che crediamo una genuina tradizione popolare, nasconde l'anima del commercio. Sapete, per esempio, perché Babbo Natale è bianco e rosso?». Di fronte all'espressione sconcertata dei presenti, aggiunse: «Secondo una tradizione di origine celtica, all'inizio c'era il 'Silvester Klause', l'uomo verde travestito da albero. Poi, dal 1931, il pubblicitario Harold Sundblom lo trasformò nel testimonial della Coca Cola. E assunse il costume che voi tutte conoscete».
Si diedero appuntamento per il 15 dicembre. Ognuno avrebbe dovuto portare un'idea, un contributo per realizzare, in una delle cappelle della chiesa, un presepe diverso dal solito.
Marco, Gennaro e Rosalia avevano lavorato insieme. Si erano consultati e, da bravi studenti fuori sede, avevano investigato le tradizioni delle loro terre. Così, il giorno convenuto, il primo si presenta con una statua in terracotta a grandezza naturale: «Da me, a Corciano, durante la settimana di Natale, nelle piazze e nei vicoli sono presentate le scene di vita artigiana di un tempo. Il paese diventa come un grande presepio dove la gente si incontra»(in provincia di Perugia, per informazioni, 0742/354459).
Anche Rosalia a stento riesce a reggere la monumentale figura di terracotta che ha in braccio: «Anche nel mio paese, a Caltagirone, c'è la tradizione di allestire dei presepi artistici. Nella cripta dei Cappuccini, grazie ad appositi congegni, le figure si muovono. È 'il presepe animato', che ricostruisce la vita quotidiana siciliana dell'800»(per informazioni, 0933/53809).
Gennaro porta una cartella da cui fuoriescono spartiti musicali e tamburelli. Sorride malizioso: «E se vogliamo dare un sottofondo musicale, allora non abbiamo che l'imbarazzo della scelta tra la tradizionale 'Cantata dei pastori', che sotto Natale si fa in quasi tutte le chiese e i teatri del centro storico di Napoli, (per informazioni, 081/5528115), e i dialoghi del pastore Gelindo, originario del Monferrato (per informazioni, 0142/444111), con sua moglie: i due si dirigono verso la capanna santa scambiandosi in dialetto battute al veleno e piene di malizia».
A questo punto, ognuno ha qualcosa da aggiungere: tutti hanno letto o sentito dei «Cento presepi» in mostra a Roma (per informazioni, 06/67103100), ma pochi sanno delle trentadue statue di legno che, trasportate da otto barche, nel mare di Cesenatico recano doni a Gesù bambino posto sull'Ammiraglia dell'antica flotta peschereccia (per informazioni, 0547/674411); qualcuno si ricorda che nel paese di origine di un famoso magistrato, a Montenero di Bisaccia, la vigilia di Natale, 150 persone raggiungono, in costume, le grotte di tufo e allestiscono un suggestivo presepe vivente (0875/95921).
Natale nel mondo via Internet
«Se vogliamo dire qualcosa di nuovo, dobbiamo superare i confini del nostro paese, entrare in rete con il resto del mondo»: mentre la discussione avanza, Gianluigi, l'informatico del gruppo, introduce in scena il suo computer. «È lui che quest'anno dobbiamo collocare sul presepe: un grande schermo da un lato, un mouse dall'altro e la possibilità di entrare in comunicazione con milioni di persone». «Già , così, invece di guardare le vetrine, guardiamo uno schermo: un bel Natale virtuale», gli risponde secca Antonella, che sotto al braccio reca i tomi di poesia contemporanea ed è lì lì per proporre alcuni versi di Bacchelli, il suo poeta preferito (Difficile da dir che cosa sia:/ Tale è, che anche solo/Narrarne il natalizio è già poesia).
«Guarda che la poesia mi piace - replica paziente il piccolo genio del computer - anzi, ti dirò che i primi versi del Natale di Ungaretti - Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade... - sembrano scritti proprio per me. Però, se abbandonate i pregiudizi, vi faccio vedere come anche il computer può darci una mano a raggiungere il nostro scopo». Qualcuno scettico, qualche altro eccitato, i giovani si raccolgono intorno al piccolo monitor. Gianluigi digita una serie di lettere incomprensibili: - http://www.calnet.it/xmas/ xams_link.htm - ed ecco che sullo schermo appaiono i dieci siti natalizi più belli, selezionati via Internet. «Ecco, ragazzi, qui c'è l'indirizzo di Babbo Natale, che riceve e risponde alle lettere che gli arrivano da tutto il mondo (Santa Claus 1083, Golden Acre Court, San Jose, CA 95136) - mostra orgoglioso Gianluigi - ». «E qui c'è il calendario dell'Avvento fatto dai ragazzini di una scuola elementare di Copenaghen: per ogni giorno c'è una casella da scoprire e un pensiero-omaggio da leggere (http:/www.celgonet.se/bernadot/ christmas/calendar.html) - osserva Gioia - ».«'Zalige Kertfest', 'Gledelig Jul', 'Feliz Navidad'...Belgio, Norvegia, Messico...ecco qui c'è scritto come dire 'Buon Natale' in tutto il mondo (http://christmas. com/html/languages.html) - il piccolo Giandiego si sbraccia mostrando la sua scoperta - ».
Anche Antonella è conquistata e, con Valerio, fa scorrere le diverse voci. Su una si fermano estasiati, per ore. Di fronte a loro, la cartina del mondo, segnata da centinaia di pallini rossi. Basta cliccare per scoprire come viene festeggiato il Natale in quel paese (http://christmas.com worldview). Non si fanno pregare due volte. E parte, così, un giro velocissimo intorno al globo.
«Ecco, don Giuseppe, potremmo fare come in Congo: invece di dare i soldi, la sera di Natale dovresti invitare ogni parrocchiano a offrire un regalo, una cosa che è segno della sua vita, a Gesù Bambino per il suo compleanno», dice Saverio. «Oppure dovremmo pensare alla costruzione di qualcosa di comunitario, anche solo simbolico. Come fanno gli Innuits, nel Nord America: certo, da noi non è pensabile un igloo comunitario dove celebrare la liturgia, però un segno del fatto che siamo insieme...», aggiunge Flora.
«Già , un segno, anche piccolo, come in Spagna dove nell'urna del destino' ciascuno mette un foglietto di carta con il proprio nome e poi vengono estratti a due a due, e uno diventa responsabile, nella preghiera, dell'altro», dice Claudio. «Già sarebbe tanto se mettessimo un po' di paglia e di fieno sotto alla tavola natalizia per ricordarci della stalla in cui nasce Gesù, come fanno in Polonia, o meglio, una candela alla finestra, per indicare la strada a Maria e Giuseppe, i viandanti di turno, come succede in Irlanda», suggerisce Paolo. «Anche un bel pic-nic al mare, come fanno in Australia a me non dispiacerebbe», dice scherzando Francesco. «Sì, e allora addobbiamo l'albero di cocco invece che gli abeti, come succede in Rwanda», aggiunge ridendo Rino.
Don Giuseppe li ascolta. Almeno i ragazzi hanno cominciato a capire, a guardare oltre i pacchetti regalo. Adesso il passo più difficile è passare dai libri e dal computer alla strada...mentre le proposte e le idee si accumulano, piano piano si allontanana e si affaccia alla porta. Alì è all'angolo della chiesa a vendere il suo giornale di strada, «Terre di mezzo», e di lì a poco si recherà a pregare in moschea. Poco lontano, nella sinagoga si accedono le luci, «si inizia a preparare la festa di Hannukah», pensa. La gente torna a casa. Gli tornano in mente i versi di padre Davide Turoldo, il sacerdote poeta che ama molto. È sereno, anche se nessuna certezza, nessun presepe, nessuna ricerca - lo sa - sazierà mai il desiderio di entrare nel mistero. Notte serena/santa notte/per ognuno/felice o maledetto che sia./Possiamo dirci umani almeno per una notte ancora.