Quando i bei ricordi ti aiutano a vivere
Carissimo e stimatissimo direttore,
innanzitutto mi preme dire, senza ombra di piaggeria o captatio benevolentiae, che è un grande onore e privilegio per me far parte, da ben 67 anni, (vedi diploma di fedeltà in mio possesso per i miei già trascorsi 64 anni) della grande famiglia antoniana e ancor più del «Messaggero di sant'Antonio» di Padova. Una rivista che ha una storia molto lunga ed è considerata la rivista cattolica più diffusa nel mondo, che ha creato un forte legame con i lettori. Quasi tutti i giorni passo in rassegna i lunghissimi anni che hanno caratterizzato il mio rapporto con il vostro / mio amato Giornale. Sono tanti i ricordi che affiorano alla mia mente e che custodisco nel cuore come un tesoro. Ne cito solo alcuni importanti.
Ereditai l'abbonamento al «Messaggero di sant'Antonio» dalla buonanima di mia nonna paterna, la signora Antonietta Casale - Petraglia, nel lontano 1958. La mia povera nonna era analfabeta e quindi, al momento in cui arrivava la rivista, dovevo essere io a leggerle i vari articoli. Una volta mi raccontò di essersi ammalata gravemente. Ebbe una paralisi del corpo, causata da un danno spinale. Soffriva sia di dolori fisici che morali, i quali, sommati, le causavano una profonda distruzione interiore. A nulla servirono tutti i rimedi scientifici dell'epoca di fronte a qualcosa di inesorabile. Una sera, salendo le scale della sua abitazione, s'inginocchiò davanti a una piccola statua di sant'Antonio, poggiata su un mobiletto, e pregò incessantemente e con ardore il Taumaturgo di Padova, che la facesse guarire. Una vera richiesta di miracolo che fu presto esaudita. All'indomani si svegliò e incomincio, tra il suo stupore, a camminare. Furono salti di gioia e un ritorno alla vita. Non poté non elevare un sentito ringraziamento al suo santo dei miracoli. La mia diletta nonna ha conservato la sua devozione e passione per sant'Antonio fino alla fine della sua esistenza.
Negli anni 1963,1964 e 1965 ho raccolto fondi tra gli emigranti italiani in Inghilterra , precisamente a Horsham, Sussex, che poi inviavo al cav. Antonio Moscatiello per la festività di sant'Antonio di Padova che si venerava, e si venera, nella chiesa di Joffredo in Cervinara, Avellino. Nell'anno 1980 mi sono recato, unitamente a mia moglie, in visita alla Basilica del Santo (foto allegate). Non si può immaginare l'emozione e la commozione che provammo di fronte alla lingua incorrotta di sant'Antonio, conservata in un reliquario d'oro. Ho sempre avuto una forte fede nel mio amatissimo sant'Antonio di Padova, il quale ha quasi sempre esaudito le mie richieste di aiuto: quando mio padre tornò dall'Inghilterra e cercava lavoro per sfamare cinque bocche. In tutte le circostanze avverse della vita e nei momenti bui di salute o altri gravi problemi familiari. Ancora oggi, alla mia tarda età (veleggio verso gli 80 anni), il mio amore per sant'Antonio è incontenibile e incondizionato. Mi auguro di restare un vostro irriducibile e fedele abbonato per tutto il tempo che il Signore vorrà.
Volevo sottolineare che ho avuto sempre una grande ammirazione per diversi direttori del «Messaggero di sant'Antonio» che si sono succeduti nel tempo. Ne ricordo uno in particolare. Si tratta del compianto padre Giacomo Panteghini, di cui vi trascrivo l'elogio del «Messaggero di sant'Antonio», marzo 1999.
PADRE GIACOMO PANTEGHINI
«Un uomo che portava pace ovunque andasse, e per questo è stato molto amato. Abbiamo sempre riposto una fiducia particolare nelle sue capacità di discernimento e nella sua intelligenza. Eravamo, e saremo, sempre orgogliosi di un fratello come Giacomo, che non solo aveva una levatura culturale e un'intelligenza superiore ma possedeva anche la capacità, ancora più rara, di non farla pesare sull'interlocutore. Ora la vecchia quercia (la nostra famiglia) sembra appassita perché un fulmine ha di colpo reciso il ramo più bello ed ha lasciato una profonda crepa nel nodoso tronco. Però sappiamo che tornerà la primavera e che la crepa potrà rimarginarsi, ma lascerà comunque una grande cicatrice».
Ringraziandovi per la vostra gentile accoglienza nella sezione «Angolo dei lettori», vi ringrazio vivamente e vi saluto con molti sentimenti di alta stima e affetto antico.
Franco Petraglia, Cervinara, Avellino