L’economia della coca
Trentadue vittime in ventiquattr`ore: è il tremendo bilancio di una delle ultime stragi avvenute in Colombia a opera di forze paramilitari. Una delle ultime per quanto ci è dato di sapere in Occidente, poiché la gran parte dei trentamila omicidi all`anno che lì avvengono non hanno visibilità . Non fanno notizia in quel paese, stordito sino forse all`assuefazione da una violenza senza fine e senza senso, figuriamo in Europa e in Italia, che con colpevole ritardo hanno faticato ad accorgersi di massacri quotidiani ben più vicini, in Algeria, e prima in Ruanda o nell`ex Jugoslavia.
Trentadue vittime: nove erano bambini, il più piccolo aveva otto mesi, il più grande quattordici anni. Duecento miliziani in uniforme sono entrati in una cittadina agricola, hanno diviso gli abitanti in due gruppi, seguendo una lista di nomi. Infine, li hanno uccisi. Sui muri del paese hanno lasciato scritto col sangue: 'Morte ai guerriglieri e ai coltivatori di coca'.
Generalmente le vittime di questa 'guerra sporca' sono sindacalisti, indigeni, religiosi, politici di opposizione, intellettuali impegnati sui diritti umani. Moltissimi sono i contadini poveri, che coltivano non la cocaina, come spesso scrivono giornalisti incompetenti, bensì la foglia di coca. Una pianta che ha antiche radici nella cultura, nelle tradizioni e nella medicina locale, il primo anello di una economia di sopravvivenza, che solo nei passaggi successivi, nella raffinazione e nel traffico, diventa criminale e lucrosa, si trasforma in quella sostanza che, anche in Italia, è sempre più diffusa, senza che ancora sia investita la necessaria attenzione.
'Non di sola coca' è il nome di una iniziativa dei missionari della Consolata per contrastare questa produzione, che nella sola Amazzonia colombiana è raddoppiata negli ultimi due anni. Il progetto dei missionari torinesi, che in questi mesi hanno allestito in alcune città italiane una interessante mostra sulla realtà e sui problemi dalle popolazioni indigene e dei contadini colombiani, è quello di aiutarli a coltivare altri prodotti. Seicento famiglie sono già coinvolte nel progetto, che si sta allargando ad altre duemila. Ma i missionari e i contadini, come del resto chiunque rifletta seriamente su quella realtà , sanno benissimo che 'non di sola coca', ma neppure con le sole buone intenzioni può realizzarsi una diversa economia. Le 'buone intenzioni' delle Nazioni Unite, dotate di risorse e possibilità ben superiori, non hanno, infatti, prodotto sinora risultati con la politica delle 'eradicazioni forzate'.
Non di sole buone intenzioni possono, dunque, vivere i popoli delle regioni amazzoniche e dell`America Latina in generale. Non con la sola buona volontà si possono recuperare le ragioni e le modalità per uno sviluppo giusto ed equilibrato, per un diverso rapporto tra Sud e Nord del mondo, che non sia appiattito sulle ragioni del profitto, a scapito dei popoli e delle regioni più deboli. E che sono deboli proprio a causa di una storica dipendenza delle loro economie dagli interessi e dalle scelte che l`Occidente compie e impone.
Anche le politiche delle Nazioni Unite in materia di droghe, su cui discute in giugno l`assemblea generale dell`Onu a New York, rischiano di rispondere solo o principalmente agli interessi dei paesi più ricchi.
L`economia della coca non si supera mettendo sullo stesso piano le vittime e gli sfruttatori, gli anelli forti e quelli deboli nella produzione delle droghe. Se è necessario incentivare in maniera vera e seria, con adeguate scelte economiche e commerciali, colture alternative alla coca, occorre anche diversificare le politiche di contrasto: i contadini, da un lato, e i consumatori, dall`altro, devono trovare risposte diverse dalla repressione; i trafficanti e i poteri politici ad essi collegati e da essi corrotti, i 'paradisi fiscali', che sono il vero cuore del narcotraffico, devono invece essere combattuti con maggiore determinazione. Le legislazioni locali e le convenzioni internazionali devono saper operare questa distinzione.
Perché, come ci ha ricordato molte volte Giovanni Paolo II, le drammatiche condizioni di tante parti del Sud del mondo, pongono alla nostra riflessione di cristiani e alle nostre scelte di cittadini, fondamentali interrogativi sulla giustizia, sulla necessità di ridistribuire le ricchezze, di realizzare un diverso rapporto tra Sud e Nord.
Solo con questa tensione etica e sociale si libera veramente l`uomo: dalla droga e dalla sua economia perversa, ma anche dalle dittature, dalle guerre e dalla povertà materiale e spirituale che ci affligge.
Anche le politiche delle Nazioni Unite in materia di droghe, su cui discute in giugno l`assemblea generale dell`Onu a New York, rischiano di rispondere solo o principalmente agli interessi dei paesi più ricchi.
i in Italia e all`estero. |