I diritti dell’uomo
Le celebrazioni del centenario della nostra rivista prevedono per il 14 marzo prossimo il primo di una serie di convegni di studio ispirati a sant'Antonio difensore dei diritti umani. Il tema dell'appuntamento di avvio è Sant'Antonio e la legge buona e giusta: esso verrà approfondito e sviluppato da esperti noti e competenti o per studio o per esperienza sul vissuto quotidiano. Nei prossimi numeri daremo il dovuto spazio ai contributi di ciascuno e al risultato complessivo del dibattito, che si inserisce anche in un'altra celebrazione: i cinquant'anni della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata a Parigi il 19 dicembre 1948 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Fu quello il primo importante passo di un cammino di civiltà che ha portato al riconoscimento internazionale dei diritti dell'uomo. Un cammino ancora incompiuto, se in alcuni paesi del mondo quei diritti ancora non sono riconosciuti, o vengono cinicamente violati; oppure ispirano solo in parte le scelte di chi deve decidere la vita e il futuro di altri. Ma anche molti di noi devono battersi il petto: tradotti nella quotidianità , l'osservanza dei diritti dell'uomo significa trattare con rispetto e carità le persone che vivono ai margini della società , che non appartengono al nostro mondo, alla nostra cultura, alla nostra religione... Ebbene, nel muro della tolleranza un tempo incrollabile pare si sia aperta più di una breccia. In tutto questo, il richiamo a sant'Antonio non è forzato. Egli in vita ha sempre preso la difesa dei poveri: contro le vessazioni degli usurai, che erano numerosi e famelici come ai giorni nostri; contro i soprusi dei potenti, anche se indossavano sgargianti vesti prelatizie... Ma è proprio il tema del convegno che tiene Antonio al posto giusto: la legge buona e giusta. Ai suoi tempi il comune padovano comminava il carcere duro ai debitori insolventi, spesso poveracci vittime dell'usura. Sant'Antonio si prodigò perché quella legge, non buona, fosse modificata. Lo Statuto comunale del 17 marzo 1231 stabiliva 'su richiesta del venerabile fratello Antonio' che nessuno sia detenuto in carcere, 'quando non sia reo che di uno o più debiti in denaro... purché egli voglia cedere i suoi beni'. I suoi beni, o quanto gli restava, in cambio del carcere: era un passo in avanti, vista la durezza dei tempi, ma soprattutto era la possibilità di ricominciare a vivere. Nel nostro paese i diritti umani fondamentali non sono vistosamente violati. La nostra Costituzione li ha accolti e sulla carta tutto è a posto. Ma c'è una legge (l'aborto) che consente di sopprimere la vita di qualcuno, c'è una rete di vessazioni pubbliche (leggi, leggine, ordinamenti, disposizioni, magistrati rampanti, tasse, balzelli di ogni tipo: giusti e ingiusti, motivati e scriteriati, assurdi e contraddittori) e private (violenze, sequestri, furti, raggiri, corruzione...) che rendono difficile o impossibile il soddisfacimento di alcuni diritti: al lavoro, alla salute, all'istruzione, alla sicurezza, alla qualità della vita... Poniamo il diritto alla salute. Ebbene, ricerche del Tribunale dei diritti del malato hanno dimostrato che la burocrazia è in gran parte all'origine delle inefficienze che inceppano il sistema, delle attese di una visita, di un esame clinico che deve appurare la causa dei disagi e approntare per tempo le dovute terapie; 'Venga a Natale', e magari la richiesta è fatta in primavera! È assurdo che la salute di una persona debba essere soffocata da una montagna di scartoffie. A volte ci si mettono i politici per i loro tornaconti elettorali, o la malavita o altri per ricavarci soldi. Nel caso della cura di Di Bella contro il cancro: quanti avvoltoi stanno volteggiando sopra i malati, in attesa di picchiare giù e carpire l'affare. Qualcuno ci ha provato con i farmaci venduti al mercato nero a prezzi impossibili, sulla pelle di persone che stanno strappando con i denti al destino brandelli di vita. Una carognata, contro la quale il presidente Scalfaro ha usato parole di fuoco. Ma anche per certe case farmaceutiche gli affari vengono prima della salute dei cittadini. Il malato, insomma, ostaggio degli interessi... Le celebrazioni servono se ci stimolano a riflettere e a convertirci. Questa è un'occasione buona. Il rinnovato interesse per i diritti dell'uomo è un segno positivo di questi tempi non esaltanti; cogliamolo, approfittando anche delle suggestioni che la quaresima ci offre. Utilizziamo il digiuno, per purificarci dalle scorie di un eccessivo indulgere ai piaceri della tavola, ma ancor più per riservare qualcosa (in senso più generale) a chi è meno fortunato e ha anche lui diritto a essere felice.