Cent’anni di solidarietà
La solidarietà è stata sin dagli inizi uno dei punti di forza della nostra rivista, ormai prossima a varcare la soglia dei cent'anni di vita. Di più: fu tra i principali motivi che ne hanno determinato l'esistenza. Scriveva l'anonimo estensore della lettera di presentazione del neonato bollettino che allora (1898) si chiamava 'Messaggiero di S. Antonio di Padova': 'Comprederemo [tramite il 'Messaggiero', ndr] anche l'opera tanto cara del pane dei poveri, che senza una sua parola su di essa, il nostro periodico mancherebbe del suo fine principale...'; e invitava da subito 'i bisognosi dei celesti favori a ricorrere a lui [al Santo, ndr], a rimettere nelle sue mani parte delle loro sostanze, acciocché con esse ei valga ad asciugare le lacrime di tanti, che oggi gemono nella più squallida miseria'.
All'inizio, e per molto tempo, il pane dei poveri fu vero pane di frumento, fragrante, che i frati distribuivano nei chiostri della basilica, perpetuando una tradizione che aveva radici nel miracolo strappato a sant'Antonio (morto da pochi anni) dalle preghiere di una donna, il cui figlioletto era morto annegato in una tinozza d'acqua. 'Offrirò per i poveri tanto pane quant'è il peso del mio piccino, se me lo riporterai in vita', aveva supplicato la mamma. Il Santo l'ascoltò. Nacque così la tradizione (agli inizi detta 'pondus pueri', il peso del bambino) di supplicare o ringraziare il Santo dando qualcosa per i poveri, il pane anzitutto.
Per i poveri dei tempi in cui nacque la rivista, funestati da una insanabile miseria (i più sfortunati andavano a migliaia all'estero a cercare una speranza di vita), un chilo di semplice pane poteva risolvere le angustie alimentari di più di una giornata. Con il tempo il pane diventò il simbolo di una serie di altri interventi (legna, vestiti, coperte...) sollecitati dalle più svariate emergenze, mentre si allargava a macchia d'olio la zona degli interventi: da Padova ai paesi limitrofi, alle regioni vicine... Infine, si varcarono i confini della patria, quando il 'Messaggero', tradotto in altre lingue, divenne ovunque nel mondo portavoce della solidarietà nel nome del Santo.
La solidarietà si intensificava nei momenti più difficili del paese, unito dal Nord al Sud dalla necessità , dall'invocazione al Santo, dalla speranza, dalla riconoscenza e, appunto, dalla generosità verso i più poveri. Durante le due guerre, ad esempio. Basta scorrere le annate dell'epoca, tra le richieste di aiuto e i tributi di riconoscenza si trovano devoti di Catania come di Feltre, di Napoli come di Vicenza, Roma o Rimini...: un lungo e robusto filo di devozione e di solidarietà che partendo dal Santo, dalla sua basilica, giungeva ad alleviare bisogni e a confortare, per poi ritornare al Santo, sempre attraverso il 'Messaggero'.
Ai nostri giorni la solidarietà ha acquistato impegni e prospettive nuove. Al pane dei poveri si è aggiunta la Caritas antoniana, passando dall'azione immediata e spicciola a interventi più complessi e in paesi dove più forte è l'emergenza (terzo mondo, anzitutto), con l'intento sì di soddisfare un bisogno immediato, ma soprattutto di porre la gente che chiede aiuto nelle condizioni di potersela cavare da sola, attingendo alla propria cultura e alla proprie tradizioni. Si è passati dall'assistenza alla promozione umana, la sola via lungo la quale è possibile conservare la propria dignità , crescere e maturare; il solo antidoto a una emigrazione e a uno sradicamento mortificanti, con tutte le conseguenze che sappiamo.
È questo lo spirito che ha animato i progetti che, giusto da dieci anni a questa parte (la serie è iniziata nel 1988), il 'Messaggero' assieme alla Caritas antoniana propone nel mese di giugno (dedicato in particolare alla devozione al Santo) ai lettori della rivista, e che essi con crescente generosità sostengono. Dalla realizzazione di quei progetti hanno tratto beneficio e speranza diverse comunità di amici dell'America Latina, dell'Africa, dell'India, dei vicini paesi dell'Est e altri ancora. Quest'anno, come è ampiamente detto più avanti, richiamiamo l'attenzione e la generosità dei lettori su tre progetti: in una regione dell'India devastata da un recente ciclone, nelle Filippine e in Ecuador. E così il 'Messaggero', fedele allo slancio che l'ha fatto nascere, continua a mantenere desta la solidarietà , dandole motivi e spunti nuovi. La solidarietà è un valore culturale e un atteggiamento spirituale irrinunciabile, se non si vuole cadere in una soffocante spirale di egoismo e di divisione dagli esiti senz'altro funesti.
Sant'Antonio, che è e sarà sempre il Santo di tutti, sostenga l'impegno di quanti credono e vivono i valori della solidarietà .