Teresa

È una che ha dato tanto agli altri e nel momento della difficoltà non si è trovata sola. Parenti e amici, persino i medici, le sono vicini.
08 Maggio 1997

Teresa aveva sempre lavorato sodo nella sua vita. Aveva cominciato giovanissima come donna di servizio, giunta in città  da un paesino di campagna; poi era diventata cuoca, riuscendo a gestire per qualche tempo, con l'aiuto delle sorelle, un ristorante. Il matrimonio non le aveva dato la gioia dei figli, ma lei si era dedicata a quelli degli altri, e ai nipoti, soprattutto quando un fratello se n'era andato prematuramente lasciando due bambini in tenera età .

I modi bruschi, quasi burberi, e la struttura robusta della sua persona contrastavano con la tenerezza e la sensibilità  che era in grado di mostrare. Dava l'impressione di una 'gigantessa' dolcissima quando, con amorevole pazienza, curava il vecchio padre vissuto fino a ottant'anni, o quando aveva assistito il marito nel suo patire. Poi era arrivato anche per lei il momento della verità ; qualcosa in quella 'roccia' cominciava a scricchiolare: dolori atroci alle anche le impedivano a volte di scendere dal letto. Osteoporosi? Alle soglie dei sessant'anni può essere una diagnosi plausibile. Poi sopraggiungono dolori al braccio sinistro. Sarà  il cuore che comincia a fare le bizze e perciò viene ricoverata nel reparto di cardiologia dell'ospedale di zona. Cominciano gli accertamenti e Teresa fa commenti anche spiritosi: una patologia al cuore non fa poi così paura, si fanno anche i trapianti. Ma la sorpresa è più grave; gli esami del sangue prospettano un quadro infausto: mieloma. Subito viene trasferita all'ospedale della sua città , dove ulteriori esami tramutano il sospetto in certezza: tumore a insorgenza del midollo osseo. Nel reparto di ematologia le viene predisposta una cura, anche se la previsione non è di guarigione quanto di sopravvivenza: dai tre ai cinque anni. Forse, se si fosse individuata subito la causa dei suoi dolori alle anche...

Comunque, Teresa in questo calvario ha dimostrato e dimostra la sua forza e il suo coraggio, sostenuti dall'amorevole aiuto dei fratelli e delle sorelle: l'intera famiglia in questo momento di disagio e difficoltà  s'è ritrovata unita nell'affetto e nella solidarietà . Potrebbe sentirsi completamente sola al mondo, senza figli, vedova, invece ringrazia ogni giorno il Signore per averle dato la possibilità  di sperimentare, con la malattia, la calda e affettuosa disponibiltà  dei familiari.

Con le cure costanti, con i controlli prima mensili e poi trimestrali, ha recuperato una certa autonomia che le permette anche di fare la 'bambinaia' per la piccola Chantal: la pronipotina, che talvolta sorveglia quando i genitori devono allontanarsi.

'Ora è il mio turno - dice spesso - . Ora tocca a me lasciarmi coccolare. Sono molto fortunata ad avervi intorno'. Teresa benedice anche i medici dell'ospedale. Quante volte nei momenti di scoraggiante sofferenza si attacca al telefono e dal reparto di ematologia sempre una voce la rincuora e le dà  fiducia. Anche questa è terapia. l

   
   

 

   
Uamm - Unione antoniana mondiale malati
Partigiano della speranza      

'S to attraversando un momento brutto. Ai dolori fisici provocati da una malattia, si aggiungo un senso diffuso di scoramento, di sfiducia per un presente e un futuro che mi inquietano'.

A. C. - Rovigo     

P er trovare motivi di speranza, ho cercato qualcosa negli scritti di Luigi Rocchi, indimenticato amico dell'Uamm. Vi ho trovato questa riflessione; credo ci possa rincuorare tutti. 'Certo che ad aprire oggi un giornale è come rovesciarsi addosso un bidone di cose sgradevoli, poi si resta con più angoscia nel cuore e l'avvenire ci sembra più insicuro che mai [era il 1975]... Motivi di pessimismo ce ne sono davvero molti, però io sono sempre stato, e lo sono ancora, 'partigiano della speranza'. Più volte ho       potuto sperimentare che proprio nei momenti di scoramento, di più dura sofferenza, proprio quando l'orizzonte sembra chiudersi minaccioso, Dio è più vicino di quanto si creda. Si può dire che più è fonda la notte, più Dio e l'uomo sono 'gomito a gomito': li divide solo il diaframma dell'orgoglio umano. Sono convinto che se in umiltà , fede e abbandono sapessimo dire: 'Signore, salvaci, ché noi periamo!', allora vedremo quei       sentieri della salvezza che ora ci restano nascosti'.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017