La nostra vocazione alla pace
Dopo gli avvenimenti dell`11 settembre e la drammatica situazione in Terra Santa, ci siamo trovati a vivere un tempo di conflitti e di tensioni che interpella l`Italia in maniera molto diretta, come Paese del mondo occidentale, come nazione europea sul Mediterraneo, a contatto con il mondo arabo-musulmano, protesa verso il Sud del mondo, Paese di genti diverse, come ha messo in luce il risultato del recente censimento.
Molte voci e interpretazioni risuonano. Alcune sono anche frutto di sbandamento e di incertezza. Si sente parlare della religione e dello stesso nome di Dio come origine e terreno di coltura della violenza e dell`estremismo. È stato ripetuto anche che intere civiltà , come quella islamica, avrebbero scritto nei cromosomi un inevitabile conflitto con il mondo occidentale. Sembra che le convinzioni forti, soprattutto quelle religiose, siano considerate ` in alcune letture ` quasi all`origine di una visione del mondo esclusivista e intollerante.
In realtà , tanta violenza, quella drammatica esplosa l`11 settembre, e quel terrorismo che sfigura la nostra vita contemporanea, hanno ben altra origine. Si fondano su un nichilismo disperato, che in alcuni casi strumentalizza le convinzioni religiose, ma che si radica nel disprezzo della vita umana e degli insegnamenti di rispetto di ogni esistenza, testimoniati da tutte le grandi tradizioni religiose. Questo è il vero terreno di coltura della violenza e del terrorismo.
Il messaggio di Assisi
Sappiamo bene come le religioni siano differenti sotto tanti aspetti: dal contenuto della loro fede e della loro teologia al rapporto con la società . Niente sarebbe meno rispettoso della realtà e delle convinzioni che volerle vedere tutte uguali. Eppure, nel profondo delle tradizioni religiose, c`è un messaggio chiaro di pace. È un messaggio che si afferma attraverso la trasformazione interiore dell`uomo e della donna, chiamati a rientrare in se stessi e a porsi alla presenza di Dio. È la pace dei cuori che diviene pace ricercata nella vita sociale, nelle relazioni tra i gruppi e i popoli. È il messaggio che viene da Assisi.
La storia italiana è intrecciata con molte e diverse comunità religiose, in particolare della Chiesa cattolica, ma non solo: penso a quella ebraica, fino a quelle evangeliche o alla presenza più recente dei musulmani e tante altre. Ma la Chiesa vive questo senza esclusivismi. Ricordo la risposta di Paolo VI a chi obbiettava che la costruzione della grande moschea a Roma, nella città del papa, avrebbe messo in discussione il suo carattere cristiano: «No ` disse `, è un arricchimento per la città !». La nostra è sempre più una società multietnica e multireligiosa.
Giovanni Paolo II, nella sua visita in Campidoglio nel 1998 riferendosi al carattere pluralistico della società italiana disse: «La comune adorazione dell`Altissimo stimoli al rispetto reciproco e renda tutti operosi costruttori di una società aperta e solidale». L`intreccio delle comunità religiose può rappresentare un`occasione di crescita per la nostra società , del suo umanesimo, del suo senso dell`uomo e della civiltà . Anzi le grandi tradizioni religiose caratterizzano aspetti imprescindibili della vita civile, della cultura, del modo di essere, della sua proiezione del mondo. È l`impronta di civiltà delle mille città italiane, della piazza, dell`incontro, della convivenza tra diversi. È l`impronta antica delle grandi città europee, che si sono modernizzate, ma non ancora snaturate, che le vuole capaci di accoglienza e di sintesi tra diversi.
Il terrorismo può cambiare la vita
Ma l`insicurezza diffusa o il terrorismo possono cambiare la vita di una società . La minaccia terroristica non solo colpisce la vita umana, ma cambia la qualità della vita e i rapporti umani di un`intera civiltà . Non si possono dimenticare i difficili anni del terrorismo italiano, di cui ultimamente abbiamo rivissuto il clima drammatico.
L`insicurezza e il terrorismo fanno blindare le case e i quartieri, spingono a chiudere le porte e a guardare l`altro con sospetto. Per questo bisogna sostenere nella società un`anima aperta, fondata sulle relazioni, la cui ricchezza è nel vivere con gli altri e per gli altri.
L`Italia nel mondo contemporaneo, per la realtà dei suoi cittadini, per le sue relazioni può parlare di pace perché esposta al Sud, per la sua posizione geografica, nel cuore del Mediterraneo, vicina al mondo arabo, prossima all`Africa, con una sua relazione ideale con Gerusalemme.
Sappiamo quanto la pace sia fragile in tante parti del mondo, quanto intensi siano i bisogni del Sud del mondo, quanto fragili le situazioni politiche, quanto larghi i terreni della miseria, che sono spesso luoghi di dolore e di disperazione ma anche, talvolta, di violenza.