Se il boccone non va giù

È un disturbo che interessa fasce sempre più larghe della popolazione, anche perché l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età. È la disfagia e consiste nella difficoltà a masticare il cibo, preparare il bolo e deglutirlo.
10 Maggio 2002 | di

Tra i numerosi disturbi correlati al campo dell`€™alimentazione, una segnalazione a parte merita la disfagia, ossia la difficoltà  o l`€™impossibilità  di masticare il cibo, preparare il bolo (così si chiama il cibo masticato e mescolato con la saliva) e deglutirlo.

La disfagia può manifestarsi con la difficoltà  a inghiottire un boccone, ma anche con tosse o con la sensazione di arresto del cibo in un punto preciso o indefinito.

I primi segni di una deglutizione difficoltosa sono il permanere di residui alimentari nel retro della bocca o il loro «strozzarsi» in gola. A tavola diventano allora frequenti, oltre agli accessi di tosse, espressioni di disagio sul viso, perdita dell`€™appetito, calo di peso corporeo, tendenza all`€™isolamento, alla depressione, a bere spesso tra un boccone e l`€™altro, bruciori e acidità  di stomaco.

Una diagnosi precoce di questo disturbo è essenziale, perché il paziente che ne soffre è costretto a limitare la propria alimentazione, rischiando di andare incontro, alla lunga, a carenze nutrizionali. Le persone anziane con deterioramento mentale non sono, purtroppo, in grado di riferire in modo adeguato i propri problemi di deglutizione e di rendersi conto della gravità  della disfunzione; ancora più grave è il fatto che spesso non collaborano, facendo perdere la calma a chi li assiste nel mangiare.

Il problema, purtroppo, è di triste attualità , soprattutto a causa dell`€™aumento della popolazione anziana: se il numero dei disfagici nella popolazione generale è già  elevato (circa il 20 per cento), tra la popolazione anziana è altissimo (secondo alcuni lavori scientifici circa il 30 per cento degli ultra 65enni soffre di problemi della deglutizione). Se poi si passa ad analizzare i pazienti ricoverati nelle divisioni di geriatria, pare che il 43 per cento di essi risulti affetto da disfagia, dovuta quasi sempre a esiti di malattie neurologiche frequenti nell`€™anziano (morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, decadimento senile, arteriosclerosi cerebrale). Da segnalare pure che il 40 per cento dei decessi nei pazienti con ictus cerebrale è dovuto proprio a disfagia.

Le cause

Molteplici sono le cause che possono dar luogo a questo temibile sintomo: traumi, esiti di interventi chirurgici, il morbo di Parkinson o di Alzhaimer, ictus e altri problemi neurologici come, ad esempio, la sclerosi multipla. Il disturbo può perciò presentarsi a tutte le età , anche se, come abbiamo già  detto, l`€™incidenza aumenta con l`€™avanzare degli anni.

Solo nell`€™ultimo ventennio la disfagia è divenuta oggetto di studio, tant`€™è vero che di recente è addirittura nata una scienza medica che se ne occupa: la deglutologia.

La deglutologia si è sviluppata prevalentemente negli Stati Uniti, in particolar modo per opera dei logopedisti, grazie all`€™introduzione di una nuova tecnica, la videofluoroscopia, che consente di seguire radiologicamente tutto l`€™atto della deglutizione dei cibi.

Oltre ai logopedisti, in prima linea nella cura di questo disturbo ci sono neurologi, otorinolaringoiatri, radiologi, geriatri, pediatri, gastroenterologi, fisioterapisti, dietologi e dietisti. L`€™obiettivo comune è di migliorare la qualità  di vita del paziente, già  compromessa per la disabilità  risultante dalla malattia, mantenendogli il piacere di gustare i cibi al di fuori dell`€™aspetto puramente nutrizionale.

Ab ingestis

Una delle complicazioni più gravi della disfagia è l`€™ab ingestis (letteralmente, da ingestione). Con esso si indica il fenomeno per cui i cibi, solidi o liquidi, sono aspirati nelle vie aeree, provocando polmoniti e altre infezioni delle vie respiratorie.

Recenti studi mettono in evidenza la pericolosità  di tale evento: il 20 per cento delle morti che si verificano a un anno di distanza da un ictus, è dovuto alla polmonite ab ingestis. Ma come ci si deve comportare perché non avvengano complicazioni nel paziente disfagico? Le tecniche riabilitative sono numerose e sono di esclusiva competenza del logopedista. Oltre che mirate a una rieducazione, per quanto possibile, alla deglutizione, esse sono finalizzate anche a una rieducazione posturale.

 

Consigli per chi soffre di disfagia

Ecco alcuni consigli essenziali per chi si trova ad assistere un paziente disfagico.

È indispensabile che la persona affetta da disfagia mangi seduta e senza parlare. L`€™alimentazione deve procedere lentamente, rispettando la normale «velocità » del paziente.

Occorre ogni tanto accertarsi che non ci siano residui alimentari nel cavo orale, facendo eseguire dei colpi di tosse.

Alcuni pazienti riescono a deglutire i cibi freddi (come i gelati, per esempio) molto più facilmente dei cibi caldi.

Bisogna tenere presente che i cibi liquidi spesso causano problemi e possono provocare la tosse; per ovviare a questo inconveniente si possono utilizzare prodotti addensanti che servono a dare una maggiore consistenza ai cibi liquidi.

Periodicamente si possono somministrare al paziente prodotti acquistabili già  confezionati, detti «bevande gelificate», che hanno proprio la consistenza di un gel.

Ricordarsi che alcuni alimenti sono controindicati, perché rendono la formazione del bolo difficoltosa. Ad esempio, la minestra con pastina, con pezzi di verdure, i legumi, il riso, il pane.

Per rendere gli alimenti più consistenti anche da un punto di vista nutritivo, arricchirli con latte in polvere, panna, maionese, gelato, zucchero, uova o farina

 

La dieta de La dieta sofficeIn caso di diminuita mobilità  e/o sensibilità  del cavo orale; in caso di difficoltà  a masticare e a iniziare la deglutizione, si sceglierà  una dieta soffice, morbida e omogenea a base di:

carne o pesce frullati con eventuale aggiunta di uova (soufflè o timballo)

patate schiacciate condite con burro od olio

verdure cotte, frullate o passate con eventuale aggiunta di uova (timballo)

frutta frullata o schiacciata (purea), composta di frutta

formaggio morbido, crema di formaggio, ricotta, gelato, yogurt con frutta frullata, budini al latte, latte opportunamente addensato

 La dieta gelatinosa

In caso di aumentato rischio di ingestione del cibo nelle vie aeree (ab ingestis) si preferirà  una dieta morbida, soffice, liscia e scivolosa a base di:

gelatina fredda di carne o di pesce

gelatina fredda o purea calda di verdure

frutta sotto forma di gelatina o purea

crema di formaggio

gelato

budini al latte

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017