Lettere al direttore

02 Novembre 2002 | di

Un «San Francesco» contestato

 «Ho visto, assieme a qualche milione di italiani, `€œFrancesco`€, la fiction di Canale 5 e, francamente, mi era, nel suo insieme, piaciuta. Credevo di aver visto e ammirato il Poverello d`€™Assisi, ma poi ho letto un giudizio sull`€™opera espresso da don Gianni Baget Bozzo `€“ un prete molto `€œsputasentenze`€, in verità  `€“ che mi ha fatto trasecolare. Scrive di un Poverello troppo di sinistra, capopolo e New Age, rivoluzionario in politica e ribelle alle gerarchie ecclesiastiche. Parla di un lavoro ispirato a una forma estrema di teologia della liberazione, nel quale non vi è nulla del Francesco che emerge dalla fonti storiche e dai suoi scritti... Afferma ancora che neppure i pauperisti francescani del Trecento giunsero mai a pensare un Francesco in cui la povertà  avesse significato politico e sociale, `€œin funzione di una spiritualità  rivoluzionaria e fondamentalista`€».

Antonio Marini - Brescia

In Italia da qualche tempo, o forse da sempre, tutto è destinato a finire in politica, tutto deve essere per forza ideologicamente colorato: o di sinistra o di destra. Tutto serve a dividere e a portare scompiglio. Il Francesco del regista Michele Soavi non ha potuto sottrarsi a questa dinamica. Ha diviso teologi e storici: chi a difenderlo, chi a denigrarlo. Lo storico del Medioevo, Claudio Leopardi, con il pollice verso ha affermato: «Si vede molta terra e poco cielo, si fa di Francesco il santo di un cristianesimo in cui si può vivere senza denaro, perché non il male e il maligno, ma la ricchezza è causa del peccato e dell`€™infelicità  dell`€™uomo...». Gli fa seguito lo scrittore Antonio Socci, vicino a Comunione e Liberazione, che lo definisce «insidioso filmetto devoto».

Il regista ha detto la sua. Baget Bozzo e gli altri sono liberi di dire la loro. Che non è condivisa, ad esempio, dai nostri confratelli del Sacro Convento di Assisi che in una loro nota ufficiale, giudicano il successo degli ascolti come «un messaggio capace di educare il cuore degli uomini» e lodano l`€™interpretazione di Raoul Bova «che ha saputo proporre spunti di riflessione importanti sui valori della fraternità , della pace, dell`€™essenzialità ».

«Attaccare il film `€“ hanno poi ribadito attraverso il loro portavoce `€“ significa non aver colto la riscoperta dell`€™umanità  di Cristo. Francesco sente esplodergli dentro il messaggio evangelico, la nuova coscienza che cambia il modo di guardare il mondo. Soffiano venti di guerra e oggi viviamo nell`€™angoscia di conflitti devastanti, abbiamo bisogno di modelli positivi. Il boom di telespettatori testimonia la volontà  di pace degli italiani. In Francesco viene presentata una santità  capace di smascherare i doppi fini, di agire per un unico motivo, senza tornaconto personale, di amare tutto ciò su cui si posa lo sguardo».

Abbiamo riportato un paio di pareri, pro e contro il film di Soavi: lasciamo a lei e a quanti l`€™hanno visto farsi una propria idea. Se a qualcuno, poi, è piaciuto e ha trovato spunti per orientare e incamminare la propria vita, come Francesco, verso il Bene, che è Dio stesso, critiche e polemiche lasciano il tempo che trovano. Per fortuna.

 

Quel mio figlio troppo solitario

 «Vorrei chiederle un consiglio sul comportamento da tenere con mio figlio. È uno studente molto bravo, con la passione per la musica, frequenta anche il liceo musicale... Nonostante i suoi impegni, a me sembra distaccato dalla vita. In casa, ma anche a scuola, parla pochissimo. Nel gruppo di amici non si fa valere ed è sempre defilato. Non pratica uno sport...».

G. L. - Monza

Lei, signora, può immaginare quanto possa risultare presuntuoso a chiunque dare dei consigli a distanza. Lei mi chiede come agire con suo figlio, il cui comportamento la preoccupa. Non conosco suo figlio, non conosco lei. Allora, una domanda: il disagio per il comportamento di suo figlio, lo patisce suo figlio, oppure lo patisce lei? In altre parole: è suo figlio scontento di sé, perché si sente in disarmonia con se stesso, oppure è scontenta lei di certi comportamenti di suo figlio, perché sono in disarmonia con ciò che lei progetterebbe per suo figlio?

Un vero e corretto aiuto a suo figlio può venire dopo che si è trovata una risposta sincera alla domanda precedente. La risposta potrebbe essere triplice: il disagio lo prova soltanto lei, il disagio lo patisce solamente suo figlio, il disagio lo patite tutti e due. Se lo patite tutti e due, è necessario scoprire se lo provate per lo stesso motivo o per motivi diversi.

Solo dopo aver analizzato, con calma, tutto ciò, si può anche imboccare la via per cominciare a risolvere le vostre difficoltà .

Per spiegarmi un po`€™ meno oscuramente, le propongo due riflessioni. Lei osserva, con preoccupazione che suo figlio parla poco. Questo è antisocialità , come lei ipotizza, oppure è tendenza all`€™interiorità ?

Suo figlio non pratica lo sport. Lo sport è un`€™esigenza, che lei reputa importante perché così le suggerisce la società  in cui vive (guidata dalla pubblicità ), oppure è un semplice buon senso di suo figlio, che è convinto che si può vivere beatamente anche senza sport?

Per regolarsi senza inciampare in trabocchetti, è opportuno prendere l`€™avvio da come ciascuno di noi vive e interpreta il proprio comportamento. Altrimenti tutti noi si può cadere in una svista molto frequente: io troverò la mia quiete e la mia pace, soltanto se gli altri cambieranno. Si finisce con il logorarsi inutilmente, proprio perché gli altri (figli compresi) non sono obbligati a cambiare il proprio comportamento solo per favorire la soluzione del problema della nostra pace. Invece non intervenendo, ma sforzandosi di capire, aiutiamo davvero noi stessi e gli altri.

 

 «Scambiatevi un segno di pace»

 «Soltanto qualche giorno fa `€“ forse colpa delle `€œbenedette`€ Poste Italiane `€“ ho letto la splendida pagina di Galateo di Roberto Beretta, pubblicata nel numero di giugno. Pur con sottile ironia, ha inquadrato, in modo reale, alcune situazioni che si verificano durante la messa. Mi permetto di segnalarne altre: durante lo scambio di augurio della pace: allora c`€™è l`€™invasione del corridoio centrale della chiesa per la voglia (?) di stringere la mano a quelli della fila di lato o di chi si trova due o tre file di banchi avanti o indietro, imitando i migliori contorsionisti e turbando il raccoglimento di tanti fedeli. Infine: alcuni celebranti, incuranti del caldo o della ressa, allungano il `€œsermone`€ con parole vacue e ripetitive o rileggono il Vangelo e l`€™epistola (forse pensano che il lettore non ha saputo leggere?). Se non erro nel `€œMessaggero di sant`€™Antonio`€ (giugno 1999) anche monsignor Maggiolini notava che le `€œprediche erano troppo lunghe e un po`€™ sciatte`€».

Giovanni Salerno, Sarno (Salerno)

 

Beretta è indubbiamente efficace nel «frustare» benevolmente vizi e vezzi delle nostre comunità . Ma, sia chiaro, che al di là  di certe debordanti manifestazioni, lo scambiarsi durante la messa un segno di pace, è un gesto bello e significativo, a precindere dal calore o dal colore della mano tesa. È un piccolo segno di partecipazione, di vicinanza, di attenzione a chi per tutto il rito ci è stato a fianco, invocando lo stesso Padre, assistendo allo stesso sacrificio di Cristo morto per tutti. La messa domenicale è un momento forte della vita della comunità , non è un fatto privato e va vissuto assieme, non come estranei uno all`€™altro. Quel segno di pace, a volte offerto in modo sgangherato, vuole dire forse questo. Utilizziamolo bene.

Quanto alle prediche: la brevità , l`€™ordine e l`€™accuratezza sono sempre, come diceva appunto monsignor Alessandro Maggiolini, un gran pregio. Si sa, l`€™attenzione degli ascoltatori, in genere, non supera i primi cinque minuti, con qualche breve ripresa successiva. È saggio che gli oratori ne tengano conto.

Non trovo poi disdicevole riprendere, per sottolinearli, brani delle letture: è vero che tutti li hanno «sentiti», ma non è detto che li abbiano anche «ascoltati». In fondo, la Parola di Dio ha una sua efficaci intrinseca, come un sacramento.

  

La vita è una giungla ma la si può trasformare

«Ho 15 anni e vivo in un piccolo paese. Sono molto timida e non ho buoni rapporti con i miei genitori. Ho due sorelle un po`€™ egoiste. A scuola sono lasciata in disparte. Le mie compagne hanno tutte un ragazzo, io no. Avevo un amico, ma un auto pirata me lo ha tolto. Ho tentato anche di suicidarmi. Il destino vuole proprio che io rimanga in questa giungla piena di animali feroci, chiamata vita».

C.K. - Pistoia

 

La scienza racconta che molte delle regioni oggi più abitate e civilizzate, migliaia e migliaia di anni fa, non erano che giungle dove scorrazzavano indisturbati animali feroci d`€™ogni tipo. Poi arrivò l`€™ uomo: un essere piccolo, rispetto ai giganteschi animali che ancora dominavano la terra, inerme, e anche lui un po`€™ selvaggio. Ma Dio lo aveva dotato di intelligenza e coraggio. Capì che mettendo adeguatamente insieme legno e pietre scheggiate si potevano ottenere degli attrezzi utili a difendersi e ad aver la meglio sulle belve. Infatti, con questi attrezzi, scuri e lance, con l`€™intelligenza e il coraggio vinse gli animali feroci, abbatté alberi, costruì capanne; poi imparò a domare alcuni animali per utilizzarli nel lavoro, a coltivare la terra...

Questa non è soltanto la vicenda dell`€™umanità , ma anche la storia di ciascuno. C`€™è un`€™età  della vita (ed è quella che stai vivendo, l`€™adolescenza) in cui spesso il mondo ci appare orribile. Ma è proprio allora che bisogna trovare il coraggio, l`€™intelligenza e le armi (non la scure, naturalmente, ma l`€™amore, lo studio, e anche un po`€™ di umorismo) per trasformare in campo la giungla intorno a noi.

Sei una ragazza buona e intelligente, puoi riuscirci, credimi, se lo vuoi davvero. Ricordati: anche quando ti senti sola, sei infinitamente amata da Dio. E cerca di imparare ad amare gli altri: ne hanno bisogno quanto te. Allora potrai cominciare ad avere rapporti migliori con i tuoi genitori, a non giudicare severamente le sorelle, ad essere accettata dalle compagne e a farti degli amici.

  

Il peccato originale e il battesimo

 «La Chiesa dice che il battesimo cancella il peccato originale. Ma qual è questo peccato originale di cui tutti siamo portatori?».

Orazio T.,  Castelvenere (Bn)

 

Il nome stesso «peccato originale» ci dice che non può essere definito come un peccato personale, identificabile con un`€™azione precisa. Riguarda piuttosto l`€™atteggiamento che sta all`€™origine del peccato e di ogni peccato inteso come rottura del rapporto di fiducia con Dio.

L`€™origine di questo peccato è così profonda da togliere, in un certo senso, persino una nostra diretta responsabilità . La profondità  di questa origine è poi talmente radicata, da richiedere l`€™intervento di Dio stesso per essere estirpata. La Bibbia, nel libro della Genesi, ne parla facendo uso del linguaggio figurato, evidenzia un «gioco» di responsabilità  e di rimpalli di responsabilità , all`€™inizio dei quali vi è l`€™inganno di Satana che induce Adamo ed Eva a peccare, cioè a rompere l`€™armonia con Dio, con noi stessi, con l`€™umanità  e con l`€™intero creato.

Per questo l`€™uomo si trova di fronte a qualcosa di più grande di lui e della sua responsabilità  personale, tanto da farci dire che nasciamo già  con questo peccato (=rottura) nel cuore. Gesù diviene la chiave di volta: estirpa questa zizzania, origine del male, parlando d`€™amore, ci ricorda che Dio ci ama e che è disposto a tutto, persino a morire per riconciliarci con lui.

I tempi di Dio, però, non sono i nostri ed è per questo che l`€™opera della Redenzione deve continuare ancora nella Storia.

Al capitolo tredici del Vangelo di Matteo troviamo la «parabola della zizzania» nella quale Gesù ricorda come questa operazione di pulizia abbia tempi lunghi: occorre attendere il tempo del raccolto per non «Sradicare anche il grano».

L`€™esempio di Gesù ci fa capire come questo peccato che origina altro peccato abbia a volte radici intrecciate: agisce attorno a noi ma anche dentro di noi, nel profondo delle nostre coscienze.

La presunzione che il male possa vincere il bene, o il credere che il male stia sempre tutto da una sola parte, può far nascere la voglia di togliere subito di mezzo la zizzania. Solo Dio, però, può fare questa divisione, perché solo a lui spetta il giudizio.

Solo in lui e attraverso di lui possiamo vincere il male, anche quello originale, perché lui è il «Bene originale», l`€™origine del Bene.

 

 Gli anziani devono essere di esempio ai giovani

 «Sono un `€œvecchio`€, mi piace definirmi così, l`€™eufemismo `€œanziano`€ mi pare un po`€™ artefatto. Ho lavorato sodo per quarant`€™anni. Faccio sempre più fatica a capire questi giovani d`€™oggi: indolenti, viziati e viziosi, portati al dolce far nulla, alla droga, ad ascoltare musiche stordenti nelle discoteche o a perdere il loro tempo negli interminabili videogiochi; per non dire di quelli che amano rubare, violentare, uccidere... Con questo non voglio dire che i giovani siano tutti così: vi è una minoranza che è semplicemente splendida».

Marco Cambrino - Nuoro

 

Mi permetta di dirle che non sono d`€™accordo con questa sua severa analisi. Più o meno recenti clamorosi fatti di cronaca, come Erika che con l`€™amico Omar uccide la mamma e il fratellino, o i tre di Leno che massacrano la compagna di giochi Desiré... portano sicuramente acqua al mulino della sua tesi. Si tratta di episodi gravissimi, che inquietano, che non ci lasciano dormire tranquilli... almeno fino a quando altre clamorose notizie non ce li caccino dalla mente.

L`€™indignazione sarebbe però sterile se non ci portasse a riflettere; a chiederci dove abbiamo sbagliato; che cosa, tutti, possiamo fare per dare ai giovani ideali grandi, meritevoli di essere perseguiti, perché visti negli adulti realizzati e vissuti. I giovani hanno certo le loro colpe, ma abbiamo motivi seri per doverci battere il petto.

Però i giovani non sono tutti così. Le persone «splendide» che lei ricorda sono certo minoranza, ma sono sempre state una minoranza in tutte le generazioni. I bravi ragazzi di oggi non sono certo meno di quelli del passato. Non è vero che la maggioranza sia fatta di teppisti. Senza poter essere definiti «splendidi» sono moltissimi quelli che fanno serenamente il loro dovere. Ricorda le schiere di giovani che si sono dati appuntamento a Roma con il Papa durante il Giubileo? Non sono andati a Roma per una scampagnata.

Diciamo piuttosto che i giovani d`€™oggi si trovano a dover vivere situazioni, non meno difficili di quelle delle generazioni precedenti (pensi solo alla gravissima disoccupazione che colpisce soprattutto i giovani del Sud), che devono fronteggiare, mentre una colossale industria consumistica li bombarda di appelli materialistici, li spinge verso la convinzione che si è soltanto quando si ha. Questa industria, tuttavia, non l`€™hanno creata loro ma, mi consenta di dirlo, le generazioni passate.

I giovani hanno bisogno che gli anziani li aiutino con il loro esempio e con la loro parola. Ma questa parola non può essere aspramente ostile come la sua, deve essere piena di amore, di riconoscimento della loro dignità  e delle loro aspirazioni a ciò che è bello e buono. I giovani sono, debbono essere, i figli degli anziani, non i nemici degli anziani.    

 

LETTERA DEL MESE

 I crocifissi nei luoghi pubblici

 «Ho le idee confuse. Seguendo il dibattito sul `€œcrocifisso nei luoghi pubblici`€, mi sono stupito che alcuni cattolici mettano in dubbio il valore di `€œGesù in croce`€ nelle aule delle scuole, nei tribunali e nelle carceri. Si può essere ancora cattolici, pensando così?».

Antonio C. - Messina

 

Quando insegnavo, mi sono sempre battuto perché i crocifissi rimanessero dov`€™erano, cioè nelle classi, negli ambienti pubblici. Toglierli mi sembrava un`€™offesa alla tradizione dei nostri padri che per convinzione ve li avevano messi. Ora che i cristiani in Italia sono diventati minoranza, imporre la presenza dei crocifissi per legge mi sembra una forzatura, se non ci si interroga anche sul perché i credenti siano diventati «piccolo gregge» in un Paese dalle radici culturali cristiane, che ospita la sede del cattolicesimo mondiale.

A me sembra che il crocifisso stia bene esposto in pubblico perché richiama plasticamente quel monito del Vangelo che dice: «Nessuno ha un amore più grande di questo: morire per i propri amici» (Gv 15,13). Non ho mai sentito nessuno parlare male di Gesù di Nazareth. Se l`€™hanno condannato per ragioni politiche, non significa che la sua politica religiosa fosse condannabile. Sono gli uomini ad aver sbagliato.

I cristiani ritengono Gesù il Figlio di Dio, il «tesoro, il cuore del mondo»: lo facciano vedere con le opere.

Certe battaglie non si fanno per favorire una fazione politica, né il Cristo crocifisso può diventare ragione di divisione. Agli ebrei, ai musulmani, che non praticano il culto delle immagini, il crocifisso può dare un certo fastidio. Ma se ragionano in termini culturali, la storia di uno che è stato crocifisso senza avere colpe ed è morto per la salvezza del mondo, non può che essere stimolo di imitazione per la pace, la concordia, la riconciliazione, la sinergia di progetti per rendere più abitabile la terra. Ghandi, il profeta indiano della non violenza, piangeva ai piedi del crocifisso! Forse i non credenti possono obiettare ricordando ben tristi battaglie condotte dai cristiani in nome di Cristo. Ma «chi è senza peccato scagli la prima pietra», come diceva, appunto, Gesù.

Se, invece, fossimo tanto intelligenti da apprendere il significato universale assunto dal crocifisso, ci asterremmo dal portare l`€™acqua della tradizione cristiana al proprio particolare mulino. E chi si oppone al crocifisso, farebbe bene a  badare ai veri problemi della scuola, che se è in crisi, non lo è per il Cristo in croce dietro la cattedra dei professori, ma perché langue la formazione, per la qualità  dei docenti e le scialbe motivazioni degli studenti.

Giovanni Paolo II, vecchio ma ancora vigile maestro di sapienza, centra il problema, quando afferma: «La cultura è il fondamento dell`€™identità  di un popolo e la famiglia è indispensabile a trasmettere i valori della cultura». Dunque il «difetto» non sta nel crocifisso esposto, ma in chi non vuole fare fatica per liberarsi dal retroterra o clericale o anticlericale, facendo di un patrimonio di cultura una nuova battaglia di religione, vanificando gli sforzi a rendere la terra abitata da uomini e donne, ricchi di saggezza e di tolleranza. Il cristianesimo non è solo una fede, né il crocifisso l`€™unico simbolo storico. Certamente il più efficace! Ancora una volta si tenta di far diventare la fede una ragione politica per dividere e la cultura un suffraganeo della fede.

 

 FEDE E VITA di Claudio Mina

Si può «bonificare» il cuore?

 «Ho un problema che mi ostacola gravemente nel tentativo di vivere una vita cristiana. Mi vado accorgendo, infatti, che il mio animo è come un frutto intaccato da un marciume, che è costituito dall`€™abitudine di ospitare un susseguirsi di pensieri cattivi verso il prossimo, il più ripugnante dei quali è l`€™inclinazione a provare una specie di soddisfazione per il male che può capitare agli altri. Questa brutta abitudine mi danneggia molto: mi sento depresso, sono incapace di essere di buon umore e di ridere, il mio animo è sempre pesante e quando ho il coraggio di accostarmi a Dio lo faccio con complessi di inferiorità  e di colpa`€¦»

Dario

 

Va detto subito che per quanto riguarda i pensieri e i sentimenti negativi che insorgono spontaneamente in noi sentire «non significa acconsentire», non significa cioè dare ad essi quell`€™adesione che ci rende responsabili.

Tuttavia, la nostra responsabilità  esiste se noi restiamo passivi di fronte ad essi e non mettiamo un sufficiente impegno per bonificare il nostro mondo interiore, cioè la sfera più centrale della nostra psiche. Tale sfera, di fatto, costituisce un elemento fondamentale della nostra personalità , in quanto determina il nostro concreto modo di essere e influenza il nostro agire e le nostre reazioni nei confronti degli altri e delle situazioni della vita. Pertanto, se nel nostro animo regna abitualmente una colorazione negativa, facilmente siamo presi da aggressività , risentimenti, giudizi negativi, antipatie, nonché tutte le frustrazioni che possono derivare dallo scontrarsi con gli ostacoli della vita. Ne consegue che tutta la personalità  viene guastata, specialmente nei rapporti interpersonali, perché si spengono la cordialità , la simpatia, la generosità  e la gioia dell`€™essere insieme. Ovviamente ne deriva un`€™alterazione negativa del nostro umore, che inclina sempre più verso la tristezza e la pesantezza d`€™animo.

Molto saggiamente lei vive questa sua situazione alla luce della fede; e allora può esserle di stimolo la meditazione del famoso brano del Vangelo di san Marco (7,21-23) in cui Gesù ci esorta a vigilare sul nostro «cuore», ponendoci davanti tutto il negativo che può scaturire da esso se è dominato dalla malignità . E, viceversa, nel Vangelo di Matteo (12,35) si afferma che se il «cuore» è buono, possono scaturire da esso «tesori di bene», tra i quali `€“ sappiamo `€“ la serenità , la pace, l`€™amore e la gioia, mentre nell`€™animo inquinato dominano `€“ come bene descrive lei stesso `€“ la pesantezza, la tristezza, i sensi di colpa e di infelicità .

La guarigione del nostro cuore è dunque una battaglia che conviene combattere: una battaglia quanto mai necessaria, innanzitutto per un motivo. Noi sappiamo che nel nostro animo abita lo Spirito Santo, che vorrebbe via via arricchirci di doni di amore, di saggezza, di forza e anche di tutte quelle ispirazioni che potrebbero orientarci nel modo migliore in tutte le nostre scelte. Ma se, come ci insegna la nota parabola, il nostro animo è contaminato dal male, il seme degli influssi divini non può attecchire e, pertanto, conduciamo una vita povera e intristita.

Come guarire, dunque, da questa contaminazione? Le segnalo due mezzi senz`€™altro efficaci. Il primo sta nel prestare una frequente e «consapevole» attenzione a ciò che ci passa nell`€™anima. L`€™altro mezzo, consiste nell`€™allenarsi a un`€™immediata «sostituzione» dei pensieri negativi, con paralleli pensieri benevoli. Così, per esempio, quando lei si sentisse portato a godere del male di cui soffre un`€™altra persona, dovrebbe prontamente augurarle ogni bene, magari pregando per lei. Similmente ai sensi di colpa verso Dio dovrebbe sostituire sempre la riflessione sulla sua immensa misericordia. Procedendo in questo modo sentirà  il suo animo sempre più leggero, più sereno, più aperto alla bontà  e alla gioia di vivere.

 

RICEVUTO SEGNALIAMO

 PREMI E CONCORSI

 - L`€™Ente Premio Cimitile (Napoli), operante nel campo della riscoperta della storia, delle tradizioni e della cultura promuove l`€™ottava edizione del «Premio Cimitile», rassegna nazionale degli autori inediti, delle novità  librarie e della migliore opera edita sull`€™arte paleocristiana in Italia. Le opere dovranno pervenire entro il 20 gennaio 2003. Per informazioni: tel. 081 3110326, 081 8239927; internet: www.comune.cimitile.na.it

 - Il Centro letterario del Friuli-Venezia Giulia promuove il 5° concorso nazionale di poesia in lingua italiana «Premio Ketty Daneo 2003». Il materiale dovrà  essere inviato entro e non oltre il 30 novembre 2002. Ulteriori informazioni al numero telefonico 040 814295.

- Il Gruppo presepistico San Francesco di Canosa di Puglia (Ba) organizza la IV mostra-concorso del presepio artigianale «Canusium@Praesepium» che si terrà  dal 22 dicembre al 6 gennaio 2003. Per informazioni e iscrizioni: tel./fax 0883616670 o e-mail: lovino@tiscalinet.it.

CORSI E CONVEGNI

- «Ludwig Wittgenstein tra scienza e mistica»: è il tema di un seminario di filosofia promosso dalla Pro Civitate Christiana di Assisi dal 21 al 24 novembre 2002. Per informazioni: tel. 075 813231.

SPIRITUALITà€

- Il Centro di spiritualità  San Domenico di Taggia (Im) organizza una serie di incontri in due cicli: «Conoscere Gesù» e «Seguire Gesù». Tra gli appuntamenti, segnaliamo quello del 21-24 novembre, sul tema: «Vite in ricerca» e del 16-17 novembre su «La vita cristiana come esperienza esistenziale». Informazioni: tel. 0184 476203, 0184 476254.

- «Da questo riconosceranno i miei discepoli» e «Predicate il vangelo. Corso di proposta cristiana»: sono i due temi proposti dalla Scuola apostolica Sacro Cuore dei padri dehoniani di Albino (Bergamo), rispettivamente il 22-24 novembre e 29 novembre-1 dicembre. Informazioni: tel. 035 751057.

- L`€™associazione culturale «Gaudium et spes» dell`€™Abbazia benedettina di Praglia (Padova) ha in programma dal 30 all`€™1 dicembre una Lectio Divina di Avvento guidata dal padre Abate dom Bruno Marin. Per informazioni: tel. 049 9901555.

LETTORI IN DIALOGO

- Marino Liberato, Via Molini Idraulici 10, 80058 Torre Annunziata (Na) è interessato a scambiare cartoline e immaginette sacre antiche con altre persone che hanno la sua stessa passione.

- «Cerco e scambio santini d`€™epoca e moderni». Scrivere a: Rosalia Risso, via Serra 31, 16010 Serra Riccò (Ge).

- Ortensio De Martino, via verdi 1, 84081 Baronissi (Sa), di anni 33, vorrebbe corrispondere con lettori e lettrici, preferibilmente della Campania, per fare nuove amicizie.

- «Ho 47 anni e sono paraplegico. Vivo in un istituto di riabilitazione. Effettuo sculture su pietra, legno e gesso, pittura a olio su tela. Desidero corrispondere con persone promotrici dell`€™arte, pittori, organizzatori di mostre e critici in genere per ricevere nuovi stimoli». Scrivere a: Giovanni Vecchierelli, c/o Fisiomedica Loretana, viale san Francesco 116, 86018 Toro (Cb).

- Stefano Sanfilippo, via Achille Grandi 8, 55048 Torre del Lago Puccini (Lu) desidera fare nuove conoscenze: «Sono un ragazzo serio e sincero. Vorrei corrispondere con persone di qualsiasi religione, per un buon dialogo e un`€™amicizia leale».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017