Non esiste una mafia bonacciona

Preoccupa il successo negli Usa di The Sopranos, una serie televisiva che presenta i mafiosi come tipi feroci, ma sostanzialmente giusti e portatori di valori positivi. La mafia non è così e i giovani potrebbero imitarne le gesta.
04 Novembre 2002 | di

È vero che da noi, almeno finora, non ha avuto lo straordinario successo incontrato negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, ma la serie televisiva The Sopranos merita qualche riflessione, se non altro perché non sarà  certo l`€™ultimo prodotto del genere in tv e nel cinema.

I Soprano sono i popolarissimi protagonisti di una delle serie televisive più fortunate che Time Warner abbia mai mandato in onda. Chi ne ha visto almeno una puntata sarà  rimasto colpito dall`€™abilità  degli interpreti, perfetti nelle loro parti, e dalla sapienza tecnica che mostrano gli americani nel costruire e realizzare storie capaci di avvincere i telespettatori fino a trasformarli in fans della serie. Mi auguro, però, che almeno gli spettatori italiani abbiano notato che presentare il mondo mafioso in questo modo non è soltanto menzognero, ma anche molto insidioso.

L`€™Aida, tanto per restare in tema di opera lirica, è l`€™American italian defense association, l`€™organizzazione che si propone di difendere l`€™immagine degli italoamericani. Alcuni avvocati di quest`€™associazione, circa un anno e mezzo fa, hanno citato la Time Warner accusandola di presentare tutti gli italoamericani come criminali nati e di dare della famiglia italoamericana un`€™immagine distorta e stereotipata. La Time Warner ha controbattuto affermando di essere fiera di un prodotto che ha ottenuto un gran numero di riconoscimenti per le sue qualità  artistiche. Non so come sia finita la diatriba, ma per la verità  non mi preoccupo tanto per i pregiudizi e gli stereotipi che hanno sempre accompagnato il nostro Paese.

 

Quello che preoccupa

Quello che temo è che quest`€™inesauribile filone di film e telefilm su una mafia spietata sì, ma anche giusta e protettiva, trasmetta ai più giovani un messaggio del tutto infondato. Il successo di grandi film come Il Padrino, non può essere spiegato soltanto con le grandi doti degli interpreti e dei registi né con le qualità  delle storie avvincenti e spettacolari. Purtroppo mi è capitato di constatare che non pochi spettatori italiani si identificano con i protagonisti fino al punto di tifare per loro e inorgoglirsi per le loro imprese, trascurando del tutto che i personaggi rappresentati sono criminali belli e buoni, abituati a spadroneggiare e a farsi beffe della legalità  con la prepotenza, la violenza più sanguinaria e l`€™inganno.

Già  mi aspetto, a questo punto, che qualche lettore insorga dicendo che nell`€™arte, Shakespeare insegna, i «cattivi» non lo sono a tutto tondo, che sono complessi e sfaccettati, che possono presentare aspetti positivi, gradevoli e così via. Sono d`€™accordo, ma voglio affermare il mio diritto di spettatore a contestare la presentazione di una mafia bonacciona e pacioccona, feroce, ma sostanzialmente giusta e portatrice di valori positivi. Rabbrividisco quando qualche spettatore prova un moto di soddisfazione e di orgoglio perché il mafioso italoamericano si afferma, esibisce tutto il suo potere e dimostra al mondo che noi italiani non siamo solo pizza e mandolino.

Non esiste una mafia buona o almeno tollerabile e simpatica. Alcuni ottimi film italiani hanno presentato la mafia per quello che è, e sono ben lontani dall`€™avere avuto il successo dei prodotti americani.

 

Ai giovani: discorsi chiari sulla mafia

Ai giovani va detto con chiarezza che ovunque vi siano organizzazioni criminose, esistono maestri e scuole del crimine che basano la loro grande efficienza sulla forza dell`€™iniziazione e dell`€™esempio, l`€™una e l`€™altro piuttosto carenti nelle nostre scuole dell`€™obbligo.

Queste scuole fioriscono nelle aree di irresponsabilità , dove lo stato e i poteri locali latitano. Quelle aree divengono dapprima terre di nessuno e nelle terre di nessuno può avvenire, e avviene, di tutto. In quelle terre di nessuno sorgono le scuole per quei bambini e ragazzi che, temendo di non essere «nessuno», si affidano a chi promette loro di diventare «qualcuno», e mantiene la promessa.

Ho già  scritto in queste pagine che i ragazzi prestano particolare attenzione alla «coerenza» degli adulti. La coerenza tra il dire e il fare li affascina a tal punto che possono ammirare e seguire colui o colei che predica male e razzola altrettanto male, piuttosto che un adulto, una scuola, uno stato incoerenti e contraddittori nelle parole e nelle azioni. Gli «educatori» del crimine, da questo punto di vista, sono ineccepibili: dimostrano in prima persona ciò che pretendono dagli allievi, rubano prima di insegnare a rubare, uccidono prima di insegnare a uccidere. Promettono «occupazione» e la mantengono. Forniscono ai ragazzi strumenti di lavoro che danno loro un senso di illusoria potenza: armi e motori. Li sottopongono a un itinerario iniziatico, che ricorda quello descritto nei primi anni di questo secolo da van Gennep per alcune società  «chiuse» del nostro mondo: 1) separazione dalla famiglia e affidamento agli «anziani» dell`€™organizzazione; 2) addestramento tecnico (uso delle armi, ecc.) ma anche trasmissione dei «valori» dell`€™organizzazione; 3) l`€™allievo che ha imparato il come e il perché del proprio agire a favore dell`€™organizzazione viene sottoposto a «prove» di difficoltà  crescente che dimostreranno se merita di entrare in una «famiglia» più grande e potente di quella nella quale era nato. Quest`€™itinerario, una volta attraversato, conferisce all`€™allievo una forte identità  e un solido sentimento di appartenenza e lealtà  che lo rende un «osso duro» per chiunque voglia allontanarlo dall`€™influenza dell`€™organizzazione criminale. La scuola, ogni scuola, va valutata con estrema serietà . Alla sinistra efficienza delle scuole del crimine, non possiamo opporre, purtroppo, l`€™inefficienza di molte scuole che tengono i propri allievi seduti sui banchi per anni e anni senza fornire loro alcun riconoscimento, nessun contributo al formarsi di una solida identità , sfornando a getto continuo cittadini poco impegnati, con modesto senso civico, con scarse possibilità  di occupazione.

Mi guardo bene dal chiedere censure, ma sarei lieto se i genitori spiegassero ai loro figli i rischi impliciti nel confondere la mafia vera con la bravura e l`€™abilità  di chi confeziona certe storie su un`€™improbabile mafia pacioccona, ma severa e giusta perché sa trasformarsi in braccio vendicatore dei deboli e degli oppressi.             

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017