Suora e manager per amore dei poveri
Riuscire a incontrare suor Nancy Pereira è di per sé un miracolo. Nella stessa settimana è, prima a Bologna, poi a Trento, quindi a Treviso e a Pordenone. E si appresta a partire per Torino. L`appuntamento è a Vedelago, nel trevigiano, dove la suora è ospite di una famiglia che sostiene a distanza uno dei tanti piccoli di cui lei si occupa.
Sister Nancy è seduta su un divano, in un angolo del salotto. Ha la corona del rosario in mano e un grande sorriso sulle labbra. Quando ci vede, si aggiusta il velo, con un vezzo tutto femminile che fa piacere ritrovare anche in una donna consacrata.
«La preghiera è importantissima ` esordisce, quasi a sottolineare di chi è il merito di quanto ha realizzato `, senza preghiera non si fa niente».
La storia di suor Nancy
Indiana del Kerala, nel sud-ovest del Paese, Nancy Pereira nasce il 14 agosto 1923 in una famiglia benestante, ultima di cinque figli.
Poco più che adolescente, avverte il desiderio di realizzare qualcosa di concreto per i tanti poveri che incontra ogni giorno andando a scuola. Così sente nascere in lei la chiamata alla vita religiosa e, dopo l`incontro fortuito con una suora salesiana, decide di entrare nell`ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il ramo femminile della congregazione fondata da don Bosco.
Dal noviziato in poi, per cinquant`anni, Nancy Pereira vive a Madras, nel sud dell`India. Di questo tempo sister Nancy racconta un episodio solo, ma molto significativo: «Avevo quasi trent`anni e i miei capelli erano ancora tutti neri. Al nostro convento era stato donato un terreno, sul quale volevamo costruire un complesso scolastico. Purtroppo i soldi che avevamo non erano sufficienti. Mi sono improvvisata costruttore e, a capo di un cantiere composto da 400 tra uomini e donne, sono riuscita a completare la costruzione con una somma molto inferiore rispetto al preventivo. Al termine della costruzione, però, avevo tutti i capelli bianchi».
L`arrivo a Ulsoore, slum di Bangalore
Nel 1993 suor Nancy viene trasferita a Bangalore, città con circa 3 milioni di abitanti, capitale dello stato di Karnataka, sempre nel sud dell`India. Come la maggior parte delle megalopoli dei Paesi in via di sviluppo, Bangalore è città di contrasti: ricchissima e poverissima insieme. È sede di un gran numero di società informatiche che le hanno meritato la fama di Silicon Valley dell`India. Ma è anche luogo di immense baraccopoli, gli slums, dove le case sono rifugi improvvisati con cartoni e lamiere, privi di ogni minimo requisito abitativo. Gli slums di Bangalore sono più di quattrocento. Tra tutti, quello di Ulsoore, che dista 24 chilometri dalla missione salesiana di Virgonagar, dove sister Nancy va ad abitare, è l`unico a non poter contare su alcun tipo di assistenza.
A Ulsoore, in mezzo alla miseria e a rischio della vita, suor Nancy comincia la sua opera. E i frutti si vedono subito. Nel giro di soli sei anni la mortalità infantile scompare e così pure le morti per parto; 3 mila famiglie, per un totale di circa 15 mila persone, hanno un reddito sicuro; tutti i bambini vanno a scuola; oltre 6 mila piccoli possono contare sul sostegno a distanza che, però, ne raggiunge complessivamente quasi 100 mila. Lo slum lentamente assume un altro volto. E l`opera di suor Nancy prosegue anche nei dieci villaggi vicini, contagiati dal nuovo stile di vita.
Ma com`è stato possibile raggiungere, in un tempo relativamente breve, questi risultati? La parola magica è una sola: «microcredito», cioè la possibilità per i più poveri di ottenere dei prestiti. Il progetto di microcredito è cominciato grazie a 350 mila rupie elargite a sister Nancy dalla provincia autonoma di Bolzano, in base a una legge che favorisce la cooperazione e lo sviluppo. Con questa somma la suora inizia a lavorare con le donne, alle quali le è più facile avvicinarsi e per le quali avvia un progetto di formazione al risparmio della durata di due anni. In questo progetto è coadiuvata da un gruppo di tre suore e ventotto laici.
«Al termine del corso sul risparmio ` spiega suor Nancy ` abbiamo creato i primi self-help groups. Questi `gruppi di autoaiuto`, sono formati da un minimo di 15 a un massimo di 22 donne (attualmente sono 160 i gruppi attivi) alle quali viene, di fatto, affidata la gestione del credito». Tutto ciò prende il nome di «Banca dei poveri» e, in estrema sintesi, funziona così: ogni settimana le donne consegnano i loro risparmi, che vengono depositati in banca. Raggiunta una certa soglia, si comincia a redistribuirli sotto forma di piccoli prestiti, per le spese improvvise cui una famiglia non riesce a far fronte. Per il prestito serve il consenso di tutto il gruppo. Sulla somma erogata è applicato l`interesse dell`1 per cento, che va ad alimentare un fondo generale per lo sviluppo. Il gruppo ha, inoltre, il compito di garantire i prestiti più consistenti che, però, eroga una struttura più grande. «Così facendo ` assicura suor Nancy ` abbiamo fino ad ora registrato un tasso di solvibilità pari al 98 per cento».
«Fides», ente morale per la famiglia
La struttura che organizza i corsi e gestisce i crediti più sostanziosi si chiama «Fides» (Family integral development education scheme) ed è un ente morale che ha ideato un vero e proprio itinerario di sviluppo per le famiglie. «I crediti concessi da `Fides` ` informa sister Nancy ` vanno a finanziare progetti per la creazione di reddito: laboratori di artigianato, mercatini ambulanti, allevamento di animali da cortile, costruzione o ampliamento di case da dare in affitto. Chiunque voglia ottenere un prestito da `Fides`, deve aver frequentato il 75 per cento degli incontri formativi da esso organizzati e deve essere titolare di un libretto di risparmio nel quale è depositato almeno il 10 per cento di quanto chiede. Inoltre, deve imparare a leggere e a scrivere per poter gestire in autonomia la propria iniziativa imprenditoriale».
Protagoniste assolute dei progetti «Fides» sono le donne che, grazie alle iniziative di sister Nancy, si sono riscattate da una situazione di schiavitù. «Al nostro arrivo ` dice la suora ` le donne non potevano uscire di casa, dovevano obbedire agli uomini in tutto, non avevano dignità , né cura per se stesse. Adesso, nelle famiglie, donne e uomini sono alla pari, si consultano prima di prendere una decisione, mettono insieme il loro guadagno e gestiscono il risparmio». E le donne hanno anche coinvolto gli uomini in altri progetti, come quello contro l`alcolismo, grazie al quale, in un anno, 130 uomini hanno smesso di bere.
«Tra poco ce ne andremo da Ulsoore ` spiega sister Nancy `. Ormai le famiglie sono autonome e la nostra presenza è stata richiesta in altri slums e villaggi, dove ci attendono circa 4 mila famiglie. Lì, il lavoro sarà più facile, perché già ci conoscono».
Ma suor Pereira ha anche un altro progetto, che confida quasi sottovoce: l`ampliamento di una casa di accoglienza per bambini abbandonati. Al termine della lunga conversazione, un`ultima domanda a suor Nancy è d`obbligo: ma come le è venuto in mente un progetto così? «Vedendo la situazione delle persone e desiderando di aiutarle», risponde con tono disarmante. E aggiunge: «La strada esatta me l`ha indicata Dio nella preghiera». Ecco spiegato quel rosario in mano.