Gli parli, ed ecco affiorare un Totti che non ti aspetti
Popolo giallorosso, in piedi! Esce il capitano, ordina lo speaker ufficiale dello stadio Olimpico; ottantamila persone scattano in piedi e applaudono, quasi in delirio. Francesco Totti, leader della Roma e della Nazionale, è il personaggio più rappresentativo e osannato dell'italico pallone. Un simbolo anche all'estero. Per lui gli elogi si sprecano. Il grande Pelè lo ha definito uno dei pochi artisti del calcio di oggi. Ma quando gli si parla, Totti appare tutto il contrario dello stereotipo del divo. È piuttosto timido, simpatico, disponibile. Si dice che da qualche tempo abbia messo la testa a posto. Di sicuro, la testa non se l'è montata e non si è lasciato travolgere dal successo che, invece, sa adoperare anche per fini alti. È diventato ambasciatore dell'Unicef e spesso offre la sua immagine, e non solo quella, per iniziative di solidarietà . Il ricavato del libro che raccoglie le barzellette su di lui - un inatteso successo editoriale - Francesco ha deciso di destinarlo, metà , al servizio di telesoccorso per gli anziani di Roma, l'altra metà al progetto di recupero dei bambini di strada di Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo, promosso dall'Unicef.
Lo incontriamo un sabato pomeriggio a Trigoria, durante un ritiro pre-partita, per cercare di conoscere l'uomo Totti prima ancora che il calciatore. E le sorprese non mancano. Il mio futuro? Lo vedo da papà . Quando non giocherò più - afferma convinto - sicuramente lascerò il mondo del calcio professionistico. Se ci riuscirò, mi dedicherò a insegnare il calcio ai bambini. Li aiuterò a crescere e mi divertirò con loro. Rimarrò sempre nel mondo del calcio, ma lontano dai riflettori.
Msa. Perché non vuole restare nel mondo del calcio che conta?
Totti. È un mondo che non mi piace. Ci sono cose non belle. Da fuori sembra tutto meraviglioso: tanti soldi, notorietà . Ma chi lo vive all'interno sa che è differente. Ci sono falsità , malignità . Siccome sono una persona sensibile, ciò mi spinge ancora di più a lasciare.
Nonostante questo, pensa che il calcio possa trasmettere valori ai giovani?
Dipende da noi calciatori, perché i giovani cercano di apprendere qualcosa da quello che facciamo dentro e fuori dal campo. Dovremmo sempre esserne consapevoli e comportarci nel modo migliore. Per quanto mi riguarda, so che la gente si aspetta sempre qualcosa in più da me: sono il capitano, romano e romanista. Cerco di essere un esempio positivo per i ragazzi.
Oggi lei è un campione: quanto è stato difficile arrivare e chi l'ha aiutata di più?
Ho dovuto superare molte difficoltà prima di affermarmi, ma mi hanno aiutato tante persone, sia in campo che fuori. In primo luogo, i miei familiari. Mi hanno trasmesso insegnamenti importanti: il rispetto per gli altri, il modo di comportarsi e, soprattutto, l'umiltà . Mi hanno fatto rimanere con i piedi per terra.
Come vive l'impegno di ambasciatore dell'Unicef?
Benissimo. Mi fa sentire meglio, mi gratifica, e sono certo che porterà qualche frutto. È una scelta che ho fatto personalmente e quando decido di fare qualcosa o prendo un impegno, vado avanti sempre con determinazione.
Che cosa ha imparato finora da questa esperienza?
Ho conosciuto persone, soprattutto ragazzi, meno fortunate di me. Ho capito che basta un piccolo gesto, un sorriso, per far sì che le persone cambino totalmente. E comunque mi sono accorto che è più ciò che ricevo di quello che do.
Come è nata l'idea di aprire la scuola calcio all'Axa per i bambini che non hanno la possibilità di frequentare simili corsi?
Dall'esperienza che avevo fatto da piccolo, quando ho iniziato a tirare i primi calci. Ricordo che c'erano tanti genitori che non avevano la possibilità di comprare gli scarpini e i completini necessari per fare allenare i propri figli, che quindi non potevano divertirsi giocando al calcio.
Lei non ama parlare di politica, ma si può fare politica in diversi modi, per esempio firmando un manifesto contro la guerra, come ha fatto lo scorso anno su invito del suo compagno di squadra Tommasi.
Ricordo che a tanta gente quel gesto non andò bene. Allo stadio qualcuno espose uno striscione contro di me e sinceramente ci rimasi male. Ma ognuno è libero di pensare ciò che vuole. Ho aderito a quella iniziativa perché ritenevo che fosse importante. In certi momenti, bisogna anche esporsi per le proprie idee.
Pregi e difetti di Totti. Insomma, come si vede?
È difficile rispondere. Comunque, quanto ai pregi, penso di essere un tipo socievole, disponibile e, soprattutto, umile. Credo che quest'ultimo sia un pregio importante. Tra i difetti sicuramente quello di essere a volte un po' permaloso. In campo è un fatto più istintivo, fuori invece lo faccio più consapevolmente. Ma spesso è perché mi provocano, per farmi arrabbiare.
Le provocazioni non sono mai mancate: nomignoli, battute, caricature che tendevano a esagerare la sua genuina romanità . Ma uno dei pregi che la gente di recente ha scoperto di Totti è l'autoironia. Con il libro di barzellette crede di essere riuscito ad azzittire quanti la prendevano in giro, riuscendo persino più simpatico?
Penso di sì. Le acque si sono un po' calmate. Ma è cambiato anche il mio atteggiamento. All'inizio, mi arrabbiavo per certe battute, soprattutto quando andavano giù pesante sul personale, sulla mia fidanzata, sulla mia famiglia. Poi, riflettendoci, ho capito che era una cosa simpatica.
Quali sono i sogni dell'uomo Totti?
Avere una grande famiglia. Grande nel senso di tanti figli, quattro o cinque.
E quelli di Totti calciatore?
Di vincere quello che c'è da vincere. È inutile fare l'elenco. L'importante è vincere.
Anche il pallone d'oro?
Certo. Anche se non ho ancora capito come si fa.
Lei è credente: che posto ha la fede nella sua vita?
È uno degli aspetti più importanti. Mia madre frequenta un gruppo di preghiera di padre Pio. Due volte la settimana si vede con delle amiche e pregano insieme. Quando possiamo, anche io e la mia fidanzata, Ilary, partecipiamo.
Quanto c'è della sua fede negli impegni di solidarietà ?
C'è tanto. E ci sarà sempre.
I numeri di Totti
Francesco Totti nasce il 27 settembre 1976, a Roma. La prima squadra in cui gioca è la Fortitudo, antesignana di una società da cui è nata la Roma, nel 1927: è bravo, anche se ha solo sette anni. Inizio promettente che si rassoda con il tempo nelle varie squadre in cui gioca. A tredici anni (1989) mette piede in casa giallorossa, arruolato nei giovanissimi regionali, poi negli allievi nazionali e infine nella Primavera. A sedici anni esordisce in serie A, chiamato dall'allenatore Vujadin Boskov, che lo fa debuttare, il 28 marzo 1993, in Brescia-Roma, Coppa Italia. Il ragazzo si divide tra la Primavera e la prima squadra. Nel 1994, il 27 febbraio, contro la Sampdoria all'Olimpico, resta in campo per ottantasei minuti e risulta il migliore in campo. Il suo primo gol lo fa nel campionato successivo, 1994-95, contro il Foggia. È capitano della squadra quando la Roma vince il campionato, 2000-2001. Gioca anche in Nazionale. Nell'Under 21, nel 1996, vince il titolo europeo. Con la nazionale maggiore, nel 2000, arriva alla finale europea. Nel 2003 è stato nominato ambasciatore dell'Unicef.