Benedetto XVI: una guida per le sfide della modernità
Eminentissimum ac reverendissimum Dominum, Dominum Josephum.... È lui. Un grido. Non ci sono dubbi. È Ratzinger. Hanno fatto Papa di gran lunga il migliore di tutti i cardinali. Lo si era visto nei giorni della Sede vacante. Lo si sapeva da anni. I porporati non hanno ceduto ai calcoli umani. Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Ratzinger. Il prefetto della fede, il custode dell'ortodossia è sembrato la naturale conclusione della ricerca di una grande personalità che non sfigurasse al confronto con Giovanni Paolo II. Si poteva cambiare totalmente registro con una personalità d'Oltreoceano. Si è preferito l'unico Grande che c'era in casa.
A frenare i pronostici era l'età avanzata (78 anni compiuti sabato scorso) e il fatto che la sua candidatura potesse spaventare per il rigore nella dottrina e per la certezza che avrebbe tenuto la barra dritta del timone della Chiesa. Quasi che ciò significasse chiusura o peggio involuzione. Invece, i cardinali hanno scommesso con fiducia e hanno scelto con serena certezza.
Nella Sistina, per quattro volte, i 115 elettori hanno giurato: Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà , che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto. Hanno guardato il Cristo Giudice di Michelangelo e hanno votato di conseguenza. Senza tanti pensieri estranei allo stesso giuramento. Ed è stato eletto Joseph Ratzinger. Rapidamente. Come Luciani, al quarto scrutinio. Anche se nel caso di Giovanni Paolo I avvenne tutto nella stessa giornata.
Ratzinger era il favorito di partenza. Ma non affatto di sicuro il favorito dell'arrivo. Invece, i cardinali hanno fatto presto. Molto presto, tenuto conto che non era facile orientarsi su un nuovo Papa così anziano. Invece, hanno dato un segno forte di unità . E hanno scelto un candidato forte per l'unità della Chiesa. Gli uomini d'oggi, e i cardinali non fanno eccezione, hanno bisogno di speranza ma anche di una guida sicura. L'una non si può avere senza l'altra. Scegliendo Ratzinger, hanno scelto la guida sicura e sono certi di dare la speranza agli uomini d'oggi. Una onesta predicazione del Vangelo. Ma anche ricca di fede vissuta.
Ratzinger, cardinale decano, staccava tutti gli altri. Era decano di nome e di fatto. E nei disegni della Provvidenza doveva essere il leader di questa Sede vacante. Doveva fare le sue prove, che sono risultate perfette. Come l'omelia nelle esequie di Giovanni Paolo II. Quasi un passaggio di testimone. Con quello sguardo alla finestra del Palazzo Apostolico e il pensiero alla finestra della casa del Padre. Adesso quella finestra sarà la sua. Decisiva è stata anche l'omelia prima di entrare in Conclave, quella Pro eligendo Romano Pontifice.
Una scelta nel segno della continuità
Il Signore lo aveva scelto, come ha detto più di un cardinale. E quella messa lo ha mostrato. Con la sua proclamazione della necessità di una fede chiara che non è affatto fondamentalismo, con l'affermazione di una fede adulta, con la messa in guardia o piuttosto la speranza che la barca della Chiesa e simbolicamente di ogni cristiano non venga sballottata da tutti i venti, da tutti gli errori, da tutte le mode. Un no chiaro alla dittatura del relativismo, ma parlava anche della urgenza, anzi della imprescindibilità , della misericordia, perché Cristo è la misericordia di Dio inviata agli uomini.
Questa scelta è nel segno della continuità con il pontificato wojtylano. È stato Ratzinger, dal 1981, il braccio destro di Giovanni Paolo II per quanto riguarda la difesa (certo!) ma anche la promozione della dottrina cattolica. Giovanni Paolo II ha governato la Chiesa, ha viaggiato e si è lanciato in tante iniziative ma stava sicuro perché alle spalle aveva uno come Ratzinger. E quando, come nel mea culpa per i peccati dei figli della Chiesa, Ratzinger non era stato immediatamente d'accordo con il Papa, lo è subito diventato per quell'obbedienza intelligente e pronta che forniva al Papa stesso argomentazioni per il suo magistero.
Nella scelta di Joseph Ratzinger quale 263° vescovo di Roma, la Curia romana è stata trainante l'intero Collegio cardinalizio. Hanno visto bene. E nessuno pensa minimamente a un Papa di transizione. Oltretutto è un'espressione di cronaca giornalistica ma nient'affatto di contenuti. Come potrebbe un Ratzinger essere un Papa di passaggio. Ciò che da sempre incuteva il rispetto di tutti era la sua profondità spirituale, la sua indipendenza di giudizio, il suo non appartenere a nessuna cordata, la sua autorevolezza, che gli permetteva interventi critici nei confronti della stessa Curia, come a proposito dell'arrivismo, in tante occasioni. Specialmente nei Sinodi.
Tutti i vescovi del mondo che venivano a Roma per la quinquennale visita ad limina apostolorum, ossia al Papa e ai dicasteri della Curia, ritornavano impressionati soprattutto dall'incontro con Ratzinger e il suo dicastero. E gran parte dei cardinali di oggi sono stati vescovi di allora. Un altro punto fondamentale sono la serenità e la tranquillità di questo bavarese, teologo di fama mondiale (a prescindere dal ruolo di cardinale prefetto del dicastero dottrinale).
Risponde a tutte le domande. Da uomo di scienza oltre che da prete. Per l'uomo di scienza ogni domanda merita una risposta. Per il prete ogni uomo che domanda merita un approccio cordiale e sereno.
Non sono il Grande Inquisitore
In un'intervista che ci concesse nel luglio 1989, tenne a sfatare un po' la leggenda nera che era stata costruita su di lui a causa del suo ruolo di capo dell'ex Sant'Uffizio, erede storico del dicastero dell'Inquisizione. Tenne a dire con il sorriso sulle labbra: Non sono il Grande Inquisitore, né mi sento una Cassandra tra i cattolici. Quando esamino i fattori negativi presenti nella Chiesa contemporanea parto sempre da questa speranza: è il Signore ad avere in mano la Chiesa.
Con questo spirito lieve Benedetto XVI, a 78 anni, ha accettato questo carico straordinario sulle spalle. Perché sa che non è solo a portarlo. Una frase ci sembra profetica per il suo compito di Papa: Essere autorità nella Chiesa è possibile quando diventa chiaro che la persona rivestita d'autorità non fa ciò che vuole ma è obbediente alla volontà del Signore per quel suo incarico. Nel suo compito ha visto sempre questa priorità : prima dell'estirpazione degli errori, il mostrare la intrinseca bellezza, bontà e verità della Rivelazione cristiana.
La biografia di Ratzinger comincia con l'esperienza del sedicenne Joseph per due anni soldato adolescente nella Germania nazista che stava crollando.
Teen-ager della teologia fu definito per la sua giovane età al Concilio, cui partecipò a 35 anni, quale esperto del cardinale di Colonia, Frings, il quale, ironia della sorte, fu uno degli strenui avversari del cardinale Ottaviani, a capo del Sant'Uffizio. Ratzinger critica l'adattamento del cristianesimo al mondo e alla modernità della quale sostiene la fine. In questo la pensava diversamente da Karol Wojtyla che condivideva la visione più ottimistica del Concilio. Ratzinger è stato spesso attaccato - spiegava uno dei suoi biografi, il teologo Aidan Nichols - da chi ritiene che dopo il Concilio la Chiesa cattolica avrebbe dovuto agire in uno spirito di benevolenza generalizzato, spruzzando acqua benedetta su tutte le sincere aspirazioni, senza accertarsi della loro compatibilità o meno con la fede ricevuta da Cristo e dagli apostoli. Per alcuni, è stato uno shock scoprire che la Chiesa cattolica non intende comportarsi come un club filantropico liberalprotestante.
Dalla prima omelia di Benedetto XVI
Concilio Vaticano II. Anch'io, pertanto, nell'accingermi al servizio che è proprio del successore di Pietro, voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell'impegno di attuazione del Concilio Vaticano II, sulla scia dei miei Predecessori e in fedele continuità con la bimillenaria tradizione della Chiesa... Col passare degli anni, i Documenti conciliari non hanno perso di attualità ; i loro insegnamenti si rivelano anzi particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società globalizzata.
Ecumenismo. L'attuale successore di Pietro... è disposto a fare quanto è in suo potere per promuovere la fondamentale causa dell'ecumenismo. Sulla scia dei suoi Predecessori, egli è pienamente determinato a coltivare ogni iniziativa che possa apparire opportuna per promuovere i contatti e l'intesa con i rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali. Ad essi, anzi, invia anche in questa occasione il più cordiale saluto in Cristo, unico Signore di tutti.
La pace. A tutti mi rivolgo con semplicità e affetto, per assicurare che la Chiesa vuole continuare a tessere con loro un dialogo aperto e sincero, alla ricerca del vero bene dell'uomo e della società . Invoco da Dio l'unità e la pace per la famiglia umana e dichiaro la disponibilità di tutti i cattolici a cooperare per un autentico sviluppo sociale, rispettoso della dignità d'ogni essere umano.
Dialogo Non risparmierò sforzi e dedizione per proseguire il promettente dialogo avviato dai miei venerati Predecessori con le diverse civiltà , perché dalla reciproca comprensione scaturiscano le condizioni di un futuro migliore per tutti.