Benvenuti a Explora il museo dei bambini
Tum tum tum... voci ovattate e battiti cardiaci. Stesi con il naso all'insù, nell'uovo azzurro di gomma, i bambini ritornano alle origini. A pochi anni prima, quando sguazzavano nel liquido amniotico. Sono nel pancione della mamma. Il tempo di un ascolto e poi via, di corsa, verso il dente gigante, ad accendere luci e interruttori, per scoprire gusti e sapori. O nello studio del dietologo, alla ricerca del giusto menù, tra pulsanti e diapositive da leccarsi i baffi...
Benvenuti a Explora, il museo dei bambini, dove l'ingresso è rigorosamente vietato agli adulti non accompagnati da minore. Non potrebbe essere altrimenti. L'over 18 che arriva in questo ex deposito tranviario dell'Atac, completamente riqualificato, ha bisogno di essere guidato e accompagnato da una manina innocente per ritornare un po' bambino anche lui e reimparare nozioni scientifiche e di educazione civica non più dai libri ma attraverso il gioco.
Già , perché in questo, come negli altri 300 Children's museums di tutto il mondo, la chiave di apprendimento è proprio il gioco. Ogni turno di visita dura un'ora e quarantacinque: prima che aprano le porte, i più grandicelli, veterani di questo originalissimo parco giochi nato nel 2001, si danno consigli a vicenda: c'è chi parteciperà al laboratorio sulla carta riciclata, seguendo l'intero processo di lavorazione di un foglio ecologico: frammentazione di carta dalla diversa provenienza, amalgama attraverso un frullatore azionato con una bicicletta, asciugatura dell'impasto con una pressa, stesura dei fogli sugli essiccatoi e infine consegna ufficiale del prodotto ai neo-artigiani; chi si è già cimentato con il riciclo punta ad altro: una mezz'oretta al supermercato - «proprio come fanno mamma e papà , ogni settimana», ma questa volta da protagonisti e non come semplici accompagnatori - alle prese con spesa e portafoglio, consigli per gli acquisti e nuovi prodotti da inventare e da vendere; poi un salto nella cabina di guida del tram, oppure, ma occorrerà mettersi in fila, sul carro dei pompieri, con tanto di cerata, elmetti, idranti stivaloni e sirena.
Tra le bambine va per la maggiore lo studio televisivo: un viaggio dietro le quinte per realizzare un vero tg, imparare a elaborare e comunicare una notizia, filmarla con la telecamera oppure venderla nel chiosco, sulla carta stampata. Insomma, quando le porte si aprono, i bambini, accompagnati da maestri, genitori o nonni, vanno avanti con le idee ben chiare. I più piccoli, in passeggino, guardano incuriositi: la grande vasca d'acqua al centro della struttura a loro dice poco per quanto riguarda lo studio di dighe, ponti, pressioni, ma certo i giochi d'acqua e gli spruzzi sono affascinanti. Così come i pannelli girevoli della casa in miniatura, che invece per i più grandicelli e per i genitori sono un buon pro-memoria delle elementari norme di sicurezza in casa: da un lato, la situazione negativa, un bimbo lasciato solo nella vasca da bagno, dall'altra quella giusta, in compagnia dei genitori.
Anche la sezione della nave, con tanto di poppa, prua e fumaiolo, se per i più grandi è un espediente per sperimentare e apprendere i fenomeni ottici e sonori nell'affascinante contesto del mondo marino, per i più piccoli è come il precipitare in un mondo incantato, con gli infiniti e strani suoni prodotti dal sintetizzatore, la magia dei liquidi colorati che galleggiano nel boccaporto e il gioco di immagini riflesse in cui la luce produce tridimensionalità .
«La cosa più interessante che ho notato è che qui il bambino si cala nel mondo degli adulti e questi reimparano a giocare - racconta Vittorio, 26 anni, da quattro animatore di Explora -. I bambini sono attratti un po' da tutto, ma dipende molto dal tipo di vita che fanno: chi è abituato a girare con i genitori, si dirige verso il supermercato o la pompa di benzina, chi è più tecnologico va allo studio televisivo. Quanto agli adulti, imparano a sentire le esigenze del bambino, capiscono che qui non si deve imporre nulla, ma lasciare il tutto alla libera esplorazione».
Osservare, toccare, sperimentare
Il museo, insomma, strutturato come una piccola città per giocare, mette in contatto con fatti e realtà quotidiane - l'ambiente, la comunicazione, l'economia, le nuove tecnologie - dove tutto può essere osservato, toccato, sperimentato. E la visita diventa occasione di conoscenza, gioco, interazione e socializzazione, progettata secondo i più attuali principi della psicologia che attribuiscono all'apprendimento sul campo un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo cognitivo.
All'interno del grande padiglione in vetro e ghisa, disposti su due piani, le centinaia di giochi sono organizzati in quattro sezioni, ciascuna composta da più allestimenti: Io, per conoscere se stessi e gli altri, il corpo umano e lo spazio Piccoli Exploratori, dedicato ai più piccini sino ai tre anni; l'Ambiente e le risorse della terra attraverso la casa speciale dove gli spazi sono trasparenti, la raccolta differenziata dei rifiuti e il loro riciclaggio, l'impianto fotovoltaico che produce energia dal sole, i giochi all'aperto; la Società e le attività quotidiane come il supermercato e le trasformazioni alimentari, il garage, i vigili del fuoco, i giochi d'acqua e lo spazio dedicato all'arte; la Comunicazione, con le sue strutture e tecnologie come lo studio tv, la banca e l'introduzione dell'euro, l'ufficio postale, il sottosuolo e il telefono.
Ogni spazio è progettato come un vero e proprio laboratorio dove i piccoli visitatori possono realmente fare anche con l'aiuto di animatori: nello studio tv partecipano attivamente alla produzione di un programma o scoprono il misterioso mondo degli effetti speciali, nel garage cambiano una ruota e apprendono semplici nozioni di meccanica e i primi elementi della sicurezza stradale, nella casa sperimentano il riciclaggio dei materiali, la prevenzione domestica, l'utilizzo dell'acqua e la preziosità di questa risorsa.
In un angolo del museo, infine, con l'aiuto degli animatori, un gruppetto sta indagando se la città è davvero di tutti: stampelle e carrozzine, i piccoli si cimentano con scalini e altre barriere architettoniche. Un modo per capire, in concreto, che se la città non è attenta davvero a tutti, per qualche bambino è più difficile diventare un piccolo esploratore.