La Pasqua, cuore della vita cristiana
«Nella Pasqua è importante ricordarci che la vita è più forte della morte, ma solo se è nutrita d`amore».
«Alla Pasqua a Bose ` spiega Enzo Bianchi, priore di questa comunità monastica ` partecipano numerosi ospiti. Viene celebrata secondo la tradizione della liturgia cattolica, però arricchita da elementi (canti e segni) della liturgia monastica e si snoda per tre giorni: dal giovedì santo alla notte pasquale, in modo che si possa seguire davvero il cammino di Gesù, dalla passione alla risurrezione. La Pasqua dovrebbe essere il momento centrale della nostra fede, anche se per molti è una delle tante feste che si celebrano. Ma la Pasqua per noi è davvero l`essenza, il nucleo di tutta la vita cristiana. Posso dire che le persone che hanno vissuto in maniera intensa e forte tutto il cammino del Triduo pasquale, non dimenticano questa esperienza, che spesso si traduce in un cambiamento della loro vita».
Vivere la settimana santa a Bose, comunità monastica di uomini e donne provenienti da Chiese cristiane diverse, è davvero un`esperienza molto intensa. È bello per gli ospiti assaporare il silenzio, assecondare i ritmi dei monaci con le preghiere del mattino, di mezzogiorno e della sera; ascoltare la lectio divina sul Vangelo della Passione per giungere insieme al culmine del Triduo, che è la veglia pasquale (alle 22,00 di sabato 15 aprile). È il momento in cui ospiti e monaci accompagnano «il Giusto» nella sua morte e nella grande festa della risurrezione.
«Credo che nella Pasqua ` dice ancora il priore Bianchi `, sia importante ricordarci che la vita è più forte della morte, ma la vita, per essere più forte della morte, deve essere una vita nutrita d`amore, nella quale si ama e si accetta di essere amati. Perché solo l`amore è degno di sconfiggere la morte e va oltre la morte».
A Enzo Bianchi, che è un monaco sempre molto attento a quello che succede nella società e che da sempre cerca il dialogo interreligioso, chiediamo come legga i fatti di questi ultimi tempi che vedono, invece, un inasprimento dei conflitti interreligiosi.
«La cosa mi preoccupa ` risponde ` perché in questi ultimi anni, all`interno della nostra società , soprattutto di quella italiana, avanza la barbarie: ci sono persone che non sanno quello che dicono e stanno `incendiando` i rapporti tra noi e il mondo dei musulmani. Tutto questo è davvero pericoloso e rischia di aprire una contrapposizione, destinata a diventare uno scontro vero e proprio, non tanto di religioni, ma tra modi di vivere: l`occidentale e il loro. Non dimentichiamoci che spesso persone dei Paesi più poveri, sentondosi emarginate, diventano musulmane proprio per rivoltarsi contro l`Occidente. La religione permette di trovare un`identità quando non esistono più riferimenti culturali. Ma non si dica che questo è scontro tra cristianesimo e islam. È contrapposizione tra situazioni politiche e sociali che non vogliono assolutamente aprirsi al dialogo, a un confronto fecondo che escluda la guerra».
«Credo che si debba, da un lato, fare attenzione a quelli che, all`interno del mondo islamico, sono convinti della possibilità di un confronto con il nostro Occidente, senza ricorrere al terrorismo, senza percorrere la via della violenza e dello scontro di civiltà . È quindi necessario rendere costoro davvero partner del confronto, del dialogo, e cercare che abbiano una voce all`interno del concerto delle Nazioni. Quindi occorre cercare di porre un freno alle persone che, tra noi, sono favorevoli a una nuova crociata. Bisogna avere il coraggio di dire la verità : a volte queste persone aggressive, che vogliono lo scontro, mi fanno più paura dei mondi musulmani, lontani. Quindi non si continui a gridare che l`islam fa paura. Fanno paura alcune persone di casa nostra che non vogliono il dialogo e che vogliono, a ogni costo, la guerra contro altri Paesi e altre culture».