Il «continente della speranza» s’interroga ad Aparecida

Benedetto XVI sarà in Brasile, in occasione della quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano. Un evento atteso da tutta la Chiesa. Ne abbiamo parlato con José Viera-Gallo, senatore e figura di spicco del cattolicesimo cileno.
20 Aprile 2007 | di

«Continente della speranza», così, nel 1968, Paolo VI definiva l’America Latina. L’espressione è stata esplicitamente ripresa da Benedetto XVI alla vigilia della sua partecipazione alla V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano (Celam) che si terrà, dal 9 al 13 maggio, ad Aparecida, in Brasile.
Il continente, nel quale si parla in prevalenza spagnolo e portoghese, è abitato da quasi la metà del miliardo e cento milioni di cattolici al mondo. Ma l’America Latina è soprattutto il continente della «fede giovane», pur attraversata da molti problemi, dalla quale anche noi, Paesi di antica cristianità, possiamo attingere linfa vitale.


Una fede viva e profonda

Si può dire che la parola ateismo sia ignota al vocabolario latinoamericano. Il popolo, soprattutto, ha un’innata predisposizione verso Dio e la trascendenza, che esprime con una ricca partecipazione e un legame molto forte alla tradizione. La liturgia è molto seguita e piena di suoni e canti. La struttura della messa cattolica, che mantiene la sua forma, viene spesso vivificata dai contributi, talvolta anche spontanei, della cultura locale. Vivendo il cattolicesimo dell’America Latina si ha l’impressione che l’innesto del messaggio cristiano nelle culture locali sia perfettamente riuscito, e che mostri il volto di un cristianesimo vissuto e partecipato, che può dire molto anche a noi occidentali.
Ma l’America Latina è anche il continente delle «sette» che si stanno espandendo a spese delle Chiese cristiane, compresa quella cattolica: si calcola che nel Brasile abbiano eroso dal 10 al 15 per cento dei fedeli. La Rete di studio organizzata dalla Chiesa cattolica (Ries) ha contato più di ventimila gruppi diversi. Ma al di là degli elementi deteriori a esse legati, le sette rappresentano una «sfida» che va raccolta, esaminata e superata con una pastorale rinnovata. Anche per questo è stata convocata e si sta preparando la conferenza di Aparecida, che si svolgerà nel santuario mariano della Vergine nera, patrona del Brasile.


La Conferenza: punto di partenza

«Discepoli e missionari di Gesù Cristo, perché i nostri popoli abbiano vita in Lui» (Io sono la via, la verità e la vita), è il «tema» di Aparecida, dove l’accentuazione cristologica «in Lui» è stata aggiunta personalmente da Benedetto XVI. Aparecida non sarà, quindi, la conclusione di un dibattito interno, ma un punto di partenza per una «grande missione continentale» per la quale verranno indicati indirizzi e metodi.
In questa avranno certamente un ruolo importante anche i laici cattolici, che già oggi nel «nuovo mondo» esercitano forme di supplenza assai più diffuse che nel «vecchio mondo», come animare alcune celebrazioni liturgiche nelle comunità dove mancano sacerdoti. In America Latina esiste una vivacità di «comunità di base», che operano non in contrasto con l’episcopato (come si è talvolta verificato in Europa), ma accanto e assieme a esso, in dimensioni da noi sconosciute.
Inoltre, tutta la Chiesa latinoamericana, e in particolare i laici, è fortemente impegnata nel sociale, di fronte a situazioni di povertà o di ingiustizia insopportabili. È qui che si dispiega il rapporto tra preghiera-vita-azione, affinché l’apertura alla trascendenza inizi a dare i suoi frutti a partire da questa nostra esperienza terrena.


La voce laica: José Viera-Gallo

José Antonio Viera-Gallo è uno dei laici cattolici più impegnati in America Latina. Cileno, esule in Italia durante la dittatura di Pinochet, ha lavorato a Roma all’I-Doc, un Centro di documentazione cattolica post-conciliare. Tornato in patria, è diventato presidente della Camera dei deputati cileni e poi senatore. Ha creato e dirige «Proyecto America», che si propone di approfondire e diffondere in tutto il continente l’esperienza della democrazia, partendo dal «modello cileno».

Msa. In America Latina i laici sono protagonisti nella Chiesa più che in Europa. Pensa che sarebbe utile creare nuovi ministeri per quei laici che, già ora, animano assemblee liturgiche là dove mancano i sacerdoti?

Viera-Gallo. Penso che sarebbe conveniente che la Chiesa, in America Latina, là dove esiste carenza di sacerdoti, formi laici per questi ministeri in forma più sistematica e, se possibile, diffusa, secondo le differenti realtà urbane e rurali. Credo anche che, in tal modo, si possa aprire un cammino privilegiato per la partecipazione delle donne, soprattutto di quelle che dirigono movimenti e organizzazioni sociali di base. Sono le più sensibili alle necessità delle comunità e le più disponibili a prodigare generosamente le proprie energie.

In Cile la democrazia si sta sviluppando insieme con la società e l’economia. Ma in tante altre parti del continente latino-americano la situazione è diversa. Che cosa ci si può aspettare da Aparecida, in relazione alla «scelta preferenziale per i poveri» già affermata nelle precedenti conferenze del Celam?

Il Cile è un esempio positivo, ma ce ne possono essere anche altri. L’importante è che, in epoca di globalizzazione, la crescita economica si combini con politiche pubbliche di sviluppo in tema di educazione, salute, alloggio, pieno impiego, sport, cultura. Non esistono scorciatoie. Ciascun Paese deve realizzare il proprio progetto che, però, deve andare al di là del singolo presidente e ottenere un appoggio maggioritario. E per farlo occorre riscattare la politica dei nostri Paesi dal discredito, dalla corruzione e dalla demagogia.

A questo proposito, nel capitolo quarto del «Documento di partecipazione» per Aparecida, da un lato si critica l’insorgere di leader messianici, o caudillos, a tendenza populista, dall’altro si chiede di allargare le istituzioni politiche a una maggiore partecipazione, solidarietà e sussidiarietà. Secondo la sua esperienza, come occorre muoversi per realizzare tali obiettivi?

È necessario che si formino maggioranze sociali che mantengano un’espressione politica stabile. E in tale prospettiva devono unirsi forze di diverso orientamento dottrinale, per convergere su un progetto politico comune, al quale concorrano quanti si ispirano all’umanesimo sia cristiano sia laico.


notes

Celam: la storia

Il Celam, Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e del Caribe, nacque nel 1955, con l’incontro di Rio de Janeiro.

Un forte sviluppo si ebbe con il secondo incontro, quello di Medellin, in Colombia, che si tenne nel 1968, all’indomani del Concilio Vaticano II.

La terza Conferenza ebbe luogo a Puebla, in Messico, nel 1979 e inaugurò i viaggi con enorme partecipazione popolare di Giovanni Paolo II.

Nel 1992, il quarto incontro si svolse a Santo Domingo. In tale occasione (ricorreva in quell’anno il quinto centenario della scoperta dell’America) si pose l’accento sul problema dell’evangelizzazione degli indigeni.

La quinta Conferenza si terrà ad Aparecida, in Brasile, dal 13 al 31 maggio.


l’intervista

Annunciare Gesù uscendo dai recinti

a cura di Valerio Ochetto


Dalla Conferenza di Aparecida, un impulso per una nuova missionarietà: questo auspica il cardinale Hummes, Prefetto della Congregazione per il clero e arcivescovo emerito di São Paulo, in Brasile.


Il cardinale Cláudio Hummes, francescano, dall’ottobre scorso è Prefetto della Congregazione per il clero. Ma per otto anni, dal 1998 al 2006, ha ricoperto l’incarico di arcivescovo metropolita di São Paulo, in Brasile. La sua vita è per molti versi legata a sant’Antonio. Infatti, la chiesa di Roma sulla quale ha titolarità come cardinale, è quella di Sant’Antonio di Padova, in via Merulana, e la sua prima sede vescovile è stata (nel 1975) proprio quella di Santo André, dove allora era attiva una comunità francescana della Provincia patavina dei minori conventuali.

Lo abbiamo incontrato alla vigilia della Conferenza di Aparecida.

Msa. Eminenza, dall’incontro di Aparecida dobbiamo attenderci più elementi di novità o di continuità rispetto alle precedenti Conferenze generali dell’episcopato latinoamericano?

Hummes. La Chiesa cammina con la storia, e deve rispondere alle nuove questioni, alle realtà, alle sfide che la società le pone, quindi Aparecida si interroga soprattutto sulla missionarietà.

L’urbanizzazione, la cultura post-moderna, il relativismo hanno causato l’allontanamento di molte persone dalla Chiesa cattolica. Una ricerca fatta in Brasile in collaborazione con istituti pubblici indica che nel 1990 si dichiarava cattolico circa l’83 per cento della popolazione, ma nel 2000, appena dieci anni dopo, la percentuale era scesa al 73. Dati più recenti parlano addirittura di un 67 per cento di cattolici: ciò starebbe a significare che si sta registrando un calo dell’1 per cento all’anno. La maggioranza di questi ex cattolici, che abita in genere nei quartieri popolari, non diventa agnostica, ma comincia a frequentare le «sette», in particolare quelle pentecostali e neo-pentecostali. Ora, noi non vogliamo che la Chiesa entri in conflitto con le sette, ma dobbiamo domandarci piuttosto che cosa dobbiamo fare tutti noi per evangelizzare più profondamente i nostri battezzati. Dobbiamo favorire un incontro con Gesù Cristo basato su una convinzione personale che trasformi profondamente gli individui, come non si stancava di ripetere Giovanni Paolo II. Dobbiamo, in sintesi, creare dei «discepoli», come diciamo noi, e quindi i «missionari» devono diventare essi stessi per primi discepoli genuini di Gesù Cristo.

Le Conferenze generali di Medellin e di Puebla avevano messo l’accento soprattutto sulle problematiche sociali dell’America Latina...

E quella di Aparecida continuerà a farlo, ma sottolineerà anche nuovi aspetti. La globalizzazione ha moltiplicato la disoccupazione e la Chiesa deve fare di più per promuovere i poveri: deve visitarli nelle loro case, ascoltare le loro tribolazioni, far loro sentire il calore della comunità ecclesiale. Non solo annunciare Gesù, ma assumere le conseguenze dell’annuncio, accompagnando i poveri nelle loro lotte per maggiore dignità e maggiori diritti. L’evangelizzazione è rivolta a tutti gli ambienti sociali, ma in forma prioritaria ai poveri. Questo è il quadro della «nuova missionarietà».

La Chiesa brasiliana, nel suo contributo per Aparecida, sembra sottolineare questo tema più del «Documento di partecipazione»...

Quest’ultimo ha lasciato aperte alcune questioni alla consultazione. Forse avrebbe potuto dare qualche indicazione in più. Ad ogni modo, la consultazione è stata amplissima, ha coinvolto le comunità di base, le comunità locali, anche le università. Le varie Chiese nazionali hanno preparato delle sintesi, e da queste è stata tratta una sintesi ulteriore che andrà ai vari partecipanti.

Dal punto di vista della ricchezza dei contributi che sono giunti, Aparecida assomiglia più a Puebla che a Santo Domingo.

La vitalità e la «giovinezza» della Chiesa latinoamericana che cosa possono portare alla Chiesa universale?

È vero che da noi esistono comunità molto vive e partecipate, però riguardano solo una minoranza di un 10 per cento dei credenti. Quindi, è necessario «andare alle genti»: io spero, anzi sono sicuro, che questo impulso di «missionarietà» riceverà uno slancio dal discorso di apertura di Benedetto XVI. Se la Chiesa latinoamericana diventerà più missionaria, soprattutto attraverso i laici, potrà dare un incoraggiamento alla Chiesa universale per un impegno simile. La «missione» ha sempre cambiato e ringiovanito la Chiesa: annunciare Gesù uscendo dai recinti, andando tra la gente, ascoltando, dialogando, portando solidarietà.  


per saperne di più

Localizzata nella Valle del Paraíba, nello Stato di São Paulo, la città di Aparecida do Norte attrae milioni di pellegrini da tutte le parti del Paese, che vi si recano per venerare la Nostra Signora di Aparecida, patrona del Brasile.

Info:

www.celam.org

www.celam.info

www.santuarionacional.com.br


la scheda

Cláudio Hummes

Il cardinale Cláudio Hummes, ofm, è attualmente Prefetto della Congregazione per il clero nonché arcivescovo emerito di São Paulo (Brasile). È originario di Montenegro (arcidiocesi di Porto Alegre), dove nasce l’8 agosto 1934, da una famiglia di origini tedesche. Viene ordinato sacerdote il 3 agosto 1958. Dal 1972 al 1975 è superiore provinciale dei francescani del Rio Grande do Sul, a Porto Alegre.
Il 25 maggio 1975 viene ordinato vescovo proprio nella cattedrale di Porto Alegre.
Il 29 maggio 1996 diventa arcivescovo di Fortaleza, nel Ceará. Nei due anni trascorsi a Fortaleza è responsabile per la famiglia e la cultura all’interno della Conferenza dei vescovi del Brasile. Il 15 aprile 1998 viene nominato da Giovanni Paolo II arcivescovo    metropolita di São Paulo. Il 31 ottobre 2006 papa Benedetto XVI lo indica come Prefetto della Congregazione per il clero. È membro della Pontificia Commissione per l’America Latina.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017