Dal fuoco alla luce
Nelle tavole, che i novanta illustratori presenti quest’anno in mostra hanno inviato da tutto il mondo, ci sono il roveto ardente di Mosé, la fiamma dei templi di Zarathustra, il sacrificio di Isacco, il furto di Prometeo, lo Spirito Santo che scende con lingue di fuoco sugli apostoli a Pentecoste, il candelabro con le fiammelle di Hannuccà, le lanterne rosse cinesi…
Tutte queste immagini aiutano a spiegare ai bambini che il fuoco è presente in tante tradizioni e religioni; può essere una delle forme privilegiate del manifestarsi di Dio, un elemento purificatore, ma può diventare anche un grave pericolo per gli uomini.
La mostra, organizzata da Museo Diocesano di Padova e «Messaggero di sant’Antonio», rimarrà aperta a Padova fino al 13 aprile 2008 per proseguire poi con altre tappe in diverse città d’Italia.
Dal catalogo
«Insieme all’aria, all’acqua e alla terra, il fuoco è uno dei quattro elementi essenziali della natura. Il controllo del fuoco è sempre stato considerato un passo fondamentale nel progresso del genere umano, e ogni religione, in tutti i tempi e in tutti i continenti, ha inserito riferimenti al fuoco nei propri riti. Dalla mitologia classica ai racconti popolari, i personaggi che “donano” il fuoco all’uomo hanno una rilevanza del tutto particolare; il centro della casa antica è sempre il focolare, e con un impasto di terra e acqua, sottoposto alla forza del fuoco, si realizza una delle forme d’arte più tradizionale, diffusa davvero in tutto il mondo. Il fuoco accompagna insomma il cammino dell’uomo nel mondo, ma nonostante la sua importanza non è affatto un soggetto semplice per l’arte. Guizzante, sfavillante, inafferrabile, sempre in movimento, il fuoco prima di tutto non si presta ad essere”fissato” in scultura».
Stefano Zuffi, storico dell’arte
Dal catalogo
«Non c’è dubbio che fin dalle più antiche religioni, e cioè a partire dal V millennio a.C. quando nacque la prima grande civiltà e religione nell’Asia centrale, il fuoco abbia assunto un carattere sacro. Infatti fin dalle origini si è fatto portatore di una dimensione simbolica che gli appartiene naturalmente. Se, come dice il teologo Paul Tillich, un vero simbolo ha delle proprietà per cui “non è mai scelto arbitrariamente, ma è qualcosa che rinvia oltre se stesso, qualcosa che si offre alla contemplazione, che possiede una forza intrinseca e che è essenziale alla vita religiosa”, possiamo dire che il fuoco riveste queste caratteristiche. Il fuoco è connesso al “calore”, il fuoco è “energia” e “luce”, è “fecondità”, è “vita”; “brucia”, “purifica”, “rinnova”; le fiamme poi che produce si muovono “verso l’alto” e poiché in alto vi è il cielo e vi sono gli dèi, l’uomo attraverso il fuoco può pretendere di avere anche un rapporto particolare con il mondo sovrannaturale oltre a poter servire per il “nutrimento degli dèi”. Per queste sue caratteristiche il fuoco è diventato un elemento fondamentale nel culto e nelle religioni».
Aldo Natale Terrin, docente di Storia delle religioni e di Antropologia culturale,
Università di Urbino
Dal catalogo
«“Rosso Tiziano”: così viene chiamata, in pittura, una varietà di rosso particolarmente calda, ricca, squillante; il colore del quale il pittore ammantava i personaggi che ritraeva, e i modelli e le modelle dei quali egli faceva dei santi, degli dèi, delle dee. È anche il biondo ramato dei capelli delle belle veneziane che egli si compiaceva di raffigurare per la gioia dei suoi committenti, gran signori, principi, condottieri. Ma il rosso che più affascinava il maestro (il più grande pittore del Cinquecento veneziano, il più grande colorista di tutti i tempi) era il bagliore del fuoco, quel rosso vivo e minaccioso che si sprigiona dagli incendi, ma anche dalle torce accese, dalle fiaccole, dai falò e dalle braci dei camini.
Giovane ancora al tempo della grande coalizione europea contro la potente Serenissima che non voleva sottostare a nessuna potenza straniera, Tiziano aveva potuto vedere, dall’alto del campanile di San Marco, i fuochi dei bivacchi degli eserciti nemici che si erano spinti fino all’orlo della laguna, e quelli degli incendi che le soldataglie appiccavano alle case e ai raccolti dei contadini della terraferma veneta. Ne era rimasto impressionato: quei fuochi gli erano rimasti accesi nella memoria come una minaccia subdola e sempre presente; ma quando impugnava tavolozza e pennelli, la paura e l’orrore degli incendi si mutavano nella sua ricerca più appassionata: poter dire tutto con il colore, interpretare con il colore la forma e far trionfare le luci, le ombre, le magie del colore».
Alvise Zorzi, scrittore
INFO
I colori del sacro. Dal fuoco alla luce
a cura di Massimo Maggio e Andrea Nante
Padova, Museo Diocesano Palazzo Vescovile, Piazza Duomo, 12
dal 4 dicembre 2007 al 13 aprile 2008
Orari: tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00 (lunedì chiuso)
tel. 049 652855 - 049 8761924
www.icoloridelsacro.org