Gli eredi di Dante colpiscono ancora
Il signore degli anelli, Harry Potter, Le cronache di Narnia. Basta citare questi tre fenomeni editoriali e cinematografici, che hanno rilanciato il genere fantasy spopolando in tutto il mondo, per rendersi conto di quanto sia forte, nel campo della cultura e dello spettacolo, la presenza di prodotti tipicamente anglosassoni capaci di imporsi ovunque, sostenuti da una potente macchina pubblicitaria.
Eppure il processo di globalizzazione comunicativa che ci avvolge e ci condiziona sempre più, qualche volta può parlare, un po’ a sorpresa, anche italiano. È una tendenza nuova ma in costante crescita, e tocca proprio quei settori così difficili come il cinema e la letteratura, dove l’egemonia culturale anglosassone è consolidata e la concorrenza più agguerrita che mai.
Gli esempi non mancano. È il caso del successo internazionale delle Winx, le sei fatine adolescenti, ricche di charme e decisamente alla moda, firmate dall’intraprendenza immaginativa e imprenditoriale di Iginio Straffi, patron della «Rainbow» di Loreto, italianissima azienda che da anni si dedica alla produzione di serie televisive a cartoni animati. Quella delle Winx, di recente anche sul grande schermo con il film Winx Club: il segreto del regno perduto, viene venduta in 130 Paesi, compresi Stati Uniti e Giappone, roccaforti di antiche e illustri tradizioni nazionali nel campo del fumetto e dei cartoon. Il mondo dell’animazione può così contare su un nuovo grande polo produttivo e creativo che riesce perfino a riportare in Italia talenti costretti in passato a emigrare negli Usa e in Giappone per esprimersi in questo campo.
Le sei vincenti fatine di Loreto
Come può emergere, quindi, nel campo dell’editoria e dell’audiovisivo, la cultura e il talento di casa nostra? «Puntando sulla qualità del prodotto, come hanno sempre fatto gli italiani in altri campi» aggiunge ancora Straffi. E come si promuove l’«italianità» di prodotti come le Winx? «Esaltando la grande creatività che c’è dietro, l’idea forte che le ha portate al successo in tutto il mondo, e non certo continuando superficialmente ad accusarle di essere come Paris Hilton, la bionda ereditiera, reginetta del gossip, con la quale le nostre fatine non hanno proprio niente a che vedere. Se si guardano gli episodi a cartoni animati in tv, se si leggono i libri delle loro avventure o se si vede al cinema o in dvd il loro primo film, ci si rende conto subito che la storia è regina e che non c’è niente di frivolo se non qualche siparietto qua e là, per smorzare la tensione.
E poi, difendendo le Winx, difendiamo alcuni valori forti della nostra cultura, come quello della famiglia che ha un ruolo centrale nei nostri cartoon e film, e soprattutto è sempre ritratta come esempio di amore».
Stilton, magia senza trucchi
Nel mondo dell’immaginazione disegnata, le Winx sono in ottima compagnia se pensiamo a un altro significativo esempio di globalizzazione di origine italiana: Geronimo Stilton, il simpaticissimo topo giornalista che pubblica i suoi libri con le Edizioni Piemme e del quale, con giustificato orgoglio, si definisce scopritrice Elisabetta Dami. «La caratteristica di base e la forza di Geronimo – ci racconta l’inventrice del topo giornalista – sta nella strategia tutta italiana che ha alla base non la volontà di conquista e imposizione, ma piuttosto il rispetto verso ogni forma di cultura. Geronimo Stilton vive a Topazia, un’isola pensata come un mondo a sé, senza elementi caratterizzanti e discriminanti per abitudini, tradizioni, culture, che permette a ogni bambino del mondo di sentirsi a casa, accolto e accettato. Il topo giornalista è molto attento ai messaggi che arrivano ai suoi lettori, perché è conscio della grande responsabilità di rivolgersi ai più piccoli. Per questo, attraverso le sue storie buffe e divertenti, considera fondamentale trasmettere valori come il rispetto per gli altri, la solidarietà, la tolleranza, l’armonia e l’amicizia».
Come definirebbe l’ambiente in cui vive Geronimo? «Il mondo creato intorno a Stilton è simile al nostro, senza magia o fenomeni inspiegabili, dove le difficoltà si vincono grazie all’aiuto della famiglia e degli amici, e i valori positivi trionfano, rassicurando i bambini. Le idee e i personaggi hanno successo proprio grazie alla loro originalità e “sovra-nazionalità”: l’affetto dei lettori è la miglior difesa del talento di Stilton!
Sono proprio i suoi piccoli amici, i loro genitori, nonni e insegnanti a decretarne il successo attraverso la magia del passaparola» conclude Elisabetta Dami.
Fantasy, moda ed eccellenza
E non è finita. Sull’onda della moda fantasy, nel nostro Paese sono scoppiati alcuni casi editoriali di grande interesse, capaci di conquistare al gusto della lettura una bella fetta delle nuove generazioni. Pensiamo alla saga di Geno, pubblicata da Giunti. Geno ha 11 anni e vive insieme allo zio, Flebo Molecola: grazie alle sue facoltà mentali fuori dal comune dovrà ritrovare i genitori, vittime di un rapimento. L’autrice si firma Moony Witcher, nome d’arte della veneziana Roberta Rizzo. È la stessa che ha scritto – ancora con Giunti – le avventure della «bambina della Sesta Luna», la piccola alchimista Nina, chiamata a salvare un pianeta la cui sopravvivenza è legata al pensiero dei bambini.
Fanno parte a pieno titolo di questo catalogo di eccellenza narrativa anche le saghe ideate dall’astrofisica Licia Troisi: Cronache del mondo emerso e Guerre del mondo emerso (Mondadori). Altra saga è quella di Fairy Oak pubblicata dalla De Agostini a firma di Elisabetta Gnone. E ancora, editi dalla San Paolo, Le carovane del tempo della milanese Vanna De Angelis e La moneta maledetta di Ciro Cabala (pseudonimo di un «misterioso» autore di libri per ragazzi). Per non parlare dell’esordio-rivelazione di Miki Monticelli, nata a Prato e laureata in ingegneria elettronica. Nel suo Il libro prigioniero (Edizioni Piemme) una ragazzina di 10 anni, Cornelia, scopre di essere nientemeno che una fata, che dovrà scontrarsi con un negromante…
Gli elementi essenziali del genere ricorrono con puntualità in questi romanzi: facile identificazione nella figura del protagonista, speciale tensione morale che esalta valori come l’amicizia, la lealtà e il coraggio, piacevolezza dello stile e dell’intreccio avventuroso, creature meravigliose e fantastiche, l’immancabile trionfo del Bene.
E quella concezione della magia che non annulla, anzi esalta il libero arbitrio come energia che aiuta l’eroe, anche il più umile ed emarginato, a crescere, a scoprire la propria identità, a combattere per un mondo più giusto e più libero.
In questa chiave il fantasy italiano riesce a parlare davvero una lingua universale, testimoniando quanto gli eredi di Dante siano anche, e ancora, figli del Rinascimento.
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Anche Disney parla un po’ italiano
Italianissimo anche il contributo creativo alla vita di un altro famoso personaggio immaginario, fratello maggiore di Geronimo Stilton: Mickey Mouse, in italiano Topolino, icona globale della fantasia. Il pensiero va al grande Giorgio Cavazzano, disegnatore di lungo corso e socio onorario dell’Accademia Disney. Grazie al suo stile raffinato e personalissimo, tante storie a fumetti dei personaggi disneyani, dopo il lancio in Italia sul settimanale «Topolino», hanno fatto il giro del mondo, offrendo modelli di stile, pilastri di riferimento per quella che può essere considerata vera e propria letteratura disegnata.
«Sono nato e cresciuto a Venezia – racconta Cavazzano, fiero delle proprie radici – città cosmopolita, abituata da secoli ad avere scambi e contatti con altri popoli e culture. Inoltre, la lunga militanza nel campo del fumetto, Disney ma non solo, ha sempre acuito il mio interesse per la molteplicità delle fonti e la ricerca di uno stile essenziale, quasi il prodotto “distillato” di variegate esperienze. In questa prospettiva gli artisti italiani fanno scuola nel mondo: il nostro stile è imitato ovunque. Spesso, in Italia e all’estero, vengo invitato a tenere corsi di formazione e approfondimento, e noto che il mio sguardo sull’umanità, sull’universalità dei suoi aspetti comici e drammatici, viene accolto con passione e interesse nonostante le differenze linguistiche e culturali.
«L’importante, infatti, è saper cogliere l’essenza dell’esperienza umana, e trasmetterla superando le barriere di mentalità. Il fumetto è un’arte e come tale travalica i confini, fisici e mentali. E il mondo del fumetto Disney, pur essendo un prodotto tipicamente americano, parla davvero italiano. Posso tranquillamente affermare che gli artisti italiani Disney sono tra gli eredi del Rinascimento: con il disegno, il colore e le parole, raccontano l’uomo di oggi a se stesso, ispirandosi all’universalità di quella grande stagione artistica».