C’è sempre una prima volta
Chi non si ricorda quando è caduto il suo primo dentino? Chi di voi non lo ha nascosto sotto un bicchiere sperando che la fatina (o la formichina o il topolino...) portasse un dono? E ancora: chi non ricorda il primo bacio? Quante emozioni, quanti desideri rimangono impressi in maniera indelebile nel nostro cuore per tutta la vita! Sono infinite le possibili «prime volte» di ciascuno. Credo che abbiano un’importanza fondamentale nella crescita umana e spirituale di ognuno, che segnino una tappa nel cammino personale. Ma, mentre alcune di queste occasioni vengono vissute come esperienze indimenticabili perché bellissime, altre ci mettono con forza in discussione.
Cari lettori, adesso vi propongo una riflessione sul vostro primo incontro con la disabilità. Per far questo vi rendo partecipi di una lettera – ricevuta da poco – che a questo proposito potrebbe offrire un buono spunto. È stata scritta da una ragazza che… ma non aggiungo altro, lascio a lei la parola:
«Posso dire di essere fortunata, perché il primo disabile incontrato (avevo quasi 12 anni) è stato proprio Claudio Imprudente. L’altra fortuna è viverci insieme, nella stessa comunità, nell’appartamento sopra al suo. Quindi sono cresciuta con lui, con la diversabilità e con un esempio di accettazione e riconoscimento del proprio deficit davvero straordinario. Molti sanno già chi è Claudio, che cosa fa, magari un po’ meno dove vive: è presidente del Centro documentazione handicap di Bologna, un centro che forma, documenta, informa sull’handicap e organizza incontri nelle scuole, per sensibilizzare alla diversità. Sin da bambina ho stretto un bel rapporto con lui e crescendo siamo diventati amici: a volte usciamo insieme e ci confidiamo i nostri pensieri. Ma che cosa intendevo per “riconoscimento del deficit davvero straordinario”? Intendevo un percorso di vita nel quale Claudio ha dovuto combattere con la sua diversità, soffrendo e domandandosi perché dovesse trovarsi in quella situazione... Ma non si è fermato: combatte ancora e vince ogni giorno.
«Spesso mi sono chiesta come si sentisse una persona imprigionata in un corpo muto. In realtà quegli occhi che saltellano da una lettera a un’altra mi hanno fatto capire che non si tratta di una prigione, e lui è proprio il primo ad averlo compreso. Claudio parla di sfortuna diventata sfida: una sfida che ha vinto con fatica e con dolore ma con un ottimo risultato, ovvero quello di aiutare a capire che siamo tutti – ma proprio tutti – diversabili, cioè tutti abili in qualcosa di diverso... Non saprei essere una fonte di gioia, benessere e testimonianza come Claudio è riuscito a diventare, né saprei mai avere la sua capacità di cogliere piccole cose nascoste come sa fare lui, grazie alla sua sensibilità.
«Claudio è davvero una lezione di vita: per prima cosa bisognerebbe ringraziare la sua famiglia, per come ha saputo crescerlo, nella fiducia negli altri e nella sua e per gli strumenti che ha saputo e potuto dargli».
Eleonora Pilò
Questa è solo la testimonianza di un’esperienza quotidiana, che mostra l’importanza di un incontro tra due realtà totalmente diverse, da cui però può scaturire una relazione che fa crescere entrambe: la cultura dell’integrazione passa proprio da qui! È importante fare memoria e tesoro di quei momenti per affrontare la paura della diversità, perché sono opportunità che la vita ci offre e come tali vanno colte. Scommetto che anche voi avete vissuto la vostra prima volta con il mondo della diversità: se riuscite a richiamare i ricordi di quell’esperienza, vedrete che vi tornerà in mente l’immagine di una relazione divertente, ricca e significativa. Perché non recuperate quel file nei meandri della memoria e non mi raccontate la vostra storia cliccando su claudio@accaparlante.it? Che dire: buona prima volta a tutti!