Spesa mia quanto mi costi

L’allarme prezzi non è soltanto uno spettro agitato dai giornali: lo scorso gennaio i consumi in Italia hanno subito una frenata dell’1,1 per cento, il risultato peggiore degli ultimi tre anni.
26 Maggio 2008 | di


L’allarme prezzi non è soltanto uno spettro agitato dai giornali. Lo scorso gennaio i consumi in Italia hanno avuto una frenata dell’1,1 per cento, dato che – dice Confcommercio – risulta il peggiore degli ultimi tre anni.
«Nelle società moderne – ha dichiarato il prorettore dell’Università Cattolica e direttore della “Rivista di Scienze sociali”, Luigi Campiglio, durante la conferenza sui consumi organizzata dall’Ismo il 9 aprile scorso a Milano – il consumatore è sempre più importante, centrale nell’economia del Paese». «E il consumatore – ha aggiunto – va guardato bene al di là dei miti»: in Italia il 60 per cento del prodotto interno lordo deriva dai consumi delle famiglie, un altro 20 per cento dai consumi pubblici (Sanità e Istruzione). Quando la spesa relativa ai consumi alimentari è troppo alta, ha detto Campiglio, è un campanello d’allarme per l’economia, perché gli alimenti fanno parte delle spese fisse irrinunciabili e se il loro costo aumenta eccessivamente finisce con il togliere spazio agli altri consumi. Insomma, «non ci può essere sviluppo e progresso in economia se non si tiene in considerazione anche l’equità sociale e il benessere generale della popolazione», ha concluso l’economista.

Parola d’ordine: accorciare la filiera

Se dunque il carrello della spesa è una buona cartina al tornasole dell’andamento della nostra economia, va anche detto che la necessità di far quadrare i conti, accompagnata e talvolta preceduta dalla riscoperta dei prodotti di qualità di casa nostra e dall’apertura solidale a chi a tavola neanche riesce a sedersi, ha fatto nascere una serie di iniziative originali e ormai sempre più diffuse a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale.

Infatti, come considera Andrea Saroldi, che con l’editrice Emi ha pubblicato i volumi Gruppi di acquisto solidale e Costruire Economie Solidali, ciò che risulta evidente anche a chi «non è esperto di questi aspetti, è che mentre da una parte i consumatori hanno visto diminuire il loro potere d’acquisto, dall’altra anche gli agricoltori hanno visto ridurre i prezzi a cui possono vendere i loro prodotti. Questo significa che il margine è andato a favore della distribuzione, in particolare della grande distribuzione organizzata».
Le esperienze nate in questi anni, dunque, hanno soprattutto tentato di accorciare quella che in gergo tecnico viene definita la «filiera», cioè tutti i passaggi intermedi previsti nella catena produttori-consumatori.
«Queste iniziative di accorciamento della filiera tra produttori e consumatori in realtà nascono prima del caro euro, e partono da una critica del modello di distribuzione e consumo per cercare un’alternativa – sottolinea Saroldi –. Lo scopo non è quello di abbassare i prezzi a tutti i costi, ma di trovare delle modalità per potersi procurare dei cibi sani e gustosi rispettando l’ambiente e allo stesso tempo difendendo le condizioni dell’agricoltore, che rischia a sua volta di trovarsi schiacciato dai meccanismi della grande distribuzione». Insomma non per amore del portafogli nasce quello che Saroldi definisce un «patto» tra chi vende e chi acquista. «L’idea è quella di stabilire un accordo tra chi produce e chi consuma per poter trovare delle forme che possano funzionare per entrambi: che possano permettere a chi produce di fare il proprio mestiere e conservare il terreno, e a chi consuma di avere dei prodotti buoni. In questo senso l’esperienza più significativa è quella dei gruppi di acquisto solidale (Gas), che sono appunto gruppi di consumatori che si mettono insieme per cercare piccoli produttori biologici della propria zona dai quali acquistare direttamente».

Meglio i prodotti di stagione

Dall’accorciamento della filiera deriva, conseguentemente, anche una riduzione dei costi, conferma Saroldi. «Questo non vuol dire che a parità di qualità non ci sia anche un beneficio sul prezzo, perché in effetti saltando i passaggi alla fine si viene a spendere di meno rispetto a un prodotto di pari qualità acquistato in un supermercato. Ma questo, comunque, non è lo scopo principale. I Gas vogliono soprattutto fare dei loro acquisti un atto di solidarietà, verso i produttori e la natura». In Piemonte, una delle regioni più attive, sono circa 2500 le aziende che collaborano con i 46 Gas presenti, e il numero è in continua crescita. Nella provincia di Torino i gruppi sono ben 35, ognuno dei quali composto da quindici-venti famiglie.
All’agenzia on line «Help Consumatori», Emanuele Gosamo, che fa parte del gruppo Cascina Roccafranca del quartiere Santa Rita, ha dichiarato: «Ho voluto contribuire così al consumo critico e consapevole, quando ho capito i danni che i metodi intensivi di produzione agricola portano all’ambiente».

La battaglia sull’accorciamento della filiera non è soltanto sinonimo di accordo diretto tra acquirente e consumatore, ma significa anche privilegiare i prodotti di stagione, regionali, contro la frutta importata dall’estero (secondo i coltivatori, sugli scaffali di vendita quasi un frutto su quattro è straniero). 
Per questo motivo nel 2005 la Coldiretti festeggiava il voto favorevole con cui la Camera convertiva in norma il decreto legge contenente «regole» per favorire la presenza dei prodotti agricoli regionali nella moderna distribuzione – centri commerciali e mercati locali – attraverso accordi di filiera. Valorizzare la produzione locale è coerente con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico generale del made in Italy, ma anche di assicurare una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale per le ricadute che tali cibi hanno sul territorio.
Di recente proprio la Coldiretti è tornata sull’argomento proponendo di evidenziare sul cartellino dei prodotti importati anche i costi in ombra, come per esempio quello dell’inquinamento causato dagli aerei impiegati per portare sulle nostre tavole una primizia proveniente dall’altro capo del mondo.
Le iniziative per combattere il caro prezzi sono della natura più diversa e ogni zona ha le sue: nelle Marche, per esempio, la Regione, in collaborazione con la grande distribuzione, Consumatori, Confcommercio e Confesercenti, ha lanciato i «prodotti con lucchetto»: un paniere di beni di ampio consumo con i prezzi bloccati dal primo marzo al primo agosto; a Padova i fornai hanno promosso la campagna per la vendita del pane low cost, mentre a Milano pane e carne, nella quarta settimana del mese, quella in cui lo stipendio ormai è terminato, da alcuni esercenti vengono venduti a prezzi scontati. Lo stesso capita a Torino, dove il Comune ha chiesto ai macellai di abbassare a fine mese il costo della carne di vitello di circa il 10 per cento. In Liguria, infine, è partito lo «sportello in rete» un nuovo portale di servizi, promosso dalla Regione e finanziato dal ministero per lo Sviluppo economico, che fa attività di informazione, assistenza e consulenza ai consumatori.
Se i segnali relativi a un cambiamento di mentalità nella scelta dei prodotti da acquistare e nelle modalità per farlo lasciano ben sperare, bisognerà ancora lavorare a lungo sulle motivazioni.
Infatti, un sondaggio promosso da una grande multinazionale rileva che se in tutto il mondo i consumatori mettono al primo posto il rapporto qualità prezzo e al secondo la selezione mirata ai grandi marchi di qualità, per quel che riguarda gli italiani al terzo e quarto posto si piazzano la possibilità di parcheggiare in maniera facile e la vicinanza del punto vendita rispetto all’abitazione del consumatore.       

i libri

Andrea Saroldi, Costruire economie solidali

EMI, 2003, pagg. 128, € 7,00

Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Guida al consumo critico

EMI, 2003, pagg. 480, € 15,00

Euclides André Mance, La rivoluzione delle reti

EMI, 2003, pagg. 224, € 13,00

Luis Razeto, Le imprese alternative

EMI, 2004, pagg. 192, € 12,00

zoom

E il consumatore divenne co-produttore

In principio erano i Gas, i Gruppi di acquisto solidali, poi sono venuti i Des, i Distretti di economia solidale, vale a dire una rete di circuiti economici a base locale nella quale i beni e i servizi sono realizzati dalle imprese in una economia di relazioni e del «benvivere» di tutti. L’idea sta muovendo i primi passi, ma in Brianza si è già passati dai sogni ai fatti. In Lombardia esiste una rete di collegamento tra i Gas della zona, chiamata «Retina», che sta lavorando alla costruzione di un distretto di economia solidale. In questo percorso hanno avviato diversi processi, uno dei quali dedicato al pane.
«Spiga e madia» parte da un’idea molto semplice: «Ricostruire la filiera del pane, dal frumento alla mollitura alla cottura, di qualità biologica, nel raggio di pochi chilometri», dice Sergio Venezia, dei Gas Lombardia. Il progetto, dicono quelli di Retina, nasce dall’incrocio tra gli interessi e la motivazione: di una famiglia proprietaria di terreni che non vuole perseguire la conversione delle terre da agricole a edificabili e ci tiene a convertirle alla coltivazione biologica; di una cooperativa sociale agricola che da anni coltiva biologico; della domanda potenziale di pane e farina delle famiglie dei Gas della Retina di Brianza; della disponibilità a collaborare di un mulino e un forno a conduzione familiare. In concreto sono stati affittati terreni seminati con frumenti biologici, poi macinati da un mulino e panificati da un forno situati poco lontano. Il tutto per un quintale di pane biologico alla settimana per oltre cento famiglie, in una filiera che abbraccia un raggio di circa 20 chilometri. «Sul piano del consumo – dicono i promotori del progetto – in prospettiva vi è la ricerca di superare la figura del consumatore in quanto utente passivo, per approdare a quella di co-produttore, di soggetto cioè che, da un bisogno concreto, fa nascere progetti e ne condivide con il produttore la realizzazione».

Info: g.desantis@brianzaest.it


Fare la spesa all’antica

«Farmers’ markets» ovvero i nuovi mercati contadini

Volete tornare indietro di trent’anni e fare la spesa come la facevano le nostre mamme o nonne?, Bene, prima di tutto… accendete il computer e collegatevi a internet!

Un tempo il mercato del paese era un luogo di commercio e di relazioni sociali. Il contadino amico che vendeva direttamente i suoi prodotti era dietro l’angolo. Oggi il consumatore consapevole per ritornare indietro di trent’anni e fare la spesa «all’antica» deve prima di tutto accendere il computer, collegarsi a internet e cercare, grazie alla rete, «il mercato del contadino» a lui più vicino.

Dopo Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, da pochi anni i Farmers’ markets sono diventati una realtà anche in Italia. Grazie al decreto operativo dal 29 dicembre scorso è infatti possibile avviare in tutti i Comuni dei centri vendita gestiti direttamente dagli agricoltori. «Esperienze positive – dice Coldiretti – sono già attive a Taranto in pieno centro città, a Bari, a Potenza, in Toscana in provincia di Pistoia nel comune di Marliana e a Montevarchi in provincia di Arezzo, a Monselice in provincia di Padova, a Trento e a Torino».
Per venire incontro ai cittadini che intendono acquistare in un Farmer’s market un paio di mesi fa è nato un portale dedicato ai mercati agricoli. Il sito www.farmersmarket.it fornisce infatti l’elenco dei mercati contadini presenti sul territorio, regione per regione. I cittadini hanno inoltre a disposizione una pagina dedicata alla filiera corta che prevede anche altri strumenti utilizzati per abbattere i passaggi intermedi della catena distributiva, (come per esempio la vendita diretta presso gli agriturismi e i recapiti dei Gruppi di acquisto solidale). Sul portale sono presenti le news tematiche, le informazioni di carattere giuridico e i forum dove i consumatori possono scambiarsi opinioni e consigli.
In una nota del ministero delle Politiche agricole dello scorso dicembre si stimava che entro il 2008 sarebbero stati operativi circa cento mercatini degli agricoltori per arrivare, nel 2010, a 400-500 mercati attivi, per un totale di sei-ottomila imprese agricole coinvolte. In Italia durante il 2007, sottolinea Coldiretti, sette italiani su dieci hanno fatto almeno una volta acquisti direttamente dal produttore agricolo giudicandoli in maggioranza convenienti con un risparmio atteso del 30 per cento, anche se la difficoltà di raggiungere le imprese agricole nelle campagne è considerato il principale ostacolo agli acquisti. «Un limite che sarà superato con il nuovo anno durante il quale la Coldiretti è impegnata in una capillare azione di sensibilizzazione sul territorio per l’apertura dei Farmers’ markets. Nel 2007 sono saliti a 57.530 con un aumento boom del 48 per cento rispetto al 2001 i frantoi, le cantine, le malghe e le cascine dove è possibile comperare direttamente, secondo il rapporto dell’Osservatorio sulla vendita diretta delle aziende agricole promosso da Coldiretti e Agri2000. (…) Se il fatturato ha raggiunto il valore di 2,5 miliardi di euro, i prodotti maggiormente acquistati sono, nell’ordine, la frutta e la verdura (con il 28 per cento del totale e 15.940 aziende), il vino (con il 37 per cento del totale e 21.400 aziende), l’olio (con il 20 per cento del totale e 11.250 aziende), i formaggi (con l’11 per cento del totale e 6.250 aziende), le carni e i salumi (con l’8 per cento del totale e 4.680 aziende) e il miele (con il 3 per cento del totale e 1.940 aziende)».
Il mercato del contadino, dicono gli esperti del settore, ha un valore aggiunto che non va dimenticato. «Non è semplicemente la vendita del produttore imprenditore agricolo al cittadino consumatore – sostiene l’agronomo Gioacchino Crifasi – ma si concretizza in un contesto specifico ove il consumatore nello stesso momento in cui visita i gazebo dei contadini, percepisce, sente tangibilmente l’azienda o la fattoria agricola, si interfaccia con il contadino produttore, creando quel rapporto di fiducia e conoscenza che dovrebbe addurre il consumatore a visitare i campi, ove toccare con mano le caratteristiche qualitative dei prodotti, le metodologie colturali e quant’altro». Insomma non solo un buon risparmio, ma anche un modo per riscoprire la campagna e il mondo rurale.

info

www.retegas.org
Il sito della rete nazionale di collegamento dei Gruppi di acquisto solidale.

www.farmersmarket.it
Il portale con le informazioni sui mercati dove i contadini fanno vendita diretta dei loro prodotti.

www.helpconsumatori.it
Il portale di informazioni e consulenza per i consumatori.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017