Teologia a Nord-Est. Novità e sfide

Eretta nel 2005, la Facoltà teologica del Triveneto ha fatto convergere in una struttura a rete i poli teologici di Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto. Ne abbiamo parlato con il Patriarca di Venezia.
30 Luglio 2008 | di


Msa. In occasione del dies academicus, che si è tenuto a Padova nello scorso marzo, lei ha dichiarato che «si può considerare conclusa la fase di fondazione della Facoltà teologica del Triveneto». Che cosa significa questo concretamente?

Cardinale Scola. Mi riferivo al dato che ora la Facoltà ha tutti gli organismi istituzionali che le permettono di funzionare a regime come qualunque altra Facoltà teologica nel mondo. Questo ovviamente non significa che il lavoro − dal punto di vista sostanziale, cioè della qualità della vita ordinaria: insegnamento, ricerca e studio − non ci stia tutto davanti e non sia ancora da sviluppare e potenziare, benché si possa far leva sulla grande esperienza dei nostri istituti teologici sul territorio. Non si dimentichi che la nostra è una Facoltà a rete.

Per quale motivo si è scelta la struttura a rete, mantenendo e potenziando i poli di insegnamento e di ricerca già esistenti? Che novità si prevedono per l’anno 2008-2009?

La scelta è dovuta alla ricchezza dei poli teologici presenti nel Nord-Est. Volevamo che la nuova stagione si innestasse in questa tradizione valorizzando le sedici realtà degli istituti teologici e di scienze religiose e superando rapporti esteriori e formali. Il fatto stesso che il consiglio di Facoltà sia stato costruito tenendo conto di tutte queste realtà ha messo in moto un circuito virtuoso di approfondimenti e di collaborazione che non tarderà a far sentire i suoi effetti positivi. In particolare, dal primo ottobre partono le lauree specialistiche degli Istituti Superiori di Scienze Religiose – qui a Venezia in Beni culturali e Bioetica – e da questo sviluppo ci aspettiamo molto. Siamo convinti infatti che la teologia possa nutrire realmente la formazione di nuove professionalità cosicché cristiani, seriamente impegnati nella vita civile – non soltanto come accade oggi per la scuola o vari servizi interni alla comunità cristiana – possano trovare attraverso la loro professione l’occasione di una missione ecclesiale effettiva.

Qual è la principale differenza tra una Facoltà romana (lei è stato, tra l’altro, rettore delle Lateranense) e una Facoltà territoriale, che copre ben tre regioni: Veneto, Trentino e Friuli?

Le Facoltà romane hanno un carattere immediatamente più universale. Una Facoltà come la nostra può farsi carico in maniera più specifica e aderente al territorio del movimento profondo che caratterizza la teologia. La teologia è intelligenza della fede, quindi cerca un riferimento al popolo di Dio e alla comunità cristiana sempre più diretto e tenta di ricavare un’occasione di verifica sempre più profonda.

La soppressione delle Facoltà di teologia nelle università italiane data il 24 gennaio 1873. È auspicabile e possibile una reintegrazione, almeno parziale, soprattutto dopo il (mancato) discorso di Benedetto XVI alla Sapienza, nel quale si insiste sull’unità dei saperi, in particolare sulla contiguità tra filosofia e teologia?

La questione vera è che il mondo universitario di oggi ritrovi il gusto della ricerca e del dibattito sulla filosofia e la teologia. Si tratta di una questione di grande attualità, bruciante e certamente – da questo punto di vista – la soppressione è stata una perdita, anche se quando è avvenuta le Facoltà erano di fatto piuttosto moribonde.
Ci sono segnali molto interessanti oggi in Italia proprio a partire dalla riforma che la Cei ha avviato e approvato, come per esempio i molti rapporti di collaborazione avviati tra varie Facoltà dentro le diverse università. È questa, credo, la strada che di fatto dobbiamo privilegiare.

Le Chiese del Triveneto si protendono verso l’Europa dell’Est. Questa collocazione ne specifica in qualche modo anche la vocazione teologica?

Sicuramente. Oggi la questione del fare spazio, attraverso l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, alle diverse culture e civiltà è diventata attuale e stringente da tutte le parti. Questo, per quanto riguarda il Nord-Est, consente il recupero di una grandissima tradizione che è stata decisiva a Venezia ma che ha prodotto e presenta molteplici risvolti in molte altre città del Triveneto, basti pensare ad Aquileia, Grado, Padova e la sua Università, per non fare che qualche esempio.

La tradizione teologica padovana e triveneta è particolarmente attenta al carattere pastorale della teologia. Che impegno ne deriva per il lavoro teologico svolto dai vari Istituti?

Ne deriva un impegno duplice: il primo a mettere in evidenza la dimensione intrinsecamente pastorale di ogni dottrina e di ogni riflessione teologica, come amava dire il Beato Giovanni XXIII, e il secondo a porre in evidenza le scienze teologico-pratiche che possono sicuramente rappresentare una qualificazione più specifica della nostra Facoltà rispetto ad altre, più impegnate, come quella di Milano, sul metodo teologico oppure più attente a percorsi di carattere sistematico e dogmatico.

Tra i laici si va sempre più diffondendo l’interesse per gli studi teologici. Per quale motivo, secondo lei?

Perché secondo me la nostra società, in cui c’è una forte frantumazione della dimensione oggettiva del sapere, sente l’urgenza dell’unità del soggetto del sapere. È evidente nell’esperienza di ciascuno che, per fare bene una qualsiasi professione, bisogna sapere chi si è e perché la si sceglie. Di fatto la teologia, ponendo le domande centrali assieme alla filosofia, domande che concernono il soggetto, consente un miglior utilizzo delle proprie risorse di competenza.

Per un laico che decidesse di compiere studi di teologia è possibile immaginare degli sbocchi lavorativi?

È possibile, anche se bisogna accettare una fase pionieristica. Per esempio noi a Venezia avvieremo i percorsi di studio in Beni culturali e Bioetica proprio perché intendiamo formare nuove professioni.
Da questo punto di vista ci sfida sia l’islam che l’ebraismo. Nelle migliori università ebree, come la Jeshiva di New York, o quelle musulmane come Al-Azhar al Cairo, che ho visitato, gli studenti dedicano per tutto il tempo del curriculum molto spazio allo studio rispettivamente della Torah e del Corano, qualunque sia il percorso o disciplina scelto, dalla medicina alla teologia. È evidente che se uno ha studiato per sei ore tutte le mattine per anni i testi sacri della propria religione, farà il medico o l’ingegnere in modo diverso dal cattolico che, fermo al catechismo della prima comunione, farà più fatica ad alimentare la sua competenza.
Nella nostra Facoltà, soprattutto negli Istituti di Scienze religiose, stiamo puntando molto su questo per creare non solo nuovi sbocchi professionali, ma anche per fondare un nuovo stile e modo di affrontare una professione.

Nuovi scenari

Professionalizzare la teologia

Don Andrea Toniolo, preside della Facoltà teologica del Triveneto, ci illustra alcune delle novità del prossimo anno.

Msa. Da ottobre partirà, all’interno della FTTR, una specializzazione in Teologia spirituale: come nasce e a che cosa intende rispondere?

Don Toniolo. La nascita di questa specializzazione − oltre a quella già presente in Teologia pastorale − è il frutto della collaborazione tra le Chiese locali del Triveneto e i Frati minori conventuali. I francescani conventuali, infatti, portano avanti da lunga data una tradizione di studi in questo campo: non a caso, all’interno del loro Istituto teologico a Padova, erano attivi sia un ciclo istituzionale di teologia sia una scuola di spiritualità. Questa specializzazione è quindi il segno di una grande sensibilità ecclesiale e pastorale dei conventuali, che hanno scelto di legarsi accademicamente a una realtà universitaria delle Chiese locali. Proprio in virtù di questa loro tradizione (e anche perché la Teologia spirituale rappresenta una peculiarità degli Ordini religiosi) l’avvio di tale specializzazione, anche in prospettiva di un dottorato, e dunque di un percorso di studi di alto livello, offre ai conventuali e alle nostre Chiese l’occasione di poter attivare un serio lavoro di riflessione e di ricerca. Infine, l’avvio di una specializzazione in Teologia spirituale conferma quello che è alla base l’indirizzo stesso della FTTR, un indirizzo essenzialmente teologico-pratico.
Alla Facoltà e ai vari istituti collegati interessa non tanto una riflessione teologica speculativa, teorica, astratta, quanto una teologia attenta al vissuto della gente, alla vita pastorale, alle sfide dell’evangelizzazione. Vogliamo declinare in modo molto stretto la riflessione e il vissuto, la teoria e la pratica. La licenza in Teologia spirituale, che risponde proprio a una domanda di formazione spirituale, sarà un’occasione per elaborare strumenti che consentano di cogliere e interpretare il vissuto delle persone, intercettando le domande di spiritualità che nascono sul territorio.

In riferimento alle lauree specialistiche degli ISSR, altra novità di questo anno accademico, si parla spesso di professionalizzazione della teologia: in che senso?

Le lauree magistrali, dette anche specialistiche, che prenderanno avvio da quest’anno, sono il primo frutto della riforma degli ISSR avvenuta in Italia tre anni fa. Questa riforma ha introdotto una grande novità nella formazione teologica: lo studio della teologia oggi non è più riservato unicamente a clero e religiosi e solo con finalità di carattere pastorale ristretto. Oggi la teologia è diventata strumento di formazione serio, scientifico, accessibile a tutti, in modo da offrire a ogni credente la possibilità di testimoniare la fede nel mondo, di rendere ragione della speranza cristiana. Anche per questo è giusto che quanti, soprattutto laici, ottengono una laurea magistrale, non abbiano oggi come unica chance lavorativa quella dell’insegnamento della religione. Le lauree magistrali così come sono state pensate all’interno della nostra Facoltà, intendono quindi rispondere anche ad alcune esigenze professionali particolari, tipiche delle nostre terre (vedere box a lato, ndr).

Zoom

L’Abc della Facoltà

Che cosa fare per iscriversi alla Facoltà teologica del Triveneto? Lo abbiamo chiesto a don Gaudenzio Zambon, Segretario generale.

Don Zambon. Innanzitutto è bene consultare il sito della Facoltà, all’indirizzo www.fttr.it. Qui è possibile prendere visione dell’offerta formativa complessiva e di tutti gli altri aspetti «tecnici» (piani di studio, sedi della Facoltà con i relativi indirizzi…). Inoltre, si può telefonare in segreteria, allo 049 664116 (il lunedì solo al pomeriggio, dalle 15.00 alle 18.00; dal martedì al venerdì anche al mattino dalle 9.00 alle 12.00).

Don Gaudenzio, quali sono i percorsi di studio offerti nella sede della Facoltà, a Padova, e in quella degli Istituti Teologici Affiliati (ITA) e degli Istituti Superiori di Scienze Religiose (ISSR)?

La sede di Padova offre il curriculum completo degli studi teologici e la possibilità di conseguire i gradi accademici di Baccalaureato, di Licenza e di Dottorato. Il titolo di Baccalaureato può essere conseguito anche presso gli Istituti teologici affiliati dove, a differenza della sede padovana, non possono accedere i laici ma unicamente i candidati all’ordine sacro. Il percorso teologico è strutturato in un biennio filosofico e in un triennio teologico. Con il titolo di Baccalaureato si può accedere alla Licenza in Teologia secondo un duplice indirizzo: la Specializzazione in Teologia Pastorale e in Teologia Spirituale. Invece il percorso teologico degli ISSR è aperto a laici e religiosi ed è finalizzato alla formazione di quanti vogliono prepararsi in modo adeguato a eventuali compiti professionali in ambito ecclesiale o all’insegnamento della Religione cattolica. Il curriculum degli studi è strutturato secondo il sistema proposto nelle Università italiane del 3+2, con un triennio finalizzato all’acquisizione di contenuti filosofici e teologici e un biennio orientato allo sviluppo di particolari competenze professionali. Gli ISSR del Triveneto consentono agli studenti in possesso del primo grado accademico degli studi (Laurea in Scienze Religiose) di accedere ai percorsi di specializzazione secondo questa mappa: Padova, specializzazione in prospettiva interculturale e interreligiosa; Portogruaro (Venezia), biennio specialistico di formazione socio-politica; Udine, indirizzo di specializzazione antropologico-culturale; Venezia, specializzazioni in bioetica e in beni culturali; Verona e Vicenza, specializzazioni nella prospettiva della comunicazione e dell’educazione; nelle sedi di Bolzano-Bressanone e di Trento, vengono approfonditi l’indirizzo pedagogico-didattico e quello pastorale-catechetico-ministeriale, presenti anche in altri ISSR. Al termine del biennio viene conferito il titolo di Laurea magistrale in Scienze religiose.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017