Maestro unico
Vorrei ritornare sul tema del maestro unico, per affrontare il problema dell’importanza del padre (e/o della madre) nella formazione culturale e sociale del bambino. Esistono molti bambini fortunati che ricevono dai genitori le informazioni di base che interiorizzano e assimilano perché legate al loro amore per entrambi. Affetto o amore (per i genitori) e cultura, affetto e atteggiamento verso l’ambiente sono quindi il risultato diretto e immediato di una didattica che si sviluppa fuori e prima della scuola. Ma quando questa fase manca? Magari solo perché i genitori sono intellettualmente poveri o perché lo sono anzitutto economicamente? Come aiutare questi bambini a maturare, anche culturalmente? Evidentemente affidando questa educazione, espressione anzitutto di una empatia affettiva, al maestro o alla maestra, cui il bambino si affeziona, con cui dialoga, e da cui «beve» le informazioni necessarie. Ma che cosa succede se i maestri sono diversi, magari due o tre? Con chi il bambino potrà stabilire un rapporto preferenziale e necessario che gli eviti una confusione intellettuale ed emotiva? In questo caso il maestro unico o, comunque, una figura privilegiata cui competa la prima maturazione affettiva, emotiva e culturale del bambino è non solo utile, ma necessario.