Caro sant’Antonio
Caro sant’Antonio, la famiglia antoniana è in gran fermento. L’attende un febbraio d’eccezione: domenica 14, la sera, i frati con pochi intimi sposteranno l’urna con i tuoi resti mortali dalla Cappella di San Giacomo per riporla al centro della Cappella delle Reliquie, detta anche del Tesoro. Sì, proprio lì dove c’è anche il tuo mento che ogni anno, il 13 giugno, viene portato in processione per le vie di Padova. Nonché la tua lingua incorrotta, che san Bonaventura, nel 1263, benedisse per aver molto e a lungo benedetto il Signore facendo sì che tanti gli rendessero lode.
Per una settimana sarai, in modo particolarissimo, in mezzo a noi. A portata di mano, di sguardo (si potranno vedere i resti del tuo corpo attraverso il vetro), per quelle confidenze che esigono la distanza breve, l’affettuosità di uno sguardo e un sostare vicino. Chi vorrà potrà venirti a trovare, e non è difficile immaginare che saranno in molti, da tutto il mondo. La famiglia antoniana, infatti, parla le lingue principali del pianeta e quando si mobilita fa sul serio. Ricordo l’avanzare lento e assorto del serpentone di pellegrini (ne arrivarono 650 mila in un mese) incanalati nelle transenne sulla piazza della Basilica: era il 1981, l’anno della ricognizione.
Dal 15 al 20 di febbraio immagino giornate di gioiosa «ressa antoniana» per approfittare di questa occasione di vicinanza (l’ultima di tal genere, almeno per un bel pezzo). Tanti ti considerano amico nella fede e maestro di carità, nonché potente intercessore presso Dio. E tu ne dai conferma offrendo consolazione e operando miracoli, quelli che guariscono lo spirito innanzitutto, ma anche quelli che guariscono il corpo e risanano le relazioni sbagliate: in famiglia, negli affetti, nella società.
Caro sant’Antonio, sabato 20 tornerai nel luogo dove per secoli hai riposato, nella tua Arca-tomba inserita nel meraviglioso altare elevato su sette gradini che a tuo onore Tiziano Aspetti ha portato a termine tra il 1593 e il 1594. Troverai alcuni cambiamenti, perché nei circa due anni della tua assenza nella Cappella dell’Arca si è molto lavorato per renderla più bella e accogliente. Il 4 dicembre dello scorso anno – a conclusione dei restauri – la gente è rimasta sbalordita per lo scintillìo di luci che rimbalzava dai marmi levigati in cui si narra delle tue potenti azioni miracolose: ci hanno messo mano, come sai bene, artisti quali il Sansovino e i Lombardo. Per non parlare dei colori originali restituiti al soffitto a volta, ai candelabri, alle balaustre, insomma a ogni centimetro quadrato dell’imponente ed elegante costruzione. I giornali hanno scritto, a ragione, che è tornato a splendere un gioiello del pieno Cinquecento italiano. E con il tuo ritorno il capolavoro sarà completo, nel senso che tu sei il cuore della Basilica, della Cappella dell’Arca; e milioni di mani potranno ancora indugiare con trepidazione sulla pietra di marmo verde che copre la tua tomba.
Caro sant’Antonio, se tutti i numeri di questa rivista ti mettono al centro parlando di te o secondo il tuo stile, questa volta lo faremo ancor più. Con interventi di persone che ti sono molto vicine: padre Gianni Cappelletto, tuo successore come Ministro provinciale della Provincia Patavina, padre Enzo Poiana, Rettore della Basilica, e altri… Inoltre a tutti i lettori della rivista, che ti amano e ti conoscono anche leggendo di te in queste pagine, rivolgo un invito: sabato 20 alle ore 11 i frati del «Messaggero di sant’Antonio» celebreranno una santa Messa (trasmessa in diretta nel sito www.santantonio.org/ostensionedelsanto2010) per tutta la Famiglia Antoniana. A chi interverrà sarà data, come a tutti i pellegrini lungo la settimana, un’Edizione speciale del «Messaggero» fresca di stampa all’alba del 15 febbraio: immagini, esperienze, storie, approfondimenti…, cose di casa e del nostro Santo, di noi. A presto!