Il ritorno del Santo

Questo è un mese speciale per i devoti di Antonio: dopo quasi trent’anni il corpo del Santo torna a essere esposto in Basilica. L’occasione è data dal rientro dei resti mortali nella Cappella dell’Arca, di recente restaurata.
26 Gennaio 2010 | di


Msa. Dal 15 al 20 febbraio prossimo ci sarà una speciale ostensione del corpo del Santo. Di che cosa si tratta, nello specifico?

Padre Poiana. Nel 2007 con la Veneranda Arca di Sant’Antonio, cioè la fabbriceria della Basilica, e grazie a sponsor importanti, abbiamo concordato un piano di risanamento della Cappella dell’Arca e di restauro di tutte le opere marmoree in essa contenute, particolarmente gli altorilievi cinquecenteschi sulla vita del Santo. Personalmente mi ponevo un problema: come permettere ai devoti del Santo di continuare ad avvicinarsi alla tomba e a pregare appoggiando la propria mano su di essa? L’unica via possibile era il trasferimento della reliquia del corpo di sant’Antonio in altro luogo. Così è avvenuto. Dopo quasi due anni (tanto ci è voluto per terminare i lavori di risanamento e di restauro alla Cappella, che è stata ufficialmente inaugurata il 4 dicembre scorso) il corpo di sant’Antonio può ora ritornare nella sua tomba storica, nella quale riposa dal 1350. Si è così prospettata l’occasione, davvero unica, di rivedere la reliquia del corpo del Santo, e non potevano lasciarci indifferenti le richieste di tanti devoti che insistentemente hanno domandato di poterla venerare «da vicino» e de visu.

Quali sono i motivi di fondo che hanno suggerito a voi frati di esporre per una settimana il corpo di sant’Antonio alla venerazione dei fedeli?

Il motivo principale, come dicevo prima, è legato alle innumerevoli richieste dei devoti. Ma c’è anche una ragione pastorale. Molti sono attratti dalla figura del Santo per la sua vicinanza ai problemi della gente, che non viene meno nemmeno oggi, a quasi otto secoli dalla sua morte. I devoti si avvicinano a lui con fiducia, sapendo che da lui otterranno cose buone. A volte non risponde come noi vorremmo, ma comunque risponde sempre. A tutti i devoti, a quanti raggiungeranno la Basilica in quei giorni di esposizione, possiamo dunque offrire una grande opportunità di incontro con sant’Antonio, il quale non distrae, se ben ascoltato, dal cammino cristiano, dall’incontro con la persona vivente dell’unico Salvatore che è Gesù Cristo. Noi desideriamo che, attraverso questa opportunità, i devoti del Santo possano incontrare Gesù Cristo e la sua salvezza attraverso l’ascolto della Parola di Dio che si rivela anche nella vita di sant’Antonio oltre che nella celebrazione dei sacramenti.

Come sarà organizzata l’accoglienza dei pellegrini nei giorni dell’ostensione?

L’accoglienza dei pellegrini sarà garantita dall’Ufficio informazioni, dal personale della Basilica e dai frati che in quella settimana saranno a disposizione dei devoti per le confessioni, le benedizioni e le celebrazioni in Basilica. Inoltre, in collaborazione con il «Messaggero di sant’Antonio», offriremo un sussidio che aiuti i pellegrini nella preghiera, li accompagni nella riflessione su testi dei Sermoni del Santo, nella conoscenza della vita di Antonio di Padova oltre che, naturalmente, guidarli all’interno della Basilica.

L’ostensione coincide con la prima settimana di Quaresima: è stata una scelta ben precisa?

L’ostensione avverrà in quella settimana perché il 15 febbraio ricorre la festa liturgica della Traslazione del Santo, cioè la festa che ricorda le varie traslazioni avvenute nei secoli scorsi (1231-1263-1310-1350) e a cui aggiungeremo anche quella del 2010. La festa si celebra in Basilica in maniera solenne la domenica successiva il 15 febbraio, anche con una processione interna. Che l’ostensione cada all’inizio della Quaresima è poi provvidenziale: sarà un’occasione per ricordare l’ultima predicazione prolungata di sant’Antonio, che ebbe luogo a Padova durante la Quaresima del 1231. In quei giorni il Santo, denunciando i mali che affliggevano i singoli e la società di allora, disponeva con la sua testimonianza credibile e la sua voce suadente alla conversione, proponendo l’unica via di salvezza: l’accoglienza del Vangelo e la via di unione con Cristo.

Che cosa ne sarà dell’Arca che ha ospitato i resti di sant’Antonio negli ultimi mesi?

Non posso dire ancora con precisione quale sarà la destinazione della tomba provvisoria del Santo. In troppi hanno chiesto di poterla avere; dobbiamo valutare con calma la migliore destinazione possibile.

Che cosa rappresenta per voi frati questo evento?

Un bel momento per stringerci attorno al nostro Santo in una maniera intensa e unica. Potremo condividere questa gioia con i nostri concittadini e le migliaia di pellegrini che giungeranno in quei giorni per pregare e lodare il Signore con noi, ringraziandolo per le grandi opere che ha compiuto e continua a compiere attraverso il suo servo Antonio.

Che cosa «chiedono» al Santo i pellegrini che vengono in Basilica?

Ricorrono al Santo per trovare la pace del cuore, il senso della vita, la forza di vivere momenti di sofferenza fisica, psichica e spirituale, per poter sperare ancora dopo aver sperimentato il fallimento. Chiedono al Santo e lo ottengono da Gesù Cristo, perché Antonio è l’intercessore, non il datore dei doni. Tutto questo lo raggiungono con la preghiera, la confessione dei peccati, la partecipazione al sacrificio di Cristo nella Messa. Sant’Antonio intercede per i malati, le famiglie in difficoltà, le coppie che cercano senza successo di diventare genitori, i giovani che cercano la loro strada nella vita…

Nella Chiesa si parla sempre più spesso di «emergenza educativa», come l’hanno definita i nostri Vescovi. A tale riguardo, che cosa può dire sant’Antonio, a oltre otto secoli di distanza, agli uomini del nostro tempo?

Sant’Antonio ci ricorda che quando nasciamo siamo predisposti al male e a usare male del dono della libertà. Che la grazia di Dio, attraverso i sacramenti, ci libera da questo male, dai peccati, vero ostacolo alla piena realizzazione dell’uomo in una autentica e profonda relazione con Dio, con i fratelli, con il creato. Che la vita è fatta per essere spesa, cioè vissuta appieno, e non conservata in modo egoistico e infruttuoso. Che se vogliamo dare concretezza alla parola «amore» dobbiamo imparare a vivere la fedeltà, perché la fedeltà è la concretezza dell’amore. Infine, che non è inseguendo qualsiasi vento di dottrina, ma rimanendo ancorati a Gesù Cristo che troveremo salvezza vera.

Tra i miracoli tradizionalmente attribuiti a sant’Antonio ve ne sono numerosi a sostegno della famiglia (il piede riattaccato, il neonato che parla, il bambino risuscitato...). È possibile definire sant’Antonio il «Santo della famiglia»?

Sì! Dopo quattro anni di ministero come Rettore della Basilica posso dire che sant’Antonio manifesta una particolare attenzione per la famiglia. I miracoli da lei citati sono un esempio che ormai fa parte della memoria storica, ma ci sono tanti altri eventi recenti che hanno il sapore del prodigio e dei quali non posso non dare testimonianza: legami coniugali e famigliari spezzati che hanno trovato vie di riconciliazione; mamme con gravidanze difficili che hanno portato a termine la gestazione e partorito senza problemi; bambini nati con particolari disfunzioni che sono guariti anche senza intervento da parte dei medici; coppie con problemi di sterilità, che hanno avuto la grazia di abbracciare un figlio. Tutte grazie ottenute dopo aver chiesto l’intercessione del Santo. La memoria di queste esperienze è conservata, scritta dagli stessi interessati, nell’apposito registro delle «Testimonianze Antoniane» che si trova presso la sacrestia della Basilica. Ma non posso dimenticare anche le guarigioni inaspettate e soprattutto le conversioni di persone che da tanto tempo non frequentavano più i sacramenti e avevano lasciato Dio fuori dalla porta della loro casa.

«Antonio, Vangelo e Carità»: questo il motto coniato in occasione del centenario del 1995. Come potremmo riassumere l’evento che ci attende in due parole?

Sono convinto che «Vangelo e Carità» siano due parole che non invecchiano mai e che esprimono bene la vita e il messaggio di Antonio. Esse ci provocano a rispondere nel nostro tempo alla fame che l’uomo ha di Dio e alle povertà che gli impediscono di realizzarsi nella propria umanità.



L’evento


Da lunedì 15 a sabato 20 febbraio 2010, i fedeli potranno venerare le spoglie mortali di sant’Antonio esposte nella Cappella delle Reliquie della Basilica del Santo. Ai devoti sarà così possibile rivedere il corpo di sant’Antonio, ricomposto in un’urna di vetro, a 29 anni dall’ultima ricognizione (1981).



Programma:

- domenica 14 febbraio, ore 21: trasferimento, in forma privata, dell’urna con il corpo del Santo dall’attuale collocazione alla Cappella delle Reliquie;

- da lunedì 15 a sabato 20 febbraio: i fedeli potranno accedere alla Cappella delle Reliquie durante l’orario di apertura della Basilica (6,15 – 19,00, sabato fino alle ore 20,00);

- sabato 20 febbraio, ore 21: reposizione del Corpo di sant’Antonio, in forma privata, nella Cappella dell’Arca;

- domenica 21 febbraio: Festa della Traslazione (detta anche della Lingua) di sant’Antonio. Pontificale del Delegato Pontificio (ore 11.00) e
S. Messa (ore 17.00) presieduta dal Ministro provinciale. Segue processione in Basilica col Mento.



Antonio, esempio di vita

La grazia e le grazie


Sant’Agostino narra che a Milano nel 386, durante la traslazione dei corpi dei martiri Gervasio e Protasio (la prima nella storia della Chiesa) avvennero molte guarigioni, tra le quali vi fu quella di un cieco che riacquistò la vista dopo aver accostato agli occhi il fazzoletto che aveva toccato la bara dei due martiri (Conf. 9, 7). Tutti i santi hanno operato dei miracoli. Sant’Antonio è considerato il «Santo dei miracoli» per eccellenza. Tuttavia, la specifica missione dei santi non è quella di fare miracoli. Per quella misteriosa comunione tra vivi e defunti, attestata da tutte le religioni, essi sono i nostri intercessori davanti a Dio e i nostri esempi di vita. La loro vita è una prova concreta che è possibile vivere il Vangelo. «Il popolo cristiano – osserva sant’Agostino – onora con religiosa solennità le reliquie dei martiri, sia per stimolare l’imitazione, sia per essere associato ai loro meriti e ottenere aiuto dalle loro preghiere» (c. Faust. 20).
L’esempio di tanti santi e di tante sante fu la causa della conversione di sant’Agostino. «Ciò che questi e queste hanno potuto fare – si chiese – tu non lo potrai?» (Conf. 8,11). Anche la vita di sant’Antonio ebbe una svolta decisiva alla vista delle reliquie dei cinque protomartiri francescani, uccisi in Marocco il 16 gennaio del 1220. Entrò subito nell’Ordine Francescano e nell’autunno dello stesso anno partì per il Marocco per essere martire, senza diventarlo, però, perché Dio lo voleva testimone (cioè «martire» nel significato etimologico) del Vangelo con la predicazione e con la vita.
Ai santi dobbiamo chiedere «la grazia prima ancora che le grazie», come esortava Giovanni Paolo II (15.8.1993). La grazia di scoprire che «non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi. Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo» (1Gv 4,10.19). Per il grande filosofo Kierkegaard «non importa sapere che Dio esiste; importa sapere che Dio è amore».
Se otterremo questa grazia, sarà inevitabile rispondere al suo amore e di conseguenza testimoniare con la nostra vita ciò che crediamo. Per san Giovanni Crisostomo «non ci sarebbero più pagani, se ci comportassimo da veri cristiani» (In Ep. ad Tim. 3, hom. 10). Già san Pietro constatava che «anche se alcuni rifiutano di credere alla Parola, vengono conquistati, senza bisogno di parole, dalla vostra condotta» (1Pt 3,1). Pascal diceva: «Credo solo alle storie i cui testimoni si farebbero sgozzare» (Pens. 593). Ed è sempre attuale la provocazione di Nietzsche, che invitava i cristiani a smettere di insistere sulla necessità di leggere la Bibbia, perché essi devono mostrare con la loro vita una Bibbia vera e vivente.

S. Ecc. Francesco Gioia, Arcivescovo, Delegato Pontificio per la Basilica di S. Antonio


Celebrazioni particolari

- Lunedì 15 febbraio, Festa liturgica della Traslazione di sant’Antonio, ore 11: Pellegrinaggio dei frati della Provincia bolognese (presiede la S. Messa p. Mauro Gambetti, Ministro provinciale); ore 17: S. Messa presieduta dal Rettore della Basilica, p. Enzo Poiana; partecipano i frati della comunità del Santo.

- Martedì 16 febbraio, ore 17: Pellegrinaggio degli Istituti di Vita consacrata (presiede la S. Messa
mons. Giuseppe Padovan, vicario episcopale).

- Mercoledì 17 febbraio, Le Ceneri, inizio della Quaresima, ore 17: S. Messa presieduta dal Ministro provinciale, p. Gianni Cappelletto.

- Giovedì 18 febbraio, ore 11: Pellegrinaggio dei Frati del Sacro Convento di Assisi (presiede la S. Messa p. Giuseppe Piemontese); ore 17: Pellegrinaggio dell’Ordine francescano secolare e di altri sodalizi (presiede la S. Messa S. E. mons. Flavio Roberto Carraro).

- Venerdì 19 febbraio, ore 17: Pellegrinaggio delle Parrocchie della città di Padova e del Seminario diocesano (presiede la S. Messa S. E. mons. Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova). Seguirà la Via Crucis.  Ore 21: Veglia di preghiera per i giovani.

- Sabato 20 febbraio, ore 11: Pellegrinaggio dei lettori e amici del «Messaggero di sant’Antonio» (presiede la S. Messa – visibile in diretta nel sito sotto indicato – p. Danilo Salezze, direttore generale); ore 17: S. Messa presieduta da S. E. mons. Gianfranco Girotti, Reggente della Penitenzieria Apostolica; ore 19: S. Messa di chiusura dell’ostensione, presieduta da p. Jerzy Norel, Vicario generale dell’Ordine dei Frati minori conventuali; partecipano i ministri provinciali e i frati.


Ufficio informazioni della Basilica: e-mail infobasilica@santantonio.org; tel. 049 8789722, fax 049.8789735.

Sito: www.santantonio.org/ostensionedelsanto2010



 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017