Comunicare nel nome di Antonio

Il «Messaggero di sant’Antonio» resta un caso editoriale unico nel suo genere, trattandosi di un mensile che, legato a una Basilica e a un «Santo», si presenta come pubblicazione rilevante a livello nazionale, e non solo.
26 Gennaio 2010 | di

Quasi in ogni chiesa cattolica, anche fuori dall’Italia, si incontra una statua, un dipinto o un quadro di sant’Antonio. Recentemente a New York ho fatto molti di questi piacevoli incontri, e ho toccato con mano l’esistenza di una tenace e delicata devozione al Santo. Quando parlavo di Padova e della mia provenienza dalle fila dei frati che custodiscono la Basilica antoniana, gli occhi si spalancavano come davanti a un miraggio e subito si entrava in confidenza: sia che si trattasse di latinos, in genere portoricani approdati nella megalopoli e abitanti delle sue caotiche periferie, sia che fossero dei perfetti yankees del distretto di Manhattan. Quello che più mi stupiva era che tutti avevano qualcosa da raccontarmi di sant’Antonio, riguardo ai suoi vasti «protettorati» (far ritrovare gli oggetti smarriti ma anche recuperare relazioni spezzate; combinare matrimoni ma anche aiutare nei pericoli…) come in riferimento a passaggi non facili di crescita spirituale: chi davanti al dolore che pungola e chi di fronte a quelle scelte di vita che chiamano a raccolta tutta la residua forza interiore.
Quello che voglio dire è che sant’Antonio era già là, con quella gente, donatore della sua presenza risanatrice e della forza che serve per andare avanti a testa alta, mantenendo ferme fede, speranza e carità. Dico questo perché quando qualcuno mi chiede cosa significa comunicare nel nome di Antonio (secondo lo slogan «Vangelo e Carità» coniato nel 1995, ottavo centenario della nascita) non posso che partire dal fatto che sant’Antonio già comunica e bene, dovunque e comunque, e che la «comunicazione ufficiale» che noi frati conventuali realizziamo qui a Padova attraverso l’«Opera Messaggero» con riviste, libri, prodotti radiofonici, siti internet e quant’altro, è solo un affiancamento alla potente comunicazione che il Santo fa di sé e dei suoi doni a più largo raggio.


Il Libro e il bambino



Radici lontane occhi sul futuro

Quella del «Messaggero di sant’Antonio» è davvero una grande storia. 1898-2010 fanno un arco di 112 anni sulla piazza della comunicazione in Italia, in tempi diversissimi ma sempre facendosi onore. Nato come bollettino della Basilica è cresciuto nei numeri ma soprattutto nella robustezza del pensiero, divenendo a tutti gli effetti uno dei mensili più diffusi. Naturalmente il riferimento alla Basilica, alla sua vita liturgica e al suo essere meta di continui pellegrinaggi, resta fondamentale, con l’aggiunta di una contemporaneità che si cerca di leggere nello stile di Antonio. Per alimentare e sostenere la vita cristiana in una società che cristiana non è più.

Quando entro nelle redazioni di giornali titolati («Corriere della Sera», «Avvenire», «Il Gazzettino», «Famiglia Cristiana»…) non c’è chi non ci conosca. La domanda che arriva è sempre quella: «Come vanno i numeri?», e la risposta lascia sempre tutti un po’ stupiti. Grazie ai nostri lettori che anche in questi tempi non facili ci dimostrano una grande fedeltà. Con un passaggio che rincuora: il giornale della nonna è diventato quello della mamma e ora questa passa la mano al figlio o alla figlia. Formando una catena ininterrotta.

Per non parlare delle molte edizioni della rivista, quella per gli italiani all’estero e le altre nelle principali lingue moderne: inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, rumeno. Non si tratta di traduzioni di articoli presi dall’edizione maggiore, quella nazionale, bensì di testate con direttore e redazione propria e quindi contenuti autonomi, adatti per il proprio lettorato. Che è distribuito nel mondo intero: fuori d’Europa abbiamo abbonati in molti Paesi tra i quali Arabia Saudita, Hong Kong, Pakistan, Ruanda, Russia, Malaysia…

Non manca l’attenzione ai ragazzi – forse la categoria che merita maggiore attenzione perché bombardata da troppe proposte fasulle – con una rivista tutta per loro (MERA che sta appunto per «Messaggero dei Ragazzi»). E accanto alle riviste, i libri, specialmente quelli liturgici in forma di sussidio, per favorire la partecipazione dei fedeli; con attenzione ai temi antoniani ma anche francescani, formativi e culturali (con una collana collegata al Progetto culturale). Le tre riviste «Credere Oggi», «Rivista Liturgica», «Parole di vita» e le pubblicazioni dei volumi editi dalla Facoltà Teologica del Triveneto, completano il quadro. A ciò si aggiunge l’impegno per approntare alcuni programmi radiofonici che reti locali e nazionali (anche all’estero) mandano in onda, così come lo sviluppo della presenza in internet con innumerevoli siti.


Comunicare con quale stile?

Se è vero che il mezzo è il messaggio, credo che oggi lo stile comunicativo sia sostanziale rispetto a quanto si vuol dire. Immersi in una ressa di stimoli mediatici, assediati e nauseati dalla comunicazione urlata, di fronte a programmi televisivi ad alto livello di esibizione e a talk show dove insultarsi fa parte del copione, abbassare i toni rischia di essere interessante. Soprattutto un mensile come il nostro, che non ha problemi di dare notizie con tempismo, può scegliere un taglio riflessivo, quello che amo chiamare «taglio formativo». Articoli di approfondimento in campo sociale e culturale, catechesi articolate, dossier su questioni d’attualità, i cammini di Chiesa. Mai la notizia solo per fare effetto, per imbambolare il lettore, o anche per solleticargli la pancia: quando gli spigoli ci sono non vanno smussati, ma per rispettare la realtà e solo per questo. Gonfiare la notizia, però, non è nel nostro stile.

Alla politica riserviamo lo stesso trattamento, preferendo sostare nello spazio del pre-politico, più adatto alla maturazione delle idee e alla solidificazione dei convincimenti. Inoltre, poiché oggi la dimensione popolare della cultura è da avvicinare con rispetto, diamo occasioni per confrontare le idee. I nostri lettori sono persone curiose, interessate, colte, e desiderose di intervenire: ogni anno giungono in redazione almeno 30 mila lettere di contenuto (abbondantemente superate dalle e-mail), che chiedono risposta, relazione, dialogo. Così due frati, con un ampio gruppo di laici preparati, cercano di esaudire tutti.

La rivista gode di buona salute in tempi nei quali per la stampa sia quotidiana che periodica si registrano veri e propri chiari di luna. Il «Messaggero di sant’Antonio» resta un caso editoriale unico nel suo genere, trattandosi di un mensile che, legato a una Basilica e a un «Santo», si presenta come pubblicazione rilevante a livello nazionale, e non solo.

Insomma, sant’Antonio continua a parlare ancora oggi e molti hanno voglia di ascoltarlo.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017