Settimane bianche e… sicure
La stagione delle settimane bianche non va rovinata con l’imprudenza. Anche sulle piste da sci, infatti, come in tutte le altre circostanze della vita, il più importante strumento di prevenzione è il buon senso.
Soprattutto tenendo conto delle proprie capacità: «Le nuove attrezzature, con gli sci corti e arrotondati, possono dare un falso senso di sicurezza, perché rendono più facile imparare a curvare» spiega Giorgio Benigni, ortopedico dell’Ospedale Santa Chiara di Trento e responsabile del soccorso alpino nel comprensorio sciistico della Paganella. «Ma quando si sbaglia l’angolo della curva, se non ci si lascia cadere a terra e si riprende l’andatura, è più facile farsi male».
Un questionario per gli sciatori
Lo dimostra uno studio condotto da un gruppo di ricercatori svizzeri che ha sottoposto un questionario a tutte le persone ricoverate nei tre centri traumatologici di Berna per cadute sugli sci nella stagione invernale 2007-2008. «Oltre ai 782 sciatori ricoverati – spiega Lorin Benneker, dell’ospedale universitario della capitale –, abbiamo posto le stesse domande a 500 appassionati che non si erano fatti male». Le domande prendevano in considerazione quindici aspetti dell’attività sportiva, dall’atteggiamento con cui si affrontavano le discese alle caratteristiche della neve e dell’attrezzatura. La neve vecchia è risultata più pericolosa di quella fresca e di quella artificiale così come l’attrezzatura nuova. Anche un atteggiamento timoroso e insicuro e addirittura la bassa velocità aumenta la probabilità di finire in ospedale. «È comunque assodato che la velocità rappresenta una delle condizioni che più facilmente provoca incidenti gravi: traumi cranici, addominali e fratture del bacino». Capita poi, altrettanto di frequente, che gli infortunati, intervistati in ospedale, per giustificarsi, sottovalutino la velocità a cui stavano davvero andando e che la dichiarata paura di farsi male rispecchi inesperienza più che prudenza. Anche perché, con i nuovi sci è più facile, anche per un principiante, prendere una velocità che poi non si riesce a controllare. «Mentre una volta lo stereotipo dell’incidente da settimana bianca era la gamba rotta, con le nuove attrezzature a far le spese dell’imprudenza sulla neve sono soprattutto i legamenti del ginocchio» dice Benigni.
Sempre più spesso si torna a casa sulle proprie gambe, ma ingessati: «La diffusione degli snowboard, oltre a favorire gli incidenti sulle piste, ne ha cambiato la natura: chi cade si fa più spesso male ai polsi o alle spalle che non alle gambe» aggiunge Benigni che conclude: «Sulle piste c’è un altro fattore di rischio di cui non si parla e che provoca danni. Nelle baite e nei rifugi, magari solo per riscaldarsi, sono in troppi a esagerare con dosi di alcol cui non sono abituati».
In pillole
Ossigeno per il mal di testa. La cefalea provoca spesso dolori lancinanti e le stesse iniezioni che placano gli attacchi non possono essere ripetute troppo spesso a causa degli effetti collaterali. Ora, per la cefalea a grappolo, c’è una piccola speranza: non più farmaci, bensì inalazioni di ossigeno ad alte dosi e ad alto flusso. Anna S. Cohen, del National Hospital for Neurology and Neurosurgery di Londra, ha verificato che il sistema funziona provandolo su un’ottantina di adulti in cui quattro attacchi successivi sono stati trattati, alternativamente, per un quarto d’ora con una maschera a ossigeno ad alte dosi e ad alto flusso oppure con la stessa maschera che però veicolava solo aria.
Quando i pazienti ricevevano ossigeno, nell’80 per cento dei casi la crisi passava nel giro
di 15 minuti, mentre il placebo funzionava solo nel 20 per cento dei casi.
Anticoagulanti che cambiano la vita. Addio ai ripetuti controlli per quanti, ogni giorno, devono prendere una medicina contro la formazione di coaguli, la warfarina, più nota come Coumadin. I nuovi medicinali si chiamano Dabigatran e Rivaroxaban. Già approvati per prevenire trombosi ed embolie dopo importanti interventi chirurgici di tipo ortopedico, come protesi dell’anca e del ginocchio, si stanno dimostrando efficaci anche per cure più prolungate. Col vantaggio che non costringono il malato a continui controlli della coagulazione del sangue.