Pellegrinaggio andata e ritorno
Giorni indimenticabili. Incontri che lasciano il segno. Centinaia di racconti per alimentare, negli anni a venire, fede, speranza e carità cristiane nonché fiducia nella potente intercessione di sant’Antonio. Mi sono riempito gli occhi di una fiumana di gente che aspettava in lunghe file ordinate, chi pregando, chi socializzando, chi ricordando di esserci stato nell’81, chi ammutolito dallo stupore di un’attesa carica di tensione spirituale. Mercoledì 17, giorno delle Ceneri, ero in piazza già alle cinque in compagnia di gruppi, coppie, singoli, famiglie, suore, che si erano disposti a serpentina sul sagrato della Basilica. Faceva un freddo terribile, ma i bambini presenti – il più piccolo avrà avuto sette-otto anni – apparivano responsabilizzati dagli adulti circa l’insolita alzataccia e un pellegrinaggio prima dell’alba, un’avventura da fare invidia agli amici. I primi ad arrivare, orgogliosi della cosa, sono stati Monica e Fabio, una giovane coppia di San Donà di Piave, con una devozione limpida e forte. E poi Giovanni, giunto da Napoli nella notte e con gli occhi scavati dalla stanchezza, una badante moldava ad accompagnare un signore padovano secco e un po’ curvo, e più in là una coppia di induisti dall’età indecifrabile che mi raccontano di aver eletto la Basilica a luogo di culto sostitutivo.
Il «Messaggero di sant’Antonio», dal 15 al 20, è stato in prima linea. Abbiamo offerto a ogni pellegrino la copia di febbraio della rivista – quella inviata agli abbonati in 520 mila copie – e il numero dedicato alla speciale Ostensione in distribuzione da martedì 16: cinquanta pagine intense (stampate in 200 mila copie) a resoconto di un evento unico. Un evento che è stato possibile grazie all’efficiente e generosa macchina organizzativa che Basilica del Santo, Comune di Padova e «Messaggero di sant’Antonio» hanno approntato in poco più di un mese a colpi di riunioni, summit per la sicurezza e la viabilità, incontri di coordinamento tra addetti, operatori, protezione civile, volontari, associazioni... Con la disponibilità incondizionata di tutti: autorità religiose, civili e militari, abituate al fatto che sant’Antonio unisce. Si è dato molto e molto si è ricevuto: innanzitutto l’apprezzamento dei pellegrini per la cura dell’accoglienza fuori e dentro la Basilica, e, inaspettata, la speciale benedizione apostolica del Papa ai frati e ai fedeli. La stagione inclemente, le ristrettezze economiche non hanno scoraggiato quanti volevano incontrare il proprio Santo. Segno che la fiducia in lui può tutto.
E ora? Quando sabato 20 le porte della Basilica si sono chiuse, dopo la riposizione del corpo del Santo nella Cappella dell’Arca mi sono detto: «Ora comincia la seconda parte del pellegrinaggio, quella più trascurata e meno facile. Da sant’Antonio verso il prossimo da accogliere, con cui fare pace; verso il fratello poco amabile quando non indisponente; verso la propria vita, alla quale dare credito perché amata da Dio e abitata dalla sua presenza, nonostante tutto. Per non dire del pellegrinaggio verso il povero, che è il vero coronamento di ogni pellegrinaggio cristiano». Non impossibile, perché il Santo sarà con noi, per noi e in mezzo a noi, come lo è stato in questi giorni benedetti.