Amici del Messaggero

Eravate migliaia sabato 20 febbraio, alle 11 in Basilica,per partecipare alla santa messa dei lettori e amici del «Messaggero di sant’Antonio». Chi non ha potuto essere fisicamente presente era qui con il pensiero, le preghiere, le lettere.
24 Febbraio 2010 | di


La messa, presieduta da padre Danilo Salezze, direttore generale del «Messaggero di sant’Antonio», inizia puntuale. A dare il benvenuto alle migliaia di pellegrini che riempiono la Basilica fino all’inverosimile è padre Ugo Sartorio (direttore editoriale e responsabile) che parla a nome di tutti i frati del «Messaggero». «È una grande emozione – dice – salutare il popolo di sant’Antonio riunito in questa Basilica. Un popolo che oggi ha invaso pacificamente la città di Padova. Saluto in particolare i lettori del “Messaggero di sant’Antonio” e li ringrazio per il sostegno e l’affetto che sempre ci dimostrano. Uno dei modi per continuare questo pellegrinaggio è restare legati alla Basilica e al suo Santo proprio attraverso le nostre pagine che portano in tutto il mondo le parole e il messaggio di Antonio». Parole – dirà poi padre Danilo durante l’omelia – che «si possono riassumere nel motto “Antonio: Vangelo e Carità”, il quale ben esprime la personalità e il carisma del nostro Santo: un uomo che sapeva attingere dalla Parola del Signore la forza per operare la Carità». «Antonio – prosegue padre Salezze – è un mistero di misericordia, quell’orlo del mantello di Cristo che tutti cerchiamo di toccare in questi giorni». Un mistero che si rinnova ancora oggi con la sua missione nel mondo, «una missione – spiega il direttore generale – che continua sul “Messaggero”, rivista che è un punto di riferimento insostituibile per crescere nella fede e per orientare le scelte di vita». Padre Danilo ricorda poi i tanti lettori e amici del «Messaggero» che ogni giorno scrivono ai frati via lettera o e-mail; i moltissimi che partecipano alle iniziative di carità, rendendo così possibile sostenere tante persone in difficoltà ai quattro angoli del mondo. «Antonio – conclude il direttore generale –, nostro fratello nella fede, ti supplichiamo di avvincerci con amore a te e al prossimo».


L’incontro con i lettori

Terminata la celebrazione, la folla fluisce lentamente e in modo ordinato, come tante volte abbiamo visto in questi giorni. Usciamo sul sagrato della Basilica per incontrare qualcuno dei nostri lettori. Come Anna e Ruggero, che raccontano: «Abbiamo tre figli e a una di loro, Mariasilvia, come regalo di laurea abbiamo donato l’abbonamento al “Messaggero”, la rivista del Santo che entra in casa nostra da sempre. Pensi che quando arriva facciamo a gara a chi riesce ad aprirla per primo. Per noi è come acqua che zampilla, ci ricarica… A vederlo sembra un giornale smilzo, di poche pagine, e invece è ricco di informazioni utili, un sostegno per approfondire la fede». Una testimonianza simile giunge da una lettrice di Vicenza. «Sono abbonata da vent’anni. Ho sempre trovato il “Messaggero” una rivista ricca di contenuti. I miei figli, quand’erano piccoli, ci facevano le ricerche per la scuola. Ci si può trovare di tutto: dall’attualità alla cultura, alle rubriche. E sempre dice qualcosa di profondo. Voglio raccontarle un episodio. Mia figlia era andata a convivere con il suo fidanzato e per me questo era un grande dispiacere: nel mio cuore avrei voluto che si sposasse in chiesa. Un giorno ho letto una lettera del direttore che rispondeva a una signora con il mio stesso problema. Mi ha colpito il tono dello scritto: non condannava, non giudicava. A quella madre il direttore diceva di accettare e aspettare… L’ho letta insieme a mia figlia ed è stato un momento importante sia per me che per lei: un’occasione di confronto che ci ha avvicinate. L’altro figlio, invece, quando viene a pranzo da me, mi chiede sempre se è arrivato il “Messaggero” e quando c’è se lo legge tutto d’un fiato». Ma «Messaggero» significa anche rapporto epistolare intenso e continuativo. Ogni anno ai frati del «Messaggero di sant’Antonio» giungono 30 mila lettere, una valanga di posta che tratta tutti gli argomenti: dalla richiesta di preghiere al consiglio spirituale; dal dubbio di fede alla domanda esistenziale. Talvolta sono semplici sfoghi: la lettera di qualcuno che sa che scrivendo al «Messaggero» troverà sicuramente una persona disposta a prestargli attenzione, ad ascoltarlo, a rispondergli e, soprattutto, a pregare per lui. E anche di questo danno testimonianza tanti abbonati giunti a Padova per partecipare alla Messa. «Un paio di anni fa – racconta per esempio Caterina – stavo attraversando un periodo difficilissimo. Un lutto in famiglia, cui andavano ad aggiungersi problemi di salute, mi aveva gettato nello sconforto più profondo. Non reagivo, mi ero chiusa in me stessa. Poi un giorno, leggendo una risposta del direttore sulle pagine del “Messaggero”, ho visto uno squarcio di luce: ho sentito che non ero sola, che c’era qualcuno con cui potevo aprirmi, al quale potevo confidare il mio dolore. E allora ho preso carta e penna e ho scritto. Già alla fine della lettera mi sentivo meglio. Quando poi, dopo qualche settimana, ho ricevuto la risposta, il mio cuore si è sentito più leggero: davvero non ero più sola». Perché questo, in fondo, è il «Messaggero»: una voce amica, una presenza che sa parlare di speranza non perché non vede il male, ma perché è convinta che il bene è più forte. E, di questi tempi, non è poco.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017