Prima di tutto «famiglia»

Dal 15 aprile sarà in edicola la nuova «Famiglia Cristiana», rivisitazione dello storico settimanale San Paolo. Ne parliamo con don Antonio Sciortino, che dal 1999 ne è il direttore.
26 Marzo 2010 | di

A parlare in questo modo, seduto alla scrivania di uno studio zeppo all’inverosimile di ogni sorta di libri, riviste e giornali, è infatti don Antonio Sciortino, 56 anni, dal 1999 alla guida del settimanale di punta dei Paolini, «Famiglia Cristiana». Un periodico con una tiratura di oltre 600 mila copie e quasi tre milioni di lettori, che si appresta a compiere ottant’anni di vita. È stato creato nel 1931 dal beato Giacomo Alberione (fondatore della composita famiglia di San Paolo), il quale era convinto che la nuova frontiera dell’evangelizzazione fossero proprio i mezzi di comunicazione. E che così istruiva i primi redattori del giornale: «“Famiglia Cristiana” non dovrà parlare solo di religione, ma di tutto cristianamente».

Msa. Don Sciortino, un programma ambizioso quello di don Alberione, soprattutto di questi tempi, nei quali molti vorrebbero ricacciare i cattolici nelle sacrestie…

Sciortino. Oggi i cattolici non incidono molto nella vita sociale e politica del Paese. Paradossalmente, però, mai come di questi tempi sono stati riveriti e rispettati, a patto ovviamente che se ne stiano nei loro recinti. Sant’Ilario di Poitiers già nel IV secolo metteva in guardia i cristiani da questo rischio: «Non abbiamo più un imperatore che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che ci lusinga: non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro». Noi cristiani, quindi, se da una parte dobbiamo stare attenti a non lasciarci attrarre troppo dalle lusinghe del potere, dall’altro dobbiamo tornare a essere punto di riferimento nell’opinione pubblica, anche laica, dicendo la nostra nella formazione delle leggi così come nei comportamenti di vita.

Ma i laici credenti latitano.

I laici credenti devono riappropriarsi del diritto di parola ed essere sempre più presenti nella vita del Paese. Non è corretto che i vescovi intervengano in ambiti che sono più consoni ai laici: riprendiamo in mano il Concilio Vaticano II, che ne aveva riscoperto vocazione e dignità. Essi devono tornare a essere protagonisti attivi anche in politica. Sto parlando di una forma «alta» di politica, quella che Paolo VI considerava la più perfetta forma di carità e servizio o che Tommaso Moro giudicava vera e propria via per la santità. Ha ragione il Papa quando dice che c’è bisogno di una nuova classe di cristiani in politica. Cristiani che provengano, come in passato, dall’associazionismo, il quale non si limitava a formarli ma li sosteneva durante il loro mandato. La religione non è e non può essere un fatto solo privato: ha molto a che fare con la società e con la formazione della città terrena. Devono capirlo tutti.

A proposito di cristiani e politica, che aria tira, secondo lei, sulla famiglia?

Gli atteggiamenti sono molteplici. Da un lato ci sono i politici, di qualsiasi colore essi siano, che fanno un gran parlare di famiglia, promettendo di tutto e di più – soprattutto alla vigilia delle elezioni – ma che poi, concretamente, realizzano poco o nulla. Dall’altro c’è la società civile che nella famiglia continua a credere. Basta guardare un qualsiasi sondaggio sui giovani: in cima ai loro desideri c’è quasi sempre quello di formarsi una famiglia. Come società avremmo il dovere di garantire loro questa possibilità e invece, con la flessibilità del lavoro, li abbiamo resi dei precari a vita per i quali questo desiderio è praticamente irrealizzabile. A tutto ciò va poi ad aggiungersi un clima mediatico che di certo non è favorevole alla famiglia. I media ci presentano sempre più spesso come reali e maggioritari modelli di nuclei familiari in realtà marginali: famiglie pluriallargate, perennemente esposte, alla «Grande Fratello» per intenderci. Il nostro Paese, invece, è costituito da 22 milioni di famiglie «normali», circa il 90 per cento della popolazione: famiglie con problemi, certo, e talvolta anche gravi, ma non per questo meno significative. Bisogna riscoprire questa realtà, restituendo voce e diritti alla famiglia tradizionale, tutelata peraltro anche dalla Costituzione. I nostri politici concettualmente arrivano a percepire la necessità di una seria politica familiare, strutturale, anche perché questo Paese, se non riuscirà a far ripartire i tassi di natalità – oggi tra i più bassi al mondo – rischia il suicidio. Nella realtà, tuttavia, non prevedono sufficienti stanziamenti, che magari si trovano per cose molto meno urgenti. Noi pensiamo invece che le famiglie siano ancora la più grande risorsa di questa società. E non ci stancheremo di dirlo.

A breve lo direte anche con modalità nuove...


Come mai questa decisione?

Pur restando un settimanale d’opinione, vogliamo sottolineare quello che è il nostro specifico, cioè l’attenzione alla famiglia. Dire che ci rivolgiamo alle famiglie è quasi una tautologia: «Famiglia» è il nostro target, «Cristiana» è il punto di vista con cui affrontiamo la realtà. Ma con questo rilancio noi vogliamo rendere ancora più evidente il fatto che in Italia c’è un settimanale totalmente dedito al bene della famiglia. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo messo in campo più soggetti: dal Centro studi famiglia cristiana (Cisf) – il nostro centro studi che ogni anno produce rapporti sulla famiglia e che ci permette di parlarne con competenza – al Forum delle Associazioni familiari – che riunisce 50 tra enti e organismi i quali si occupano direttamente di famiglia e problemi a essa correlati –. Con quest’ultimo abbiamo stretto un legame strategico, facilitato anche dal fatto che Francesco Belletti, direttore del Cisf, guida anche il Forum.

Quali saranno i cambiamenti più significativi?

Ogni numero sarà aperto da un’inchiesta «familiare»: si parlerà di scuola, asili nido, lavoro… ma sempre in un’ottica di famiglia. Queste inchieste avranno un taglio «veloce», attuale, di servizio; saranno strutturate in più articoli, tutti molto brevi. Vogliamo che siano soprattutto pagine utili, oltre che piacevoli da leggere. Ci sarà poi un inserto speciale, un dossier di otto pagine staccabili, sempre dedicato a un tema in qualche modo legato all’ambito familiare: per esempio, nel numero «00» – un numero di prova realizzato lo scorso febbraio – l’inserto proponeva una sorta di vademecum sui farmaci. Accogliendo l’invito dei nostri vescovi a occuparci di «emergenza educativa», abbiamo poi voluto inaugurare una sezione completamente nuova incentrata sull’educazione, dal titolo «Essere genitori». In questa sezione ci saranno pagine dedicate ai genitori con figli piccoli (sulle quali un esperto, Alberto Pellai, risponderà alle domande delle mamme e una giornalista, Renata Maderna, a quelle dei papà), a genitori con figli adolescenti (curate da Osvaldo Poli) e ai giovani (affidate a Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini, che le affronteranno soprattutto in una chiave di educazione ai sentimenti).

Ma «Famiglia Cristiana» sarà anche un sito.

Contestualmente al rilancio del giornale cartaceo faremo anche il lancio del nostro sito, www.famigliacristiana.it. Sarà una vera rivista online ma con la stessa linea editoriale del giornale cartaceo, con la medesima direzione e redazione. Questo farà sì che le due versioni non si cannibalizzino, ma anzi si integrino a vicenda con un continuo rimando dalla carta all’online e viceversa.

Un’ultima domanda, d’obbligo. Lo scorso gennaio è scomparso don Leonardo Zega, storico direttore di «Famiglia Cristiana», con cui lei ha collaborato a lungo. Che cosa ricorda degli anni passati insieme al giornale?

Due insegnamenti importanti, che soleva ripetere spesso: «Chi vuole intraprendere il mestiere del giornalista non deve accontentarsi delle verità preconfezionate, da qualunque parte esse arrivino. Bisogna andarla a cercare la verità. E bisogna farlo con la testa, con il cuore, con la passione ma anche con i piedi. Perché è necessario andare a vedere, verificare e poi trovare le parole giuste per raccontare. Con l’umiltà di chi sa di fare un servizio». E poi: «Se non si ha amore per la verità non si può fare questo lavoro, perché non si possono servire due padroni: o servi la verità o servi il potere».

Ma questa non è una novità: già Qualcun altro lo diceva prima di lui.



Zoom. La nuova «Famiglia»

Ogni numero, dopo la consueta sezione iniziale dedicata alle lettere e alle notizie brevi, sarà aperto da un’inchiesta su un tema legato alla famiglia. Seguiranno le interviste, le pagine dedicate alle «storie», e una seconda inchiesta, stavolta di taglio sociale.

Si passerà, poi, alle pagine più legate all’attualità, nelle quali si parlerà di sport, spettacoli, musica, televisione, cultura, tendenze. Sarà quindi la volta dell’inserto speciale, un dossier di otto pagine staccabili, dedicato a un tema d’interesse familiare. Si proseguirà con le pagine di moda, cucina, arredamento, scienza e tecnologia, turismo, e le consuete rubriche dedicate alla vita quotidiana. Dopo due new entry (Riccardo Iacona, con una breve inchiesta su un tema d’attualità e Licia Colò, con una rubrica sulla natura) ci sarà una sezione nuova dedicata all’educazione:
«Essere genitori» che proporrà pagine per genitori con figli piccoli, con figli adolescenti e pagine per i giovani. In conclusione, una rubrica («La stanza dei piccoli») con giochi, lavoretti, filastrocche per i più piccoli di casa.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017