Agenda di speranza

Mese denso di appuntamenti: la 46ª «Settimana sociale dei cattolici» a Reggio Calabria (14-17 ottobre); il «Sinodo per il Medio Oriente» (10-24). E, soprattutto, 33 vite da salvare.
24 Settembre 2010 | di

Impossibile dimenticare. Nel cuore di un’estate torrida e torbida, la politica italiana ha dato il peggio di sé, lasciando strabiliato il già perplesso popolo italiano. Nel senso che, se il sospetto nei confronti di una politica poco attenta ai bisogni dei cittadini c’è sempre stato, la distanza, anzi la voragine tra società civile e politica si è fatta palese. Conteggio di transfughi, alleanze mobili, ipotesi di elezioni anticipate, sono stati solo alcuni dei balletti messi in scena da una classe politica che ormai «balla da sola», tutta tesa a garantire la sua perpetuità e che per questo non ha alcuna intenzione di cambiare musica. La crisi? Può aspettare. Di più, viene arruolata come buon argomento per incolpare lo schieramento opposto. Quando riusciremo a credere, allora, che davvero prima viene il Paese e che la politica è servizio ai cittadini? E il bene comune, è e resta un modo di dire tanto elegante quanto fuori moda, o può essere una meta realmente perseguibile? La Chiesa italiana ci prova, e con la 46a Settimana sociale (Reggio Calabria, 14-17 ottobre) rimette in campo una questione di alto profilo, niente meno che la presenza dei cattolici nell’Italia di oggi. Ottima la scelta e più che adatto il frangente.
 
Un secondo motivo di speranza ci viene dato, nel mese di ottobre, dalla celebrazione del Sinodo per il Medio Oriente, in Vaticano dal 10 al 24: «La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32)». Un titolo articolato per richiamare questioni di spessore che comportano uno strascico di sofferenze. Come la non facile presenza di minoranze cristiane in Paesi mediorientali: Afghanistan, Cipro, Iran, Iraq, Giordania, Israele, Libano, Siria e Turchia... L’esodo dei cristiani da queste terre ha subìto negli ultimi anni una notevole accelerazione, per il fatto che in certi contesti segnati da contrapposizioni o conflitti mai sopiti, restare significa mettere a rischio la vita o almeno essere costantemente penalizzati a motivo del proprio credo. La responsabilità è grande, anche perché – come richiama il versetto neotestamentario – in quelle terre il cristianesimo ha avuto la sua culla portando molto frutto. Ora, un disboscamento dei fedeli cristiani (che lì sono nativi e quindi a casa loro) significherebbe un impoverimento di intere regioni, che verrebbero private di ogni risorsa di confronto con un’identità autoctona, radicata da secoli nel territorio.
 
«Vengo a voi perché possiate unirvi alla nostra preghiera per 33 minatori che da giovedì 5 agosto sono rimasti chiusi nella miniera in cui lavorano a causa di uno smottamento». Così leggo nella e-mail che il 9 agosto padre Franco, un confratello missionario che con altri tre frati conventuali vive e opera nella parrocchia di San Francesco di Copiapò in Cile, scrive a una cerchia di amici di cui mi onoro di far parte. «I media in Italia – aggiunge – non ne parlano, occupati come sono in baruffe di cortile. Diffondete la notizia e chiedete di pregare». Due giorni dopo, il primo aggiornamento: «Purtroppo non ci sono novità. Non si sa cosa dire. Hanno portato la statua della Madonna della Candelaria, protettrice dei minatori, al santuario della miniera, e l’hanno posta davanti all’entrata invocando la sua intercessione. Anch’io ho acceso lumini davanti alle icone di Cristo e della Vergine». Del 17 agosto un’altra e-mail: «Qui si dice che le possibilità di ritrovare vivi i minatori sono del due per cento. Continuiamo a pregare!». Finalmente, l’annuncio liberatorio, il 22 agosto: «La radio sta trasmettendo la notizia che i 33 minatori sono vivi…». Come avete capito, si tratta della vicenda che sta appassionando il mondo intero. Nel ventre della terra 33 vite aspettano di essere tirate fuori, ma ci vorrà tempo, parecchio. Preghiamoci su, insieme.
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017