2011 cantiere Italia
Stressati dalla politica. Dalla politica degli annunci ma anche da quella del fare che poi non fa, così come dalla politica di chi è contro per partito preso, sempre e comunque. Gli italiani manifestano evidenti segni di stanchezza e di insofferenza: non capiscono più la classe politica, e in verità c’è molto poco da capire. Anche nei confronti di chi si dichiara politico di area cattolica c’è qualche perplessità, e i motivi non mancano: una volta chiusa la fase dell’appartenenza, quando la maggior parte militava nel medesimo partito (la vecchia DC), si è aperta la fase più complessa della coerenza. Il che non significa che i cattolici sono chiamati a costituire una lobby trasversale ai partiti, ma che devono trovare unità intorno alle questioni che «non possono essere messe ai voti» per il fatto che domandano una fedeltà a prescindere da partiti e progetti politici. Perché? Perché su alcuni temi il riferimento non può che essere la coscienza: il soggetto credente può decidere e disporre dei mezzi, non certo dei fini, quando questi sono la vita e la persona. Si richiede allora discernimento, parola che per essere capita e soprattutto praticata esige tempo, confronto sia verticale (con Dio) che orizzontale (con la comunità cristiana e i suoi pastori).
Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo anno? L’abbiamo chiesto ad alcuni direttori di grandi quotidiani. «Lo sguardo al futuro ravvicinato del nostro Paese – scrive Ferruccio de Bortoli, alla guida del «Corriere della Sera» – tradisce il pessimismo delle cifre (modeste) dell’economia e lo scoramento per le condizioni (vergognose) della moralità pubblica». Ciò nonostante il nostro è un Paese che dovrebbe «amarsi di più»: grazie soprattutto alle sue famiglie e alle sue imprese migliori. Per Ezio Mauro, direttore di «Repubblica», si è «persa la bussola etica nei comportamenti individuali e collettivi», ma non tutto è logorato. «Una grande fonte di fiducia sono i giovani: la prima generazione, dopo un lungo periodo di benessere, a dover affrontare un percorso di vita non lineare, con lavori precari e nessuna sicurezza, un’incertezza che disorienta noi adulti. Eppure vanno incontro al futuro con coraggio, forza, impegno, caparbietà. Credo dovremmo prendere esempio da loro». Marco Tarquinio, a capo di «Avvenire», percepisce un’Italia altalenante, in cui la politica è al guinzaglio di «questioni di potere e di antagonismi ormai anche velenosamente personali». Auspica una «svolta di stabilità, che è il contrario di precarietà». Giovanni Maria Vian, direttore de «L’Osservatore Romano», rileva invece la cronica carenza di pensiero e di «profondità storica», che penalizzano l’accesso al futuro.
Dentro il cantiere Italia, anche il nostro mensile intraprende il suo viaggio nel nuovo anno. Mettendo al centro – in un inserto di 32 pagine realizzato in collaborazione con «Jesus» – la commemorazione di un evento che non finirà sotto le ceneri della storia. Sto parlando dell’incontro interreligioso di preghiera per la pace organizzato ad Assisi il 27 ottobre 1986, ben iconizzato da una copertina che suscita tenerezza. Siamo al giro di boa del venticinquesimo, un buon motivo per attivare la memoria ma anche per spingere l’acceleratore sul tema della pace.
Come direttore, poi, desidero dare il benvenuto a tre new entry nel gruppo dei collaboratori con rubrica fissa. Innanzitutto un vivo grazie al Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, che ci accompagnerà alla scoperta della vita buona secondo il Vangelo. Accanto a lui, nella pagina precedente, scriverà don Armando Matteo, assistente nazionale Fuci, raccontando i giovani dei nostri anni. Nell’analisi delle «passioni», invece, ci darà qualche dritta Carlo Calanchini, noto psichiatra e psicoterapeuta. Ce ne sarà da leggere, per tutti. Buon anno amici!