Un ospedale per gli orfani di Songo
Nell’ospedale di Songo esiste un solo ambulatorio per ogni tipo di visita medica. La giovane madre stringe al petto il suo bambino. Da qualche giorno il piccolo non sta bene. Continua ad avere dissenteria ed è sempre più debole. La donna arriva di primo mattino. Il personale la fa accomodare in una stanza, non più di tre metri per due. Poco dopo, all’interno dello stesso spazio angusto, arriva un giovane. È malato di Aids e forse di tubercolosi. Tossisce insistentemente. Purtroppo non esiste alcuna area dedicata ai malati sospetti, né un reparto per i contagiosi. In caso di ricovero, ci sono alcuni posti letto in chirurgia, ma con i servizi sanitari in comune e così il rischio di contagio è elevatissimo.
Ci troviamo in Mozambico, nell’Africa orientale. L’ospedale rurale sorge a Songo, comune a circa 150 chilometri da Tete, capitale dell’omonima provincia, in una zona sperduta a 1.500 chilometri a nord della capitale Maputo. La struttura ospedaliera è il punto di riferimento per vari ambulatori e centri sanitari di prima accoglienza, distribuiti in quattro distretti. Essa serve una popolazione di ben 410 mila abitanti ed è funzionante 24 ore su 24.
Dall’agosto del 1998 l’ospedale è diretto da Elisa Estrela José Guandana, una dottoressa mozambicana, laureatasi in Portogallo. Il giovane medico è una vera e propria forza della natura: oltre a occuparsi degli aspetti sanitari, dirige l’intera struttura, contatta le istituzioni e le imprese, anche straniere, che possano aiutarla. Da quando è arrivata, grazie alla sua preparazione, competenza e straordinaria umanità, sono aumentati la fiducia verso l’ospedale e il numero degli ammalati che vi ricorrono.
«L’ospedale ha una capienza di 88 letti. Ogni giorno vengono visitati circa 150 pazienti – spiega la dottoressa Guandana –. La maggior parte di questi sono esterni, mentre circa un terzo delle visite riguarda i casi urgenti e più o meno tre quelli di ostetricia, con una media complessiva di 44 ricoveri al giorno».
Tra i suoi sogni, quello più ambizioso è sempre stato l’ampliamento dell’ospedale e, in particolare, la realizzazione di un reparto di pediatria autonomo e dotato delle attrezzature minime necessarie per curare e prevenire le principali malattie, che causano l’altissima mortalità infantile.
Purtroppo il servizio sanitario avviene in condizioni a dir poco precarie: nel Pronto soccorso non esiste una stanza dove tenere i pazienti in osservazione. Essi vengono ospitati lungo il corridoio che porta alla chirurgia. L’unico ambulatorio per le visite è assolutamente insufficiente rispetto al numero degli accessi quotidiani. Contemporaneamente viene usato quell’esiguo spazio di sei metri quadrati, dove vengono accolti bambini anche molto piccoli, senza la possibilità di alcun isolamento rispetto agli altri ammalati.
Orfani e senza casa
In Mozambico il 16,2 per cento della popolazione nella fascia tra i 15 e i 49 anni è sieropositiva. Il 70 per cento delle persone sieropositive è di sesso femminile. I più colpiti dalle malattie in genere sono proprio i bambini: quelli che convivono con l’Hiv sono 92 mila e la prima causa per la quale contraggono il virus è la trasmissione attraverso la madre, durante la gravidanza, il parto o l’allattamento. Senza un trattamento adeguato, circa un terzo delle madri rischia di trasmettere il virus al proprio figlio. Il numero totale degli orfani nel Paese è di circa 1,6 milioni, 325 mila di questi hanno perso uno o entrambi i genitori a causa dell’Aids. I bambini orfani e sieropositivi non hanno nessuno che li aiuti a crescere e garantisca loro cure adeguate. Vengono poi esclusi dal sistema scolastico e dai servizi sanitari di assistenza, rimanendo più esposti, rispetto ai loro coetanei, ad abusi e sfruttamento. Vivono in alloggi di fortuna, con cibo insufficiente e pochi vestiti.
«La mortalità materno-infantile e l’incidenza delle malattie sono ancora molto alte – spiega fra Paolo Fappani, frate del Santo che vive a Coimbra, in Portogallo, referente del progetto –. Ogni anno si stima che muoiano circa 144 mila bambini di età inferiore ai 5 anni. Tra le cause, malattie come la malaria (19 per cento), la polmonite (21 per cento), la diarrea (17 per cento), patologie neonatali (29 per cento), quindi Hiv/Aids (13 per cento). Tutte insieme costituiscono il 99 per cento delle cause di decesso nei bambini compresi in questa fascia d’età. La copertura sanitaria nel Paese è ancora molto bassa, soprattutto nelle zone rurali come Songo».
Ora, grazie a fra Paolo, ad «Africa Solidariedade», ong portoghese con sede a Porto, e al contributo di Caritas Antoniana, è stato possibile realizzare uno dei sogni della dottoressa Guandana: ampliare l’ospedale e costruire il nuovo padiglione di pediatria. «L’adeguamento – prosegue fra Paolo – permette di risolvere molte situazioni che spesso obbligavano a dirottare gli ammalati all’unità sanitaria di Beira, che dista 700 chilometri da Songo: un trasferimento non sempre possibile data la distanza e la scarsità dei mezzi di trasporto».
Per quanto riguarda l’ampliamento, reso possibile dalla presenza di un lotto di terreno adiacente l’ospedale, il progetto originario ha subito un ridimensionamento. Sulla carta era prevista la costruzione di due nuovi padiglioni: uno per la pediatria, l’altro per le malattie infettive. Ma a causa degli alti costi, si è optato per il solo padiglione di pediatria, che consta di diciannove stanze, tre delle quali costituiscono oggi un’infermeria dove sono ospitati i casi più gravi. In questo modo si sono liberati i reparti di medicina – più adatti in caso di malattie infettive – e di chirurgia, dove il rischio di contagio è maggiore.
«La realizzazione è stata concordata tra le direzioni dell’ospedale, del centro di salute di Tete e della Società idroelettrica di Cahora Bassa, impresa portoghese che ha sempre appoggiato l’ospedale» conclude fra Paolo.
Una sinergia che vale tante vite.
Il progetto in breve
- Progetto: costruzione reparto pediatrico
- Dove: ospedale rurale di Songo, diocesi di Tete
- Responsabile: dottoressa Elisa Estrela José Guandana, direttrice dell’ospedale
- Costo totale: 103.300 euro
- Contributo locale: 79.950 euro
- Contributo Caritas Antoniana: 23.350 euro