Silenzio, per comunicare meglio

Il silenzio è il grembo della parola, e dopo la parola è il luogo vibrante dove questa viene custodita e interiorizzata, per essere portata a maturazione e fatta fruttare nell’azione.
24 Aprile 2012 | di

Del silenzio sono in circolazione due caricature prevalenti. La prima che lo vede come realtà inerte, improduttiva, quasi imbarazzante e comunque da superare presto, incontestabilmente coltivata dalla maggior parte dei contemporanei, i quali evitano accuratamente sia di abitare la propria interiorità sia di mettere freno alla lingua, e, ancor più, al flusso ininterrotto di pensieri e immagini che scorrono nella mente come sopra un display. La seconda versione caricaturale è quella che tesse l’elogio incondizionato del silenzio, e lo fa con tanto vigore da romanticizzare una realtà che è pur sempre ambigua. Chi di noi, ad esempio, non ha mai avuto a che fare con il silenzio aggressivo di chi vuole sbatterci in faccia il suo disagio, anche perché ce ne attribuisce la colpa? Il silenzio ostile è tutt’altra cosa rispetto al silenzio ospitale che sperimentiamo nell’amicizia e nell’amore, ma anche nelle relazioni dove prevale la fiducia, il darsi credito, il rispetto. Anche solo parlare sopra l’altro che parla, incalzarlo senza lasciare che termini il suo discorso, affilare le armi per rendere la risposta più d’effetto invece di seguirne il ragionamento, dice della difficoltà che tutti abbiamo di fare silenzio per fare spazio all’altro.
 
Che papa Benedetto XVI abbia dedicato il suo messaggio per la 46a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che cade domenica 20 maggio, proprio al silenzio (il titolo esatto è Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione), è da giudicare come una sana provocazione soprattutto al mondo dei mass media, malato di comunicazione dopata e reboante, che invece della realtà rischia di mediare solo se stesso. Giornaliradio a rullo di tamburo, sigle televisive ansiogene, una pubblicità che ci bersaglia con risposte seducenti anche se non abbiamo formulato alcuna domanda, chiacchiere tanto per chiacchierare in molti palinsesti, sono lo spegnitoio di ogni riflessività. E più il pubblico si rilassa e si distrae, più sale la virulenza dei talk show e più i titoli dei giornali si fanno esagerati. Insomma, si amplificano le parole perché il silenzio si è fatto flebile e nessuno ascolta più, contagiati come siamo da protagonismo e interventismo. Mentre secondo il Papa «il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto», nei media il silenzio è annullamento dell’altro e significa zittirlo, boicottarlo, metterlo all’angolo, con ogni mezzo.
 
Come fa da anni, nel suo messaggio per la giornata delle comunicazioni Benedetto XVI sosta sul mondo di internet, sottolineando come «i motori di ricerca e le reti sociali sono il punto di partenza della comunicazione per molte persone che cercano consigli, suggerimenti, informazioni, risposte. Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte». Chi di noi non ha mai usato Google anche per cercare risorse spirituali, riflessioni su di un tema religioso, informazioni sulla vita della Chiesa? Se è vero che in internet c’è di tutto e di più, non mancano presenze qualificate di operatori cattolici che offrono buoni materiali, e, dove possibile, vivace interattività. Anche se poi la vera maturazione di ogni atto comunicativo deve portare a ritornare in se stessi, a fare unità dentro la propria vita, e quindi al silenzio rigeneratore che si sottrae al ricatto delle urgenze e delle isterie comunicative. Solo dal silenzio nasce la parola nella sua pienezza di senso destinata all’altro come interlocutore desiderato nella sua alterità. Il silenzio è il grembo della parola, e dopo la parola è il luogo vibrante dove questa viene custodita e interiorizzata, per essere portata a maturazione e fatta fruttare nell’azione. Abitiamo dunque il silenzio per dire la parola autentica, per incontrare noi stessi e il prossimo nella verità, per comunicare meglio.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017