A suo agio tra le note
Da tempo, su queste pagine andiamo raccontando, attraverso piccole storie di frati, il pulsare quotidiano della vita nella Basilica: fatterelli, granelli di sabbia che giorno dopo giorno vanno a depositarsi sulla montagna della storia. Una montagna che, pur sferzata dai venti del tempo e dell’oblio, continua a custodire, in gran quantità, memorie del santuario antoniano, per la gioia dei ricercatori che, quando si addentrano nei suoi anfratti, riemergono sempre con preziose carte. Sono testimonianze che documentano la sorprendente e geniale vitalità dei tanti religiosi che qui hanno servito Dio, annunciato il suo Vangelo di amore e di carità nel nome di sant’Antonio. Lo spirito di questi francescani minori conventuali di ieri, nella comunione dei santi, ancora palpita sotto le aeree cupole del santuario, a conforto e sostegno dei loro confratelli di questo aggrovigliato secolo.
Un popolo non ha futuro se non è impregnato del suo passato, sentenziano i saggi. I frati non fanno eccezione. Per questo, c’è sempre qualcuno di loro dedito a studiare il passato e a tenerne desta la memoria tra i confratelli. Nella comunità del Santo se ne occupa, tra gli altri, padre Ludovico Bertazzo.
Settantenne, padovano del quartiere Arcella, padre Ludovico è «ospite di sant’Antonio» (così si definisce) dal 2000. Era stato al Santo per un breve periodo alla fine degli anni Sessanta, prima di essere inviato missionario a Montevideo, in Uruguay, e poi a El Bólson, a sud di Bariloche, nella Patagonia, regione nordoccidentale dell’Argentina. Questa terra di spazi infiniti, delimitati da ardite catene montuose battute dai venti e vibranti di intense luminosità è un angolo di paradiso che ancora galleggia nostalgicamente nella sua memoria.
Sette anni dopo ritorna in Italia, destinato al Sacro Convento di Assisi, dove si occupa del museo-tesoro della Basilica e della biblioteca. Per lui, cultore appassionato di arte e di storia del suo Ordine, un altro angolo di paradiso, popolato di capolavori d’arte, dal Duecento al Quattrocento, e di preziosi documenti delle origini del francescanesimo, tra i quali trascorre giornate indimenticabili, quasi sospeso tra cielo e terra, accanto alla tomba del Serafico Padre. Infine, dopo una sosta a Vicenza, nel convento della chiesa di San Lorenzo, capolavoro del gotico veneto, approda al Santo.
Frati nell’olimpo della musica
Esordisce padre Ludovico: «Di che cosa mi occupo? Inizialmente, oltre al quotidiano ministero sacerdotale, mi sono interessato della biblioteca e del museo antoniano, a fianco di padre Giovanni Luisetto. Frate straordinario per intelligenza e dinamismo, dietro una scorza di austerità celava un cuore sensibile e una forte spiritualità. Affascinato dal suo pensiero e dalla sua operosità, ho cercato di seguirne le orme. Da lui ho imparato l’amore per il mio Ordine e per i frati che lo hanno glorificato con la vita santa e le opere; in particolare i musicisti, presenti in numero considerevole.
I francescani conventuali hanno sempre avuto grandi basiliche che richiedevano liturgie solenni, accompagnate da musiche adeguate, alla cui composizione ed esecuzione provvedevano i religiosi stessi. Qualcuno si è premurato di contarli e ne ha messi in fila ben centodieci, alcuni dei quali di assoluto valore, come Costanzo Porta, Giovan Battista Martini, Francesco Antonio Vallotti, che fu direttore della Cappella musicale della Basilica, avendo come primo violinista il celeberrimo Giuseppe Tartini. E poi, Luigi Antonio Sabbatini, Alessandro Borroni e Bernardino Rizzi, attivo in Polonia anche come docente nei conservatori, tanto da far dire al compositore Krzysztof Penderecki che senza di lui la musica moderna polacca non esisterebbe. Le opere di questi grandi sono rimaste a lungo dimenticate negli archivi delle biblioteche, finché padre Luisetto non ha cominciato a farle venire alla luce, pubblicando un migliaio di composizioni di padre Costanzo Porta, grande polifonista del Cinquecento, raccolte in venticinque volumi, e l’opera omnia di padre Rizzi in cinquantaquattro volumi.
Riprendendo il lavoro del mio maestro, ho dato alle stampe sinora ventitré autori, tra cui Vallotti (1697-1780) con trecentocinquanta composizioni e Sabbatini (1732-1809), suo successore nella direzione della Cappella del Santo, con altrettante; duecentocinquanta sono le composizioni pubblicate di padre Giuseppe Paolucci (1727-1777), discepolo di Giovanni Battista Martini del quale esistono altre otto opere inedite. L’ultimo autore è il mantovano padre Francesco Zuccari (1694-1788), ottimo musicista. Notizie più dettagliate sono reperibili nel sito del Centro studi antoniani».
Si tratta di autori che hanno un loro posto nella storia della musica e di opere che ancora incantano per la loro freschezza, quando vengono riproposte in concerti e memorizzate in cd. La storia continua, con il contemporaneo padre Giuseppe Magrino, splendidamente attivo nella Basilica di San Francesco in Assisi.
Confessa padre Ludovico: «Ho a disposizione finanze inadeguate alla vastità dell’impresa, ma quando penso di non farcela, ecco l’imprevisto che mi consente di proseguire. So di lavorare per sant’Antonio che, come “socio di maggioranza”, non sta lì a guardare. Mi diceva con piglio deciso padre Luisetto: “Fidati di lui, non dubitare mai”. Ho imparato a fidarmi».
Non solo musicisti
Non ci sono solo i musicisti nello scrigno dei ricordi di padre Ludovico, ma un’infinità di altri frati, che hanno servito una Basilica «così esuberante di arte e di devozione». Racconta: «Al mattino, quando percorro gli ampi spazi del santuario per andare a onorare il mio turno al confessionale, percepisco la presenza dei miei confratelli del passato e dei benefattori. Essi ravvivano ogni angolo della Basilica, alla cui storia, per esempio, ha dedicato il suo ingegno padre Bernardo Gonzati (1808-1852) riversando il frutto dei suoi studi in due ben documentati volumi. Della storia della Basilica e della vita della comunità del Santo (e di altre) si è occupato, inoltre, padre Antonio Sartori (1903-1970). Frugando con tenacia negli archivi dei conventi, egli ha scovato una selva di documenti su come vivevano i nostri confratelli e che padre Luisetto ha poi ordinato e pubblicato in quattro corposi volumi».
La Tomba del Santo richiama alla memoria padre Francesco Sansone (1414-149), bresciano, per venticinque anni generale dell’Ordine, umanista e munifico mecenate con spiccato senso del bello, come testimoniano il fantastico coro ligneo della Basilica superiore di Assisi da lui commissionato e i diciotto corali splendidamente miniati per la chiesa di San Francesco di Brescia. «Qui in Basilica – ricorda padre Ludovico – egli ha fatto sostituire la trecentesca Tomba di sant’Antonio con quella cinquecentesca attuale, ricca di marmi e di fregi».
Per far uscire sant’Antonio dalle nebbie di un’ammirazione devota ma incurante della storia, si è infine prodigato padre Vergilio Gamboso. «Elegantissimo nello scrivere, egli ha raccolto in cinque volumi le fonti antoniane, cioè i documenti più vicini all’esperienza terrena del Santo, indispensabili per ricostruirne la figura nei suoi tratti storici, che lui stesso ha cercato di ricomporre, mettendo in risalto anche la sua ricca personalità e la profonda spiritualità».
Ecco pochissimi cenni di una storia ricca di cultura, arte, spiritualità e carità. Meritavano un ricordo più ampio anche padre Samuele Doimi, fondatore del Centro studi antoniani e della prestigiosa rivista «Il Santo», e molti altri, ma lo spazio è tiranno!
Gennaio in Basilica
- 1 gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Ore 11.00 santa Messa solenne; ore 17.00 santa Messa, animata dalla Cappella musicale antoniana, con il canto del Veni Creator.
- 6 gennaio, Epifania del Signore. Alle ore 11.00 santa Messa solenne; alle 17.00 santa Messa cantata. Entrambe le celebrazioni sono animate dalla Cappella musicale antoniana. Alle ore 14.30 sono previsti, come ormai tradizione, l’arrivo dei Magi e la benedizione dei bambini.
A proposito di bambini, anticipiamo che domenica 3 febbraio ci sarà la benedizione delle coppie che desiderano avere un figlio e delle coppie già in attesa.